Perché leggere questo articolo? La giustizia entra a gamba tesa nelle elezioni statunitensi. L’ex presidente statunitense Donald Trump ufficialmente condannato. E’ stato dichiarato colpevole per tutti i 34 capi d’imputazione. True-News.it ha intervistato il giornalista Matteo Muzio su questo storico verdetto e sulle conseguenze che potrà avere sulla campagna elettorale in attesa delle presidenziali statunitensi.
I motivi del clamore mediatico per i processi di Trump
“Sicuramente tutto il circo mediatico giudiziario intorno ai processi di Trump ha di fatto sostituito quello che a questo punto dell’anno era l’eccitazione dei media per le primarie presidenziali”, ha affermato Muzio. Secondo il giornalista infatti quest’anno si sono seguite maggiormente le vicissitudini intorno ai processi. E i motivi sono chiari. “Un po’ perché i due partiti avevano dei chiarissimi favoriti quindi da quel punto di vista avevano la strada spianata”.
Ma non solo. “Anche perché dopo che è finita la presidenza di Trump, gli ascolti dei maggiori network di all news – specie quelli più vicini ai democratici come la Cnn o la Msnbc – stavano calando molto”. Trump quindi è stato “una sorta di doping per rialzare un po’ gli ascolti”. Questi sono quindi i motivi dell’attenzione sovradimensionata riguardo i procedimenti giudiziari del Tycoon.
L’influenza della giustizia nella politica statunitense
Fondamentale però l’esito effettivo della sentenza, che arriverà in piena estate. “Bisogna capire qual è la pena che verrà comminata e si saprà l’11 luglio, poco prima dell’inizio della convention repubblicana”, ha commentato Muzio. I legali di Trump hanno già fatto capire che ricorreranno in appello. “L’appello si protrarrà a oltre al voto. Se Trump dovesse vincere questo verrà sospeso a tempo indefinito. Se non dovesse vincere andrà a compimento”, ha aggiunto.
Si può quindi dire che anche negli Stati Uniti la giustizia stia rivestendo un ruolo importante nella politica. “A mio avviso l’influenza della giustizia già c’è stata. Se poi questo sposterà voti in modo decisivo a novembre è ancora presto per dirlo”.
I precedenti nella storia politica degli Stati Uniti
Di grande rilevanza è cercare di capire quanto peso potrà avere questa condanna sulle elezioni presidenziali di novembre. Muzio però ribadisce fin da subito che non è il primo caso nella storia politica americana che è un candidato facesse campagna elettorale da condannato. “C’è un precedente non molto conosciuto di un candidato alle presidenziali che aveva gareggiato con una condanna addosso. Parliamo del candidato del partito socialista Eugene Debs nel 1920”. Debs finì in carcere per aver violato l’espionage act, cioè la legge che puniva “chi sabotava lo sforzo bellico americano nella Prima Guerra Mondiale”.
Questo precedente ci fa quindi capire che la condanna attuale “non squalificherebbe immediatamente Trump”. Per avere una squalifica “bisogna ritenere che ci sia un qualcosa di legato ai processi elettorali”, ha affermato. Cosa che nel caso del tycoon potrebbe anche esserci. “Nei 34 capi d’accusa c’è anche il fatto che il pagamento a Stormy Daniels sarebbe avvenuto anche per occultare un’informazione importante all’opinione pubblica pochi mesi prima delle presidenziali del 2016”. Situazione che quindi potrebbe portare una squalifica per il candidato repubblicano. Un’altra opzione possibile sarebbe quella di un’impossibilità di esercitare il proprio diritto di voto. “Trump potrebbe non riuscire a votare personalmente ma non essere squalificato di per sé”, ha spiegato Muzio.
A Trump resta il supporto del 94% dei suoi elettori
Il popolo americano come potrebbe reagire elettoralmente a questa condanna? “I militanti, i repubblicani, sono con lui. Questo l’abbiamo visto oggi anche con persone insospettabili che hanno espresso solidarietà”. Il giornalista parla della senatrice Susan Collins, ma anche di Tom Emmer, uno dei vice dello speaker Johnson. Ma anche di McConnel, con cui Trump “ha un rapporto pessimo”. Dal punto di vista dei fedeli dell’ex presidente, un grande impatto è svolto dai fondi. “Sono arrivati una marea di fondi che non sappiamo ancora quantificare perché il sito è andato in crash”, ha dichiarato.
Discorso molto diverso invece per l’elettorato generale. “C’è un sondaggio delle scorse settimane, che vede che tra gli stessi sostenitori di Trump un 6% potrebbe non votarlo in caso di condanna”. Questo significa che un ottimo 94% lo supporterebbe comunque. “Però con un’elezione come questa che si gioca sul filo di lana anche questo 6% sposta qualcosa a svantaggio di Trump”, afferma Muzio.
Trump vs Stormy Daniels: “Il processo più debole ma quello condotto meglio”
Quello che è chiaro comunque è che questa condanna sarà uno dei punti chiave della campagna elettorale di Trump. Lo stesso ex presidente ha immediatamente parlato di “processo farsa”, continuando a ribadire la sua innocenza. “Ovviamente dal punto di vista legale la sua difesa non aveva niente in mano e lo dimostra la tattica dilatoria che è stata adottata in tutti i processi”. Il giornalista ribadisce come questo era anche il processo più debole per quanto riguarda i capi d’imputazione. “L’impianto giuridico era debole ma è stato quello condotto meglio”. Pur avendo le accuse meno gravi però “è stato quello portato avanti nel modo migliore nei confronti di un team difensivo di alto livello come quello di Trump”, ha concluso.