Il “dynamic pricing” per i biglietti degli Oasis (il cui prezzo è cresciuto in tempo reale da 135 a 350 sterline) fa infuriare i fan della band britannica e finisce sotto la lente della Commissione Europea. Ma per Carlo Stagnaro, esperto di economia e mercati, “si tratta dal punto di vista economico di un sistema che promuove l’efficienza”. Già presente in molti altri settori.
Uno dei motivi principali che ha scatenato l’ira dei fan degli Oasis durante la vendita dei biglietti per il loro reunion tour è il “dynamic pricing”, una pratica che modifica i prezzi in base alla domanda, adottata da Ticketmaster. Questa politica, che ha portato i prezzi dei biglietti a salire da 135 a 350 sterline, è finita sotto la lente della Commissione Europea e ha suscitato forti polemiche. Ne abbiamo discusso con Carlo Stagnaro, esperto di economia e mercati e direttore delle ricerche dell’Istituto Bruno Leoni, per capire meglio come funziona il dynamic pricing e quali impatti ha sul mercato dei biglietti.
Che cos’è il dynamic pricing e come influisce sulla vendita dei biglietti per eventi come il reunion tour degli Oasis?
Il dynamic pricing è un sistema che regola i prezzi in tempo reale in base alle condizioni di domanda e offerta. Ad esempio, per i biglietti degli Oasis, l’entusiasmo dei fan ha fatto salire i prezzi. Se invece la domanda fosse stata inferiore, l’algoritmo avrebbe abbassato i prezzi. Questo meccanismo nasce dal fatto che l’offerta è limitata: il numero di posti è fisso, e non è possibile sostituire facilmente l’evento (i fan degli Oasis non sarebbero soddisfatti, ad esempio, da un concerto dei Blur). Tale scarsità implica la necessità di razionamento, che può avvenire tramite code, lotterie o prezzi dinamici, assegnando i biglietti a chi è disposto a pagare di più.
Quali sono le principali critiche rivolte a Ticketmaster riguardo alla gestione della vendita dei biglietti per il tour degli Oasis?
Le critiche principali riguardano la percezione di ingiustizia da parte dei fan, che vedono nei prezzi dinamici un meccanismo che privilegia chi ha maggiore capacità di spesa piuttosto che il caso o l’ordine di acquisto. È una reazione simile a quella suscitata dal “surge pricing” di Uber. Tuttavia, dal punto di vista economico, il dynamic pricing è considerato il metodo più efficiente. Alcuni accusano Ticketmaster di approfittare dei fan, ma il vero problema è la scarsità di posti. L’unica soluzione, al di là dei prezzi, sarebbe far sì che gli Oasis facciano più concerti o in location più capienti.
Come potrebbe cambiare il mercato dei biglietti per eventi live se il dynamic pricing venisse regolamentato o vietato?
Se il dynamic pricing venisse regolamentato o vietato, ci sarebbero pochi cambiamenti significativi. Attualmente, questa pratica è ancora poco diffusa e Ticketmaster l’ha introdotta solo nel 2022. In passato, anche alcune squadre sportive, come i San Francisco Giants o l’Entella in Italia, hanno sperimentato sistemi di prezzi dinamici. Inoltre, esiste da sempre una forma “illegale” di dynamic pricing: i bagarini, che comprano e rivendono i biglietti a prezzi maggiorati, cercando di massimizzare il profitto sulla base della domanda.
Il dynamic pricing “rovina” la musica dal vivo?
No, il dynamic pricing non rovina la musica dal vivo, in quanto è semplicemente un criterio per allocare i posti disponibili, senza influire sul loro numero. Anzi, può aiutare a capire dove c’è maggiore domanda e quanta ne resta insoddisfatta. Dal punto di vista economico, è un sistema che promuove l’efficienza. Tuttavia, se i fan si oppongono, le piattaforme potrebbero smettere di usarlo, tornando a sistemi più tradizionali come le code. Va notato, però, che in molti settori, dai voli agli hotel, accettiamo tranquillamente il pricing dinamico. Anche nel settore dell’energia elettrica si stanno sperimentando tariffe variabili per spostare la domanda verso fasce orarie più favorevoli. Pertanto, l’utilizzo del dynamic pricing negli spettacoli potrebbe diventare la norma anche in questo ambito, così come lo è già in molti altri.