La campagna 8×5 Strike Day per rivendicare 8 ore di lavoro per 5 giorni a settimana in opposizione alle 80 ore di lavoro attuali. Non solo sfruttamento ma anche aggressioni . “Sono arrivate quattro persone con spranghe di ferro e hanno assaltato il picchetto picchiando le persone che erano lì. Non è la prima volta”. La testimonianza
Da domenica 6 ottobre, nel distretto tessile di Prato, è in corso una sciopero che coinvolge i lavoratori di cinque aziende. Il sindacato SUDD Cobas Prato-Firenze chiede condizioni di lavoro dignitose attraverso la campagna 8×5 Strike Day: per rivendicare 8 ore di lavoro per 5 giorni a settimana in opposizione alle 80 ore di lavoro attuali. Alcuni traguardi sono stati raggiunti, ma ci sono state anche intimidazioni.
“Abbiamo iniziato domenica con la campagna 8×5 Strike Day: cinque scioperi con cinque picchetti contemporaneamente”, spiega Sarah Caudiero, coordinatrice SUDD Cobas Prato-Firenze, il Sindacato Unione Democrazia Dignità Cobas che lotta per i diritti di lavoratrici e lavoratori.
A Prato, a una settimana di distanza dall’inizio dello sciopero a oltranza la situazione è questa: i lavoratori hanno fatto sentire la loro voce ottenendo – in alcuni casi – condizioni di lavoro dignitose. “La nostra campagna si chiama 8×5 perché rivendica le 8 ore lavorative per 5 giorni alla settimana e quindi l’applicazione del contratto nazionale e le tutele previste”, aggiunge Caudiero.
Ma questo non è un punto di arrivo, le rivendicazioni per i diritti dei lavoratori non si fermano: infatti nel corso di queste giornate di sciopero anche lavoratori di altre aziende si sono uniti alle proteste. È così che ci si rende conto di come il sistema di sfruttamento, caporalato e assenza di diritti sia all’ordine del giorno nel distretto tessile di Prato, il più grande d’Europa.
La lotta contro le 12 ore di lavoro al giorno
Le 40 ore di lavoro settimanali a Prato sono un’utopia: secondo le denunce del sindacato i lavoratori lavorerebbero invece più di 80 ore, 12 ore al giorno per 7 giorni alla settimana, in nero e senza tutele o con contratti part time che evidentemente non vengono rispettati. “Questo sistema di lavoro è una cosa comunissima, diffusa in tutto il distretto. Queste condizioni sono la normalità”, afferma Caudiero. Poi, spiegando una particolarità del distretto tessile pratese aggiunge: “Queste aziende sono accomunate dalle condizioni di lavoro e dal fatto di essere delle imprese abbastanza piccole”. Non siamo di fronte a enormi aziende con tantissimi lavoratori, ma in questo caso si tratta di microimprese con pochi lavoratori che però si trovano a dover gestire un carico di lavoro non proporzionato. In questo contesto è stato necessario pensare a una modalità efficace di protesta perché nelle piccole imprese, il processo produttivo viene frammentato e di conseguenza è più difficile la possibilità di organizzazione: “I gruppi di lavoratori sono piccoli per questo abbiamo deciso di fare lo sciopero insieme in cinque aziende”, dice Caudiero.
Gli scioperi interessano cinque aziende: Confezione Lin Weidong, una fabbrica che si occupa di cucire e confezionare borse e cinture, Li Zhong Zipper, dove avviene il taglio delle zip su misura, tessitura Sofia, stireria Tang, e 3Desy, azienda che si occupa di logistica.
Con alcune di queste aziende, già dopo 24 ore (ndr. lunedì 7 ottobre) è iniziata una trattativa per stipulare degli accordi per la regolarizzazione dei lavoratori.
I contratti dei lavoratori picchetto dopo picchetto
“Negli ultimi mesi sono state molte le aziende che sono venute ai nostri sportelli. Abbiamo pensato quale potesse essere un’azione efficace e quindi poi ci è venuta in mente quest’idea di non fare un picchetto dopo l’altro, ma provare a farlo contemporaneamente. In questo modo si è creata una dimensione di solidarietà e attenzione tra le persone”, racconta Caudiero ripercorrendo le vicende che domenica 6 ottobre hanno dato avvio agli scioperi.
La determinazione dei lavoratori ha portato una prima fabbrica, la stireria Tang, a stipulare con i propri dipendenti contratti indeterminati e turni di lavoro di 8 ore al giorno per 5 giorni alla settimana, come richiesto dalla campagna 8×5 Strike Day. Anche nella tessitura Sofia, il movimento sindacale ha ottenuto risultati simili. A catena le dvierse aziende coinvolte hanno ceduto alle richieste dei lavoratori: la fabbrica Zipper ha firmato l’accordo 8×5 e il tavolo sindacale con la 3Desy ha portato alla regolarizzazione di tutti i lavoratori.
