Perché leggere questo articolo? L’intelligence americana conferma le interferenze iraniane sulle elezioni statunitensi con lo scopo di indebolire l’ex presidente Trump. L’intervista al giornalista Davide Bartoccini.
L’Iran starebbe utilizzando attività segrete sui social media e operazioni di influenza con lo scopo di indebolire la candidatura dell’ex presidente Donald Trump. Questo è quello che sarebbe trapelato da una valutazione di un funzionario dell’intelligence statunitense. Il motivo è chiaro fin dal principio. I leader iraniani vogliono evitare la vittoria del candidato repubblicano che inasprirebbe le tensioni tra i due paesi.
“Non nutro molta fiducia delle operazioni ibride iraniane. Le loro operazioni di spionaggio finiscono spesso sulle prime pagine dei giornali”. True-News.it ha intervistato il giornalista Davide Bartoccini.
Interferenze iraniane: una “vecchia novità”
“Ciò che sostiene l’intelligence di Washington è una “vecchia novità”, se mi viene concesso il gioco di parole”, afferma Bartoccini. Vecchia “perché gli ayatollah e la loro teocrazia sono rodati nemici degli Stati Uniti in generale e della Cia in particolare”. Nuova invece “perché l’Iran è considerato un avversario “attivo” in molti proxies con la sua forza Quds – lo abbiamo visto recentemente in Yemen – ma non si era mai espresso con successo nei livelli più sofisticati della guerra ibrida che mirano al condizionamento dell’opinione pubblica di una potenza avversaria così illustre”, ha dichiarato il giornalista.
Bartoccini: “Il ritorno di Trump porterà molti cambiamenti nei rapporti internazionali”
L’obiettivo di queste interferenze è quindi cercare di impedire un ritorno alla Casa Bianca dell’ex presidente Trump. Ma una sua vittoria alle elezioni di novembre cosa causerebbe? “Un ritorno del Tycoon alla Casa Bianca porterà molti cambiamenti nei rapporti internazionali – primo tra tutti quelli connessi al conflitto ucraino – o, gattopardescamente, potrebbe anche “cambiare tutto” affinché non cambi nulla”, afferma Bartoccini.
La figura di un singolo presidente quindi non induce cambiamenti massicci. “Le grandi decisioni negli Stati Uniti, almeno per quanto ne possiamo sapere noi osservatori, appartengono al Deep State, non al singolo presidente che in campagna elettorale mira alla conquista della punta di un iceberg che è già in movimento”. In questo caso specifico però “c’è un Iran in corsa per ottenere la sua deterrenza nucleare”.
La vittoria dei democratici? “Non credo ci sarebbe un allentamento nella tensione”
Una riconferma democratica non porterà grandi novità sul panorama internazionale. “I democratici sono maestri nell’arte di trascinare in guerra gli Stati Uniti. Non credo ci sarebbe un allentamento nella tensione né grandi rivoluzioni o concessioni”, ha affermato. Non bisogna quindi soffermarsi sulle frasi che verranno dette da oggi fino a novembre. “Ora in campagna elettorale si gioca a fare i “buoni” per riscuotere consensi da commutare in voti”.
La realtà però spesso è un’altra per cause di forza maggiore. “Abbiamo contato i conflitti attivi con le amministrazioni Obama e Biden. Mi sarai preoccupato quasi per lo Yemen con una candidata democratica come Hillary Clinton”.
Bartoccini: “Ho poca fiducia delle operazioni ibride iraniane”
“Il Wall Street Journal che ha citato fonti dell’intelligence americane, parla di una “campagna ibrida ai danni del candidato repubblicano” che va avanti da anni”. Si parla infatti di operazioni segrete volte a prevenire un’ulteriore escalation tra Washington e Teheran.
In questo momento non si possono mettere in dubbio le loro affermazioni. “Ci si può al massimo interrogare sul loro obiettivo finale: prevenire un’escalation per continuare a perseguire indisturbati i loro intenti o tentare solo di influenzare le presidenziali per provare frenare l’ascesa di quello che viene “identificato” come un avversario imprevedibile?”. Bartoccini non nutre molta fiducia sulle operazioni ibride iraniane. “Le loro operazioni di spionaggio finiscono spesso sulle prime pagine dei giornali”, ha affermato.
Le differenze tra le interferenze iraniane e quelle russe
Dopo il Russiagate, lo scandalo che è scaturito dopo le interferenze russe nelle elezioni del 2016 che hanno visto come vincitore proprio il candidato repubblicano Trump, ci si chiede quindi se queste interferenze iraniane possano causare un ulteriore scandalo. Bartoccini però vede enormi differenze tra le interferenze del 2016 e quelle odierne. “Gli agenti del Cremlino erano più esperti e più rodati. Il Gru e l’Fsb per anni hanno pianificato, reclutato, infiltrato, programmato, agito in quello spazio grigio che ci ha portati a parlare diffusamente di guerra ibrida negli ultimi 15 anni”.
In questo momento bisogna quindi pensare a due opzioni. “Agenti con intenzioni malevole più bravi e con strategie tanto più sofisticate da superare indisturbati le nuove linee di difesa per interferire con lo stesso successo del passato; e un livello di sicurezza più elevato dopo la lezione impartita dal Russiagate”. Il giornalista punterebbe sulla seconda opzione se dovesse scommettere. “Ma non basta una puntata così semplice a “vincere”. Perché non dobbiamo dimenticarci che in America sono comunque in campagna elettore, e sotto la punta c’è un gigantesco blocco di ghiaccio in rotta da molti anni”, ha concluso.