Home Elezioni Usa 2024 Secondo attentato a Trump: il climax (sinora) violento di una società da sempre divisa ed armata

Secondo attentato a Trump: il climax (sinora) violento di una società da sempre divisa ed armata

Secondo attentato a Trump: il climax (sinora) violento di una società da sempre divisa ed armata

Perché leggere questo articolo? Nel pieno della campagna elettorale e a distanza di due mesi dall’ultima volta, l’ex presidente Trump è stato vittima di un’attentato. Quanto potrebbe cambiare le sorti dopo il dibattito deludente contro Kamala Harris? E com’è possibile che ci siano queste falle nella sicurezza di un ex presidente? True-News.it ha intervistato il giornalista Alberto Bellotto.

Secondo attentato all’ex presidente Trump in soli due mesi. In un’America in piena campagna elettorale questi attentati, ormai non più sporadici, rappresentano il culmine di una società divisa e violenta. “Trump è stato un presidente molto divisivo e ora è di nuovo in una versione potenziata un candidato divisivo e quindi questo alimenta questa violenza politica che è arrivata al culmine. Io credo che ci potremo aspettare qualcosa in futuro, sopratutto nelle prossima settimane”. L’intervista al giornalista Alberto Bellotto.

Elezioni Usa: alti e bassi di una politica abituata alla violenta

La campagna elettorale che vede contrapposti la vice presidente Harris e l’ex presidente Trump è sicuramente piena di colpi di scena. “Abbiamo avuto un candidato che si è ritirato, uno che è stato vittima di un tentativo di omicidio e probabilmente anche di un altro anche se le due dinamiche sono diverse”, afferma Alberto Bellotto. L’attentato delle ultime ore però rappresenta il punto terminale di un percorso. “La società e la politica americana è sempre stata violenta, anche se negli ultimi cicli elettorali ci eravamo abituati ad una certa calma”. Basta pensare che nel 1975, in piena campagna elettorale, il presidente Ford scampò a ben due attentati.

Quello della violenza quindi è un elemento connaturato nella società americana. “Però adesso siamo al culmine di un percorso fatto di una società divisa, una polarità molto forte, un estremismo in entrambi gli schieramenti, tutto mescolato ad alcuni messaggi politici che hanno infiammato questo ambiente”. Bellotto parla del messaggio che portava il presidente Biden quando era ancora in corsa per il secondo mandato, in cui dipingeva Trump come una minaccia alla democrazia. “Questa retorica che era nel messaggio politico dei democratici di fatto infiammava il paese. Magari convince qualcuno, in un Paese molto armato come gli Stati Uniti, ad imbracciare una pistola e a salvare il Paese da questa minaccia democratica”. Questo messaggio è stato fortunatamente mitigato dalla candidata democratica Kamala Harris.

Trump e il problema della sicurezza

La figura di Trump sicuramente non aiuta a calmare le acque. “È stato un presidente molto divisivo e ora è di nuovo in una versione potenziata un candidato divisivo e questo alimenta questa violenza politica che è arrivata al culmine”, ha dichiarato Bellotto. La gara per le presidenziali è ancora lunga e nelle prossime settimane ci si può aspettare di tutto.

“Per quanto riguarda il Secret Service, va ricordato che Trump gode di una protezione diversa di quella del presidente, un po’ più leggera”, afferma. Sicuramente questo attentato è stato fermato molto prima rispetto a quello di luglio in Pennsylvania. “È chiaro che qualcuno si chieda come sia possibile che una persona con una AK-47 sia arrivato a 400 metri da Trump”. Il problema della sicurezza è un tema molto attuale. “Senza dubbio proteggere un golf club è molto più complesso rispetto ad un rally però ci sono anche molte meno persone coinvolte”. Nelle prossime settimane si potrebbe discutere “se estendere ancora di più la protezione a Trump e magari con un gesto abbastanza insolito, portarla allo stesso livello del presidente”.

L’attentato che potrebbe aiutare un Trump in difficoltà

Emblematico il momento in cui è avvenuto questo attentato. “Lui viene da un dibattito fallimentare dove Harris è emersa. Harris non ha mai affondato definitivamente il colpo però è sembrata quella più preparata e quella più capace di punzecchiare Trump”. Il dibattito lo ha quindi messo in difficoltà, almeno sotto l’aspetto mediatico. Ma non solo. “Negli ultimi giorni si è discusso molto della presenza di Laura Loomer, questa influencer radicale, che ha creato molto imbarazzi in casa repubblicana”. Sicuramente questo fatto permetterà a Trump di avere un ciclo mediatico dove ci saranno titoli riguardanti l’attentato.

