Home Economy In tempi di dazi, investire nella musica. Royalities: strumento immune ai rischi sistemici

In tempi di dazi, investire nella musica. Royalities: strumento immune ai rischi sistemici

In tempi di dazi, investire nella musica. Royalities: strumento immune ai rischi sistemici

In un contesto dominato da guerre commerciali, rialzi dei tassi, inflazione persistente e instabilità geopolitica, gli investitori sono alla ricerca di un asset solido, resiliente e decorrelato. La musica soddisfa tutti questi requisiti.

“Si tratta di una asset class unica nel suo genere, capace di garantire stabilità strutturale, flussi di cassa ricorrenti e rendimenti competitivi, indipendentemente dal ciclo economico – spiega Eugenio Allora Abbondi, Founder e Director di EICO Music Fund, il primo fondo AIF (Alternative Investment Fund) di diritto europeo dedicato all’investimento nel mondo della musica -.  A differenza degli strumenti ‘difensivi’ tradizionali, che offrono protezione momentanea, ma restano esposti ai tassi, all’inflazione, ai dazi o al rischio sistemico, la musica è immune.

È ascoltata ovunque, ogni giorno. Non subisce svalutazioni. Non si ferma mai. È un bene culturale globale che continua a generare ricavi in ogni scenario macroeconomico. EICO Music Fund è l’unico veicolo europeo che consente di accedere in modo diretto, scalabile e istituzionale a questa asset class. Un’opportunità per ottenere sicurezza, stabilità e ritorni reali, investendo in un settore che, oltre al valore economico, trasmette cultura, bellezza e impatto emotivo”.

Già oggi EICO Music Fund è una realtà tra i leader di settore. Detiene un vasto catalogo editoriale (oltre 35.000 brani) prevalentemente composto da canzoni iconiche di importanti artisti.

Le acquisizioni più recenti hanno riguardato in particolare le writer shares di importanti autori tedeschi tra cui, Gunther Mende, Robert Shulte Hemming, e Michael Beckmann, cataloghi con brani iconici come “The Power of Love” e colonne sonore di importanti serie televisive e film che si aggiungono al vasto  catalogo con brani di Rihanna, Katy Perry, David Guetta, Britney Spears, Simple Minds, Renato Zero, Alessandro Mannarino, Riccardo Cocciante e Zucchero.

Royalties, resa netta di oltre il 5% annuo

Le royalties generate da brani storici sono molto costanti nel tempo e garantiscono alti ritorni: “I soli flussi di cassa che questi cataloghi generano ci consentono di avere una resa netta di oltre il 5% annuo al quale si aggiungeranno sincronizzazione, ottimizzazione dei flussi e utili derivanti da attività come i servizi che offriamo a soggetti terzi tra i quali ad esempio le sub edizioni per il mercato globale per il gruppo RAI, attraverso la nostra controllata Dipiù srl” afferma Allora Abbondi. “Questa forma di investimento si distingue per la sua resilienza economica, mantenendo una forte domanda anche nei periodi di incertezza finanziaria. Quello musicale è inoltre un mercato in costante crescita, sostenuta dall’evoluzione delle tecnologie di streaming e dalla globalizzazione del settore”.

“Il profilo degli investitori è prevalentemente istituzionale – aggiunge il Director di EICO Music Fund – e il nuovo round di investimenti è fino a 500 milioni di euro che verranno utilizzati per continuare ad acquisire cataloghi sempre più importanti e che aumenteranno la nostra reddittività e stabilità. Siamo in connessione con grandi player internazionali. Ad oggi purtroppo il mercato italiano non si è dimostrato abbastanza reattivo e capace di comprendere le straordinarie caratteristiche di questo settore e in particolare di un prodotto unico come il nostro, in grado di decorrelare concretamente i propri portafogli e con un rapporto rischio-rendimento assolutamente unico al mondo”.

Emissione di bond contro-garantiti dai diritti d’autore

Al fine di sostenere la crescita e le acquisizioni, EICO sta lavorando a un’emissione di bond contro-garantiti dai diritti d’autore.  “Al nuovo round di finanziamenti da 500 milioni, affiancheremo la crescita anche mediante leva finanziaria, utile a far aumentare ulteriormente la nostra redditività. Questo obiettivo verrà raggiunto finanziando parte delle nuove acquisizioni con debito che sarà coperto o da istituzioni finanziarie oppure emettendo obbligazioni, dando la possibilità così al pubblico retail di partecipare a queste importanti acquisizioni in totale sicurezza, con emissioni obbligazionarie di lunghissimo periodo e garantite dai flussi di cassa dei diritti acquisiti”, spiega il Founder.

Non va sottovaluta inoltre la positiva correlazione all’inflazione in quanto la musica fa parte del paniere HICP, l’Indice armonizzato dei prezzi al consumo della Banca Centrale Europea. “Inoltre – continua Allora Abbondi – i diritti musicali generano entrate ogni volta che un brano viene riprodotto, offrendo un flusso costante di reddito passivo, ma che l’approccio attivo di un fondo di investimento punta ad ottimizzare. Si tratta poi di un asset solido e con una durata centenaria”. Basti pensare che lo sfruttamento economico del diritto d’autore decade solo 70 anni dopo la morte dell’ultimo autore ed è unico per ogni brano. Di conseguenza unicità e rarità, come nel caso dell’acquisto di un dipinto, sono due componenti favorevoli”.

Acquisizione dei diritti d’autore e prospettive future

Attualmente, nel mercato non anglosassone, l’autore detiene il 100% dei diritti. A volte ne cede parte, ma nei Paesi europei è previsto un massimo del 50%. EICO ha acquisito in Germania il 50% dei diritti in capo all’autore Gunther Mende, produttore, tra gli altri, di hit come The Power of Love ed è una novità di cui si sta iniziando a parlare anche in Italia. Il 2025 potrebbe rappresentare un anno di maggiore liberalizzazione anche nel nostro Paese, aprendo a un mercato potenziale di 6 miliardi di euro. “Sebbene non sappiamo a che punto sia la situazione in Italia – dichiara Allora Abbondi – siamo certi che il mercato tedesco, il più grande mercato europeo, segnerà la strada per tutti gli altri Paesi, compreso il nostro. La normativa già permette ovunque la cessione dei diritti, ma le società di collecting limitano la cessione al 50%, principalmente per tutelare i giovani autori. Tuttavia, questo approccio non ha lo stesso valore per autori maturi che non necessitano di tutele quanto della libertà di monetizzare il lavoro di una vita. Ci aspettiamo che tutte le società di collecting europee, inclusa la SIAE, vadano verso una maggiore apertura nella cessione dei diritti”.

“Investire in musica – conclude Allora Abbondi – consente di unire il rendimento economico alla passione per l’arte, per il bello, per l’unico. Si diviene in parte proprietari di autentici capolavori, ovvero i brani musicali, rendendo l’investimento non solo vantaggioso sotto il profilo finanziario, ma anche un’operazione culturale”.