Perché leggere questo articolo? La vittoria di Trump alle primarie repubblicane è sempre più certa. Nonostante i consensi elettorali, l’ex presidente continua a navigare in un mare di guai. Una giudice dell’Illinois ha deciso di escluderlo dalle primarie dello Stato e un giudice di New York l’ha multato per oltre 355 milioni di dollari. Sul fronte democratico, le politiche del presidente Biden non convincono i suoi elettori. Gli arabi americani, che potrebbero essere decisivi per le elezioni di novembre, non approvano le politiche accomodanti di Biden in Israele.
Nel pieno delle primarie e a qualche giorno dal Super Tuesday – giorno in cui saranno chiamati a votare i cittadini di ben 16 Stati-, Trump prosegue il suo cammino verso la nomination repubblicana come un fiume in piena. Trionfante contro Nikki Haley in tutti gli Stati in cui i repubblicani sono stati chiamati alle urne, la candidatura contro il presidente Joe Biden alle elezioni di novembre pare essere a portata di mano.
Al momento l’unica avversaria del tycoon sarebbe proprio l’ex Governatrice della Carolina del Sud che non sembra ancora intenzionata ad abbandonare la candidatura. Ma mentre la strada dell’ex presidente pare spianata, un giudice dell’Illinois ha deciso di escludere Trump dalle primarie dello Stato. L’Illinois è ora il terzo Stato in cui è stato escluso, dopo Colorado e Maine.
Trump escluso dalle primarie in Illinois. Ma può ricorrere in appello
La giudice Tracie R. Porter, democratica, si è schierata con gli elettori dello Stato dell’Illinois che hanno sostenuto Trump avrebbe dovuto essere squalificato dalle primarie statali del 19 marzo. Il motivo è stato quello di aver violato la clausola anti-insurrezione prevista nel 14esimo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti. La giudice ha inoltre stabilito che Trump può rimanere in corsa fino a venerdì, dando così la possibilità all’ex presidente di ricorrere in appello per sovvertire questa decisione.
Il 14esimo emendamento della Costituzione statunitense
La decisione della giudice Porter è stata quindi presa in virtù del 14esimo emendamento della Costituzione statunitense. Questo emendamento esclude dalla candidatura qualsiasi politico abbia «partecipato o istigato un’insurrezione».
Questo emendamento, che contiene al proprio interno anche il concetto di cittadinanza, esprime chiaramente il concetto di esclusione dalle cariche pubbliche in caso di partecipazione diretta ad un’insurrezione. “Nessuno potrà essere Senatore o Rappresentante al Congresso, o elettore del Presidente e del Vicepresidente, né ricoprire alcuna carica, civile o militare, sotto gli Stati Uniti, o sotto qualsiasi Stato, che, avendo precedentemente prestato giuramento […] si sarà impegnato in un’insurrezione o ribellione contro il stesso, o dato aiuto o conforto ai suoi nemici”. Questo è quanto descrive la terza sezione del XIV emendamento, con un chiaro riferimento a quanto successo il 6 gennaio 2021 a Capital Hill a seguito della sconfitta di Trump.
Gli altri problemi giudiziari di Donald Trump
La sua ipotetica esclusione in Illinois non è però l’unico problema che si trova ad approntare Trump. Un giudice dello Stato di New York ha ritenuto Donald Trump responsabile di aver manipolato il suo patrimonio. Ha ordinato all’ex presidente di pagare una sanzione di quasi 355 milioni di dollari. Il giudice ha inoltre vietato a Trump di gestire imprese a New York per i prossimi tre anni. Nonostante tutto, l’ex presidente continua a raccogliere successi su successi dal punto di vista elettorale. Questo rende ancora più evidente la sua candidatura alle presidenziali di novembre.
Il voto di protesta in Michigan contro Biden
Se sul fronte repubblicano Trump non pare passarsela bene, anche sul fronte democratico la situazione non è facile. Le politiche di Joe Biden non sembrano convincere tutti i suoi elettori. Vincitore in primarie senza avversari, il presidente sta ultimamente ricevendo una serie di proteste soprattutto a causa della sua politica accomodante verso Israele.
Il 27 febbraio, in occasione delle primarie in Michigan, circa il 15% degli elettori democratici ha scelto di dichiararsi “uncommitted”, cioé non ancora deciso a votarlo in occasione delle presidenziali. Il Michigan, Stato con la maggiore presenza di arabi americani, ha mostrato in questo modo un segnale di protesta a causa delle politiche pro-Israele. Questo dato è preoccupante per i democratici, considerando che il Michigan è uno dei cosiddetti “Swing States”, Stati fondamentali che potrebbero ribaltare il risultato finale delle elezioni.
Gli arabi americani decisivi nelle elezioni statunitensi
La politica estera quindi potrebbe essere il terreno che potrebbe portare uno dei due candidati americani a vincere le elezioni presidenziali di novembre. Le politiche troppo accomodanti di Joe Biden nei confronti di Israele potrebbero risultare decisive.
Gli oltre 3,5 milioni di arabi americani, quasi tutti democratici, possono essere l’ago della bilancia a novembre del 2024. Gli arabo-americani infatti disapprovano la risposta di Biden alla violenza in Palestina (67%). Sempre più arabi americani iniziano a mostrarsi insofferenti a queste politiche. Questo potrebbe allontanarli dal voto democratico a novembre. Questo quindi potrebbe avvantaggiare il candidato repubblicano Donald Trump soprattutto in Swing States come il Michigan, portandolo ad una storica vittoria contro il presidente Biden.