Questi due tentativi di ucciderlo però potrebbero sortire effetti diversi. “Questo attentato è molto diverso da quello della Pennsylvania perché non abbiamo immagini”, dichiara il giornalista. “Quello di luglio è avvenuto davanti alle telecamere durante un comizio quindi abbiamo avuto foto iconiche, clip prodotte all’infinito di Trump che si rialza col volto insanguinato che urla “fight, fight, fight””. L’impatto di quest’ultimo potrebbe quindi essere inferiore. Ma è certamente una boccata d’aria dal punto di vista elettorale. “Permette a Trump di rifiatare ma soprattutto di dargli di nuovo la possibilità di sfruttare il tema della sicurezza in cui i repubblicani sono sempre stati forti e su cui Trump può puntare moltissimo”.

Le differenze mediatiche tra i due attentati

Quali benefici può trarre il candidato repubblicano da questo attentato? “Trump può trarne beneficio se riesce a costruire un messaggio intorno a questo evento in cui dipinge gli avversari come responsabili di questo clima d’odio”. E chiaro però che il messaggio di Kamala Harris, essendosi distaccata dalle parole del presidente Biden, è più complicato da attaccare.

L’immagine che Trump sta costruendo in questa campagna elettorale è quella di “un candidato che si frappone fra chi vuole far del male al mondo Maga e a quello dei conservatori”. È quasi come se fosse lui a prendere i proiettili al posto loro. Difficile capire però se riuscirà a smuovere i sondaggi. “Quando c’è stato l’attentato ad inizio luglio, l’oscillazione è stata di due punti. Che in un’elezione così riavvicinata sono tanti”. Ma tantissime cose sono cambiate da luglio, quando a tenere le redini della campagna democratica era un Joe Biden allo stremo e che stava per implodere per lasciare il posto alla sua vice presidente. La situazione ora è diversa. “Può esserci comunque un’oscillazione sugli Stati in bilico e lui su questo può far leva”.

Le enigmatiche posizioni del ticket democratico sull’attentato

Più difficile è invece capire come e se cambierà il messaggio del ticket democratico a seguito di questo attentato. “Io credo che non cambierà molto nella retorica di Harris e Waltz. Quello che ho notato ascoltando un po’ di comizi è che il loro messaggio è stato molto presidenziale. Cioè di concordia nazionale, dell’unirsi nelle differenze”, dichiara Bellotto. Questo messaggio potrebbe andare avanti per molto tempo. “Probabilmente parleranno dell’attentato come qualcosa che è sintomo di un paese diviso e che va riunito. Che di per sé era un messaggio che aveva già lanciato Biden nel 2020 la cui efficacia è stata molto relativa perché di fatto il paese resta spaccato e riunificarlo è molto difficile”.

Il discorso del ticket democratico potrebbe anche virare sulla questione delle armi da fuoco, che Bellotto definisce come un “discorso eterno”. “È possibile che Harris e Waltz tornino sulla questione del ban alle armi d’assalto oppure delle leggi sulla fine dei bump stock, che sono questi strumenti che permettono di trasformare fucili semi automatici come gli R-15 in fucili automatici”. La questione però potrebbe essere molto limitata. E la risposta arriva dalla stessa Harris. “Durante il dibattito quando Trump l’accusava di voler portare via i fucili ha detto che sia lei che Waltz possiedono armi da fuoco e non intendono portarle via”. 

La violenza politica che potrebbe aumentare dopo le elezioni di novembre

Le elezioni presidenziali sono ancora apertissime e potrebbe succedere di tutto. “Credo che da qui al 5 novembre ci saranno altre sorprese, politiche e non. È anche probabile che la sicurezza intorno a Trump venga aumentata e di fatto lo si protegga ancora di più. Credo però che l’elemento della violenza ritornerà”, ha affermato. I rischi sono esposti da diversi esperti e giornali americani che parlano di violenza che potrebbe trascinarsi ben oltre Trump. 

“Il vero tema”, aggiunge Bellotto, “sarà comprendere quanto questa violenza esploderà a ridosso del voto o durante il voto e quanto questa sia collegata ai margini di vittoria. Se la vittoria sarà in bilico come tutti i sondaggi ci dicono, è facile che in quella area di incertezza fra il sapere chi ha vinto e con quale margine, possano inserirsi episodi di violenza”. Episodi che potrebbero anche essere isolati. “Qualche seggio preso d’assalto piuttosto che qualche scrutatore minacciato in alcuni contesti specifici”. Il problema è che potrebbe trascinarsi nei prossimi mesi. “Trump quando è stato intervistato e gli è stato chiesto se avrebbe accettato o meno gli esiti del voto, a volte è stato ambiguo”. Questa ambiguità potrebbe portare incertezza. “Ci si porrà sicuramente la domanda su cosa succederà il 6 gennaio del 2025 e il pericolo di assalto a Capital Hill o di tanti piccoli assalti in sedi congressuali statali esiste”. Ma questa è solo la punta dell’iceberg. “Questo attentato non esaurisce la violenza politica in questa fase della storia americana. Ma è una tappa di un percorso che affonda le radici da qualche anno e che probabilmente proseguirà”.