Alla Confezione Lin Weidong è rimasto l’ultimo picchetto: “L’azienda millantava che si sarebbe fatto un incontro ma poi si è rifiutata di incontrarci”, dice Caudiero.
Nonostante questi successi, il percorso per migliorare le condizioni lavorative nel distretto tessile pratese non si ferma e ogni risultato raggiunto va difeso. Per questo motivo, il sindacato SUDD Cobas Prato-Firenze continuerà a monitorare la situazione e soprattutto ad ascoltare le testimonianze e richieste dei lavoratori.
In questo clima il sindacato ha indetto una manifestazione: “Facciamo appello al territorio, ai comitati, alla società civile, al mondo dell’associazionismo per manifestare e reagire uniti all’aggressione squadrista e mafiosa ai danni dei lavoratori che scioperano contro il sistema delle 12 ore 7 giorni nel distretto”, si legge sul profilo Instagram del sindacato. Ieri domenica 13 ottobre, a una settimana esatta dall’inizio degli scioperi, alla manifestazione hanno partecipato migliaia di persone e “Al passaggio del corteo su via Copernico parte lo sciopero alla Stireria W.I. ed anche qui si montano i gazebo e le tende. Ora i presidi sono due”. Così altri lavoratori si sono uniti alle proteste.
Aggressione intimidatoria per chi lotta per i diritti
La manifestazione, inoltre, è la risposta a un’aggressione avvenuta martedì sera (ndr. l’8 ottobre) ai danni di due lavoratori, del sindacalista Luca Toscano e di uno studente solidale alla causa. “All’una e mezza quattro persone – approfittando del buio – sono arrivate con spranghe di ferro e hanno assaltato il picchetto picchiando le persone che erano lì. Però non è la prima volta”, racconta Caudiero. Secondo le testimonianze gli aggressori erano italiani e mentre andavano via hanno urlato “la prossima volta vi spariamo”, racconta sempre il sindacato sui social. “Queste squadre sono mandate dalle aziende per provare a spaventare i lavoratori, per interrompere gli scioperi. Persone assoldate da un sistema mafioso che controlla il distretto e cerca di mettere a tacere i lavoratori e il sindacato che li organizza”, afferma Caudiero.
La coordinatrice SUDD Cobas Prato-Firenze racconta a True News che “Nell’arco di un anno ci sono state sei aggressioni ai lavoratori che stavano tornando a casa. Siamo intervenuti con accompagnamenti a casa per due mesi: c’erano delle squadre di persone che tutte le notti alle tre di notte andavano a prendere i lavoratori fuori dal lavoro e le accompagnavano a casa. Poi abbiamo continuato le lotte sindacali e siamo riusciti a mandare via il caporale che era il mandante di queste aggressioni”.
Il sistema di sfruttamento che vige nel distretto tessile di Prato è la quotidianità e “fare sindacato in questo contesto è molto duro perché vige un senso di impunità che permette a queste aziende sia di continuare a sfruttare i lavoratori e le lavoratrici, sia di aggredirli e di usare questi metodi contro coloro che sciopeno”, sostiene Caudiero.
Chi sono i lavoratori del distretto tessile di Prato?
Il distretto tessile a Prato ha un’importanza enorme, tutta la città gira attorno a esso nonostante negli ultimi anni si parli di crisi del distretto tessile. Una crisi che esiste, ma che non può pesare su lavoratrici e lavoratori del settore,
Tra i lavoratori c’è una maggiore consapevolezza dei propri diritti anche grazie alla sindacalizzazione. “Per esempio il fatto di non firmare dei fogli se non li sai leggere. Ci sono tutta una serie di informazione che si sono diffuse nella comunità dei lavoratori: i diritti, anche i più semplici, iniziano ad essere conosciuti come la tredicesima o il fatto che il capo non ti può licenziare così senza motivo, che c’è la malattia pagata”, questi per Caudiero sono alcuni dei traguardi raggiunti.
Facendo riferimento alle persone che lavorano nel distretto tessile di Prato la coordinatrice del sindacato fa un quadro su chi sono i lavoratori: “L’occupazione è fondamentalmente maschile e la presenza femminile è marginale. C’è anche una distinzione etnica nel senso che le persone che lavorano nel tessile sono principalmente italiane, cinesi e pakistane. Poi ci sono chiaramente anche persone che vengono dal Senegal, dalla Nigeria, dall’est Europa ma in minima parte”. Come fa notare Caudiero, lavorare 12 ore al giorno per 7 giorni alla settimana “significa che non hai mai un giorno di riposo, torni a casa e vai a dormire, non hai neanche il tempo di cucinare. Inoltre le donne si fanno carico del lavoro di cura quindi questi turni sono più complessi per le donne, soprattutto se hanno una famiglia di cui devono prendersi cura”. I lavoratori sono giovani, “i picchetti di questi giorni coinvolgono lavoratori nella fascia d’età tra i venti e trent’anni” a parte qualche eccezione.