Ancora devono arrivare i risultati definitivi, che saranno fissati dai numerosi ballottaggi di domenica, ma in Italia già si consolida il tentativo di importare le lezioni della Francia e del primo turno delle legislative nella politica nostrana. Giorgia Meloni esulta dicendo che è fallito il tentativo di demonizzare gli elettori di destra, Matteo Salvini parla di “licenziare” Emmanuel Macron, il centro-sinistra muta lo slogan del Fronte Popolare, più prosaicamente Giorgio Gori nota come la coalizione presidenziale sia cresciuta rispetto alle Europee, Carlo Calenda ricorda che Marine Le Pen è “il peggio”.
Il fronte anti-Le Pen e i suoi critici
Insomma, c’è una tendenza generalizzata, assecondata da media e esponenti della cultura e dell’accademia, a analizzare un laboratorio francese. In cui i temi più discussi sono l’ascesa possibile della destra al potere, ora interpretata come minaccia ora come opportunità, e la prospettiva del fronte repubblicano anti-Le Pen. A sinistra si è commentata positivamente la possibile alleanza a suon di desistenze tra il Fronte Popolare avente come simbolo il leader della Sinistra radicale Jean-Luc Mélenchon e il campo centrista e liberale di Emmanuel Macron, per sbarrare la strada al Rassemblement National.
Ma a questa idea, spesso esaltata dai progressisti, c’è chi oppone una diversa analisi. True-News sul tema ha avuto modo di confrontarsi con il politologo ed economista Gabriele Guzzi, docente all’Università di Cassino, che ritiene perdente per una sinistra molto critica di Macron come quella guidata da Mélenchon l’appiattirsi sull’Eliseo. Per Guzzi “il vero avversario di Mélenchon non è tanto la Le Pen o Jordan Bardella”, il premier in pectore del Rassemblement, “ma il capitalismo finanziario ordoliberale ben rappresentato da Macron“.
Guzzi: “La contrapposizione non è più tra destra e sinistra”
Per Guzzi “la contrapposizione non è più quella tra destra e sinistra, e chi continua a interpretare la politica con queste categorie, o peggio a invocare fronti repubblicani contro il pericolo autoritario, non fa che consolidare la difesa dello status quo, e quindi il conformismo bellicistico e l’omologazione alle regole europee” a cui politici come Mélenchon hanno sempre detto di opporsi.
Guzzi è netto: “Il pericolo autoritario è rappresentato da Macron”. Per Guzzi “in Francia, assistiamo perciò a una normalizzazione del dibattito politico“, ragiona il docente, “dove Bardella grida al pericolo comunitarista e antisionista – come la peggiore destra italiana – e Mélenchon contro il rischio autoritario – come la peggiore sinistra italiana. Fino a che non capiremo la posta in gioco, e la natura post-Novecentesca di questa contrapposizione, non andremo da nessuna parte”, conclude Guzzi.