“Cult”, “virale”, “record”: sono gli aggettivi che stanno accompagnando l’esordio della nuova stagione di “Belve“, lo show di Rai Due ideato e condotto da Francesca Fagnani. Ieri sono andate in onda le interviste della giornalista a Carla Bruni, Matteo Salvini e Loredana Bertè. Che hanno conquistato un milione 815mila spettatori. Share del 10,4% e record per la trasmissione, in onda dal 2018 e contrassegnata da un successo crescente. Complici i social, che quasi in tempo reale estraggono i passaggi più significativi trasformandoli in pillole che generano un’onda lunga di popolarità e visibilità. Ma al centro resta soprattutto lei: la 47enne Francesca Fagnani. Il tono con cui pone le domande. I suoi silenzi. Gli sguardi ironicamente inquisitori. Il modo in cui riesce a tirare fuori dai suoi ospiti rivelazioni inaspettate e picchi di sincerità ai limiti del cringe. La migliore oggi sulla piazza? In molti ne sono convinti.
True-news.it ha chiesto un giudizio a un autentico fuoriclasse delle interviste: Claudio Sabelli Fioretti. “E’ molto molto brava. Se mi rivedo in qualcosa? Come me si informa, studia, legge. Perchè nelle interviste la quantità vince sulla qualità”. L‘intervista.
Sabelli Fioretti, da maestro delle interviste che cosa ne pensa di Francesca Fagnani?
E’ molto molto brava. Ed è anche molto corretta perché al contrario di molti nostri colleghi cita sempre le fonti e gli autori che ispirano le sue domande. Lo ha fatto anche ieri menzionando proprio me durante le sue interviste a Carla Bruni e Loredana Bertè.
Ritrova qualcosa di sé nel suo approccio alle interviste?
Le sue interviste sono realizzate seguendo lo stesso metodo che adotto io: informarsi a fondo sul proprio ospite, andandosi a leggere tutte le interviste uscite precedentemente. Sì, in questo mi assomiglia: si informa, studia, legge. Nonostante la televisione sia un mezzo chiaramente diverso e lei abbia a disposizione anche un team di autori. Ma è risaputo che si documenta moltissimo in prima persona. Un sistema, va detto, faticosissimo. A me occorreva una settimana di tempo per riuscire a prepararmi. Leggevo tutte le interviste, tutti gli articoli e anche tutti i libri. E a volte alcune interviste semplicemente mi terrorizzavano. Per intervistare Emilio Fede ho dovuto leggere dieci suoi libri…Una tragedia.
Un metodo che però ripaga.
Io sono convinto che la quantità vinca sulla qualità. Se ti documenti molto e se l’intervista è sufficientemente lunga, almeno due o tre ore, è difficile che venga male. Se invece non ti prepari, puoi essere bravissimo ma verrà comunque una schifezza. Ed ora purtroppo siamo circondati di interviste brutte.
E’ anche vero che non sempre è possibile avere una settimana per prepararsi…
Infatti. La colpa del deterioramento della qualità non solo delle interviste ma del giornalismo in generale è principalmente degli editori. Ed in parte anche dei direttori che li assecondano. Certo che se tagli i corrispondenti dall’estero, gli inviati, gli intervistatori di talento, questo è quello che poi ottieni.
Altri intervistatori che legge o segue con interesse, oltre alla Fagnani?
Ne discutiamo spesso con il mio amico Stefano Lorenzetto. Lui sostiene che il miglior intervistatore sono io, io ribatto che per me è lui. Al di là di questo, mi piace Candida Morvillo. Ed anche Malcom Pagani. In campo televisivo, lo ribadisco, la Fagnani è proprio brava. Non a caso, giunge alle interviste dalle inchieste. Non vedo al momento grandi firme specializzate nelle interviste.