Perché questo articolo ti dovrebbe interessare? I cosiddetti “bloccanti per la pubertà” sono al centro di un dibattito politico che mina la salute delle persone trans, soprattutto di quelle più giovani. Sono tacciati di essere pericolosi per la salute – nonostante in uso da decenni -, motore per l’ispezione dell’ospedale Careggi di Firenze e addirittura al centro di una mozione parlamentare (la mozione Zanella). Eppure spesso nessuno sa di cosa stiamo parlando. Come funzionano? L’avversione verso i bloccanti sta avendo e avrà delle conseguenze per le persone trans? Ne abbiamo parlato con Roberta Parigiani, avvocata, attivista e portavoce politica del Movimento Identità Trans (MIT).
Innanzitutto si parla tanto di bloccanti della pubertà ma spesso senza avere le idee chiare a riguardo. Ci spieghi in breve cosa sono?
Si parla di “bloccanti della pubertà” per riferirsi a farmaci come la triptorelina che – preme sottolinearlo – non “bloccano”, ma sospendono in modo del tutto reversibile l’insorgere di una eventuale pubertà indesiderata in quelle persone più piccole che, proprio nella delicata fase dell’adolescenza, stanno esplorando la propria identità di genere: si tratta di ragazzi che, a tutta evidenza, subirebbero un grosso e francamente ingiusto disagio psicofisico laddove si vedessero spuntare caratteri sessuali opposti al proprio sentire. Pertanto, l’utilizzo di questi “sospensori” della pubertà consente di prevenire l’insorgere proprio di quei caratteri sessuali in modo da consentire una esplorazione più serena della propria identità, senza il timore di mutamenti non voluti del corpo. Il grosso vantaggio è che, nel momento in cui la persona decidesse di interromperne l’assunzione, la pubertà biologica riprenderebbe normalmente.
Sono comunque farmaci usati da molti decenni per vicende assolutamente simili, come l’insorgenza di pubertà precoce: pertanto, il loro uso è piuttosto testato.
Cosa c’entrano i bloccanti con l’ispezione dell’ospedale Careggi di Firenze avvenuta a inizio 2024?
Purtroppo quando si parla di autodeterminazione di genere, si incorre sempre in dei cortocircuiti politici ed in retoriche da campagna elettorale. L’Ospedale Careggi è una di quelle strutture che eroga farmaci sospensori della pubertà e nel dicembre 2023 l’On. Gasparri, in una interrogazione parlamentare, ha ventilato il dubbio che tale erogazione fosse avvenuta in modo non corretto, addirittura mettendo a rischio la salute dei ragazzi presi in carico.
Ovviamente nulla di ciò si è rivelato vero: basti pensare che sia le famiglie dei ragazzi presi in carico, sia i ragazzi stessi, hanno sempre rappresentato di essere contenti del servizio, addirittura evidenziando che tali bloccanti fungono da veri e propri “salvavita”, ancora di salvezza per ragazz3 che, diversamente, non riuscirebbero a sopportare il disagio di un corpo che con la pubertà si trasforma in qualcosa di indesiderato.
Ma il buonsenso non è bastato, ed il Ministero ha deciso di mandare i propri ispettori ministeriali. In esito ad una approfonditissima quanto ostile indagine, ciò che è emerso è molto poco e nulla che non si giustifichi con il costante taglio alla sanità che questo stesso Governo sta conducendo.
Hanno smosso mari e monti per trovare poco o nulla: ma nel frattempo hanno messo in ginocchio famiglie e persone che hanno visto allontanarsi il desiderio di vivere una pubertà coerente con il proprio sentire.
È in corso la discussione della mozione Zanella relativa ai bloccanti. Come sta andando la discussione? Le persone trans e le loro esperienze di vita – con e in mancanza dei bloccanti – sono ascoltate?
Il tavolo tecnico sembra voler normare in senso restrittivo percorsi di affermazione di genere che, invece, sono già disciplinati dai protocolli e dalle linee guida internazionali. Probabilmente, però, né all’On. Zanella né all’attuale maggioranza va bene che si aprano spiragli sull’autodeterminazione dei corpi: e così come si piccona il diritto all’aborto, si deve demolire anche quello alla libera costruzione dell’identità di genere. L’ennesimo esempio di uno Stato che, anziché aprire sentieri di diritti, allunga la mano in senso paternalistico, condendo le iniziative e le riflessioni con un moralismo populista e reazionario. Ne fanno le spese i diritti ma soprattutto le persone. E nel caso di specie, le persone trans, nonostante siano le destinatarie della discussione, sono state sentite in via del tutto secondaria e marginale. In compenso sono state sentite associazioni prolife transofbiche o presunti esperti di nota ispirazione conservatrice.
Stiamo facendo non un passo, ma un gigante salto indietro.