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Pioggia nel Sahara, l’effetto domino che inaridisce la Sicilia

Pioggia nel Sahara, l’effetto domino che inaridisce la Sicilia

Perché questo articolo potrebbe interessarti? Nel Sahara in poche settimane è caduto lo stesso quantitativo d’acqua che solitamente cade in due anni: “Le linee dei temporali tropicali si sono spostate più a nord – spiega a True-news.it l’esperto Stefano Albanese, presidente del Centro Meteorologico Siciliano – e di conseguenza si spostano verso nord anche le zone anticicloniche”.

È da diversi giorni che nel Sahara si registrano piogge. E questa, di per sé, rappresenta già una notizia. Ma la vera novità, capace di trasformare un evento raro in una vera e propria anomalia, è che la pioggia da alcune settimane sta cadendo con una certa costanza e ancora non è finita. Secondo i dati del Climate Prediction Centre statunitense, fino alla seconda metà di settembre sono attese piogge ancora più intense. Sotto osservazione sono soprattutto quelle sezioni del deserto comprese tra Algeria, Libia, Tunisia, Mali e Niger. Alcuni villaggi sono stati già oggetto di inondazioni, ma ancora l’insolita e rara stagione delle piogge non è passata.

Cosa sta succedendo nel Sahara

La prima domanda che viene in mente riguarda il perché può essere considerata insolita la persistenza per più giorni della pioggia nel Sahara. La risposta è tanto semplice quanto importante per comprendere cosa sta accadendo: l’area desertica tra il Magreb e il Sahel è la più arida al mondo e, in media, piove forse una volta all’anno.

Se inizia a piovere con una certa costanza, vuol dire che si sta verificando qualcosa di raro. C’è chi parla, tra le agenzie meteorologiche internazionali, di un evento in grado di essere osservato soltanto una volta ogni decine se non centinaia di anni. E non è propriamente una buona notizia: la costante caduta di acqua in terreni aridi da secoli, aumenta il rischio di inondazioni. Non solo per le zone colpite, ma anche per quelle circostanti: il pericolo è di assistere alla formazione di grandi canali di acqua e fango in grado di invadere intere aree del Magreb e del Sahel.

Lo spostamento della cosiddetta “zona di convergenza intertropicale”

L’evento è quindi assolutamