Perché leggere questo articolo? L’attentato del capo politico di Hamas ha sollevato un polverone in Medio Oriente e non solo. Per Aldo Giannuli è il disegno di Netanyahu quello di far durare la guerra il più possibile”. Il politologo lancia un’idea: “Riunire l’Assemblea Generale dell’Onu per valutare l’espulsione di Israele”
A distanza di qualche ora Israele ha ucciso il comandante di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran e il consigliere del leader di Hezbollah Fuad Shukr. Immediate la reazioni di Hamas e dell’Iran che parlano di assassinio imperdonabile e urlano già alla vendetta. “Secondo me è il disegno di Netanyahu di far durare la guerra il più possibile. A questo punto io mi chiedo se non si debba riunire l’Assemblea Generale dell’Onu per valutare l’espulsione di Israele”. L’intervista allo storico e politologo Aldo Giannuli.
L’omicidio che complica una situazione già critica
“Intanto è stato fatto fuori il capo politico di Hamas che era quello che stava trattando per una tregua”, afferma Giannuli. Questo omicidio quindi complica la situazione già abbastanza critica. “Scombina qualsiasi ipotesi non dico di pace ma almeno di tregua”.
Diventa abbastanza complicato capire lo scopo di Israele. “Quello che colpisce è l’idea che Israele non stia perseguendo un obiettivo ma che l’obiettivo sia la guerra in quanto tale. L’impressione che si riceve è che vuole far durare la guerra il più possibile”, ha dichiarato. “Perché l’esercito israeliano continua a presidiare Gaza senza toccare poi la rete dei canali e dei cunicoli sotterranei che era il motivo che ha portato all’attacco? Qual è la logica? Non si capisce”.
Giannuli: “La gente premerà per un’operazione di guerra vera”
Hamas ha immediatamente parlato di “pericolosa escalation”. Secondo Giannuli però è difficile capire la prossima mossa. “In questo caso la risposta più che di Hamas spetta all’Iran in quanto tale perché il fatto che venga ammazzato un leader, sia pure di un’organizzazione terroristica, sul territorio di uno Stato sovrano, prima di tutto è un attacco allo Stato sovrano”.
Quello che è sicuro è che l’Iran questa volta non se la può cavare solo con un’azione dimostrativa. “Le operazioni dimostrative le puoi fare una volta, poi cominciano a non funzionare più. La gente premerà per avere un’operazione di guerra vera”, ha affermato. Ma c’è anche un secondo problema. E riguarda la reazione di Hezbollah “che è sotto la cupola iraniana ma non è proprio così strettamente dipendente”. Fino a poco fa l’Iran è sempre rimasto nelle file arretrate. “Adesso addirittura si prospetta una situazione in cui possa esserci un’azione combinata”.
Israele espulso dall’Onu? “Non può far parte uno Stato che ha l’obiettivo della guerra”
Viene spontaneo chiedersi quindi quale sia lo scopo di queste azioni dal punto di vista del primo ministro israeliano. “Secondo me è il disegno di Netanyahu di far durare la guerra il più possibile”. La soluzione, secondo il politologo, potrebbe essere soltanto una. “A questo punto io mi chiedo se non si debba riunire l’Assemblea Generale dell’Onu per valutare l’espulsione di Israele”.
La presenza di uno Stato che ha come obiettivo la guerra è inaccettabile. “Non può far parte dell’Onu un Paese che ha l’obiettivo della guerra. Non tanto che fa una guerra perché ce ne sono diversi. Ma che ha proprio l’obiettivo di farla e di farla durare. Non è particolarmente sopportabile”, ha affermato.
Lo scenario complesso in caso di intervento della Turchia
La possibilità di situazioni che si aprono da questo momento in poi sono tante, forse troppe. “Quando hai 30 ipotesi è come non averne. Di sicuro sono guai in arrivo”, dichiara Giannuli. La quantità e la qualità dei guai però è ancora un’incognita.
Da non dimenticare inoltre è l’uscita della Turchia che ha fatto balenare l’idea di un suo intervento a Gaza. “Io non credo che vogliano farlo realmente ma ho il sospetto che vogliano provocare un’azione di Israele”. E in questo caso si aprirebbe uno scenario complesso. “Questa opzione sarebbe un guaio perché Israele è un alleato sentimentale dell’Occidente ma non fa parte della Nato”. La Turchia invece sì. “Quindi sarebbe l’attacco di un Paese esterno all’alleanza ad un Paese dell’alleanza”.
Giannuli: “Necessario un gesto concreto dagli Stati Uniti”
Immediata anche la risposta statunitense col Segretario di Stato Blinken che ha dichiarato che gli Stati Uniti non erano stati informati dell’attacco, imponendo un immediato cessate il fuoco a Gaza. Parole al vento secondo Giannuli. “Se gli Stati Uniti non fanno un gesto concreto, come ritirare una delle due portaerei per far capire che non seguono Israele fino alla morte, rimarrà tutto come prima”. Potrebbero esserci delle proteste, ma niente di eclatante.
La situazione politica statunitense inoltre non aiuta. “Il problema è che gli Usa sono di fatto in sede vacante. Perché c’è un presidente in scadenza che ne esce massacrato da queste vicende”. Fondamentali saranno le elezioni di novembre. “Bisogna eleggere un nuovo presidente in una situazione di fortissima incertezza dove se sbagli a fare una mossa ti metti contro una fetta di elettorato americano”. In questo contesto di incertezza l’Europa potrebbe fare la differenza? “Le castagne dal fuoco potrebbero toglierle gli europei ma figurati se gli europei esistono”, conclude Giannuli.