Perché leggere questo articolo? Dopo la vittoria del centrodestra alle elezioni regionali in Abruzzo, il progetto del campo largo tra le forze di opposizione al governo Meloni sembra di nuovo a un punto morto. La coalizione dei progressisti appare bloccata da veti incrociati. True-News.it ne ha parlato con tre esponenti del vasto fronte del centrosinistra.
Campo largo, grande caos
Campo largo, grande caos. Dopo l’entusiasmo per la vittoria di Alessandra Todde in Sardegna, il campo larghissimo esce ridimensionato dal voto in Abruzzo, che ha sancito la riconferma del governatore uscente Marco Marsilio, di Fratelli d’Italia. Il centrosinistra è ostaggio di una serie di veti incrociati. Con divisioni all’interno del Pd, ma soprattutto tra i vari partiti che dovrebbero comporre il fronte che si oppone al governo di Giorgia Meloni.
Alfieri (Pd): “Noi alla guida del campo largo”
Il Partito Democratico, uscito in salute anche dal voto abruzzese, è la forza politica che sembra più convinta dell’opportunità di unire le varie forze del centro e della sinistra. Ma anche nel Pd ci sono sensibilità diverse. Chi è più vicino alla segretaria Elly Schlein prende tempo, senza voler indispettire troppo Giuseppe Conte, presidente del M5s. I riformisti sono disposti ad accogliere i Cinque Stelle nel campo largo, a patto che ci siano anche Azione e Italia Viva. Ma soprattutto a una condizione: che Conte accetti il ruolo dominante dei dem all’interno di una ipotetica coalizione. Sul punto è molto chiaro il senatore Alessandro Alfieri, riformista, ma anche componente della segreteria nazionale a fianco a Schlein. “Mi sembra chiaro il fatto che noi siamo il baricentro di questo campo largo, e quindi ci deve essere riconosciuta la guida della coalizione”, spiega Alfieri a true-news.it. Che insiste: “Non ci sono alternative, l’unica strada è un fronte unito con il Pd come perno dello schieramento, come è stato dimostrato dai nostri risultati in Abruzzo e Sardegna”. Ma come superare il veto del M5s a un’alleanza organica con Matteo Renzi e Carlo Calenda? “Per questo serve un riconoscimento reciproco dei ruoli, all’interno della coalizione, con il Pd che si prende la responsabilità di superare le divisioni e mantenere uno schieramento largo”.
Costa (Azione): “A livello nazionale no al M5s”
Conte prenda appunti, insomma. Dai Cinque Stelle preferiscono non indugiare troppo sul discorso delle alleanze, pur ribadendo la loro contrarietà a un patto stabile con l’ex Terzo Polo. Ma lo scetticismo è reciproco. Dice a true-news.it il deputato di Azione Enrico Costa: “A livello nazionale è improponibile e inaccettabile un dialogo con il M5s, basti pensare ai temi della giustizia o alla politica estera”. Porte chiuse a Conte, dunque. Diverso il discorso a livello locale. Continua Costa: “Su amministrative e regionali noi scegliamo di individuare un percorso comune di volta in volta e se ci sono candidati apprezzabili, vicini al nostro modo pragmatico di fare politica, non abbiamo preclusioni nei confronti di nessuno. Nessuno pensi che noi cambiamo opinione, noi siamo coerenti col nostro metodo di appoggiare sempre il candidato migliore”. E, per quanto riguarda l’Abruzzo, “è stata sbagliata l’idea di dare una carica nazionale a quel voto, il testa a testa fatto passare da alcuni media era semplicemente frutto di una narrazione falsa”.
Zanella (Avs): “Nessun veto su Renzi e Calenda”
L’atteggiamento più conciliante, invece, arriva dalla sinistra del Pd. L’Alleanza tra Verdi e Sinistra italiana chiama all’unità di tutte le forze di opposizioni, senza veti nei confronti di nessuno. “Noi già alla vigilia delle elezioni politiche auspicavamo un’alleanza la più larga possibile”, racconta a true-news.it Luana Zanella, capogruppo di Avs alla Camera dei Deputati. “Il dialogo però è azzoppato da troppi protagonismi di genere maschile, quello che ci vorrebbe è un lavoro di cucitura. Se ci fosse una personalità come Romano Prodi sarebbe più facile, ma dobbiamo farlo comunque”, continua il ragionamento di Zanella. Che afferma di non avere nessuna preclusione nei confronti di Azione e Italia Viva: “Non c’è nessun veto a prescindere su Renzi e Calenda, nemmeno a livello nazionale. Ovviamente noi non è che ci stiamo a qualsiasi condizione, ma è possibile trovare una sintesi tra forze politiche diverse”.