Home Elezioni Usa 2024 La condanna di Trump non spinge Biden. Usa 2024 è ancora apertissima

La condanna di Trump non spinge Biden. Usa 2024 è ancora apertissima

La condanna di Trump non spinge Biden. Usa 2024 è ancora apertissima

La condanna di Donald Trump per il caso Stormy Daniels? Non necessariamente sarà un game-changer nella politica americana per la corsa alla Casa Bianca. Usa 2024, il bis della sfida presidenziale del 2020 tra Trump e il presidente Joe Biden, si giocherà su molti temi concreti. Dall’avanzamento del discorso sul ruolo degli Usa nel mondo all’economia, ne parliamo con Roberto Vivaldelli, giornalista, studioso di geopolitica e esperto di Stati Uniti. Con il quale discutiamo di ciò che deciderà il duello presidenziale.

Trump-Biden va verso il periodo decisivo. Si è parlato di un Trump azzoppato dalla condanna. Ma è davvero così?

Donald Trump è implicato in quattro diversi procedimenti giudiziari ed è stato incriminato per la prima volta nel marzo 2023. Nessun sondaggio da allora ha acclarato uno spostamento significativo di voti verso Joe Biden e, secondo i sondaggi, solo il 4% degli elettori repubblicani afferma che, dopo la condanna, non voterà per Trump. Credo che la condanna nel procedimento di Manhattan, che la stragrande maggioranza dei repubblicani ritiene politicamente motivata, non farà altro che rafforzare la convinzione presso gli elettori del tycoon che il loro candidato è un perseguitato politico e un nemico dell’establishment. Non (del tutto) a torto: Bragg è un convinto democratico la cui campagna è stata finanziata da un PAC sostenuto da George Soros. Prima di lui il Dipartimento di Giustizia e il precedente procuratore distrettuale di Manhattan si erano rifiutati di procedere contro Trump e incriminarlo.

Spesso viene data enfasi alle posizioni di politica estera dei due candidati nel dibattito pubblico, soprattutto europeo, sulla Casa Bianca. Quanto peserà nel voto?

Partiamo dai fatti. Su Israele non vi sono grandi divisioni tra repubblicani e democratici. Democratici e repubblicani hanno votato, insieme, le sanzioni contro la ICC, così come hanno approvato – tranne un gruppo di 16 repubblicani più vicini a Trump – il pacchetto di aiuti esteri da 95 miliardi di dollari. Durante il suo mandato, Trump ha approvato l’invio di armi all’Ucraina che prima Obama aveva bloccato e ha assunto una politica aggressiva nei confronti della Russia, che Biden ha ulteriormente inasprito smettendo di dialogare con Mosca. E questi sono i fatti, poi c’è il piano della comunicazione e della propaganda.

Cosa dicono in tal senso le rilevazioni?

Secondo un recente sondaggio AP/NORC , il 38% degli americani indica la politica estera come una delle cinque questioni più importanti su cui il governo americano dovrà lavorare nel 2024, rispetto al 18% dell’anno precedente. Credo che Trump. che propone un parziale disimpegno rispetto a Biden, sarà premiato in tal senso. Gli americani disapprovano fortemente il bellicismo di Biden e il suo internazionalismo liberale

Quanto peseranno, invece, le dinamiche economiche legate all’inflazione, ai tassi alti, al carovita?

Nonostante i dati in miglioramento, l’economia e l’inflazione rimangono i temi più importanti per gli americani in vista delle elezioni presidenziali. La maggior parte degli americani si fida più di Trump rispetto a Biden su questi temi e ritiene che sotto l’amministrazione repubblicana l’economia reale fosse migliore di quella odierna. Secondo il Guardian, il 55% degli americani ritiene che l’economia sia in contrazione e il 56% pensa che gli Stati Uniti stiano vivendo una recessione, anche se il prodotto interno lordo (Pil) è in crescita.

Che prospettive sociali ha, in quest’ottica, un’America in cui le tensioni non sono calate rispetto a quattro anni fa?

Credo che con due candidati di questo tipo, che dividono piuttosto che unire, le prospettive sociali non siano affatto buoni. Il dibattito politico è sempre più polarizzato e la condanna di Trump non ha fatto altro che aggravare tale situazione di estrema divisioni. In tutto questo, le “guerre culturali” continuano a tenere banco nei consigli scolastici e altrova, tra woke e anti-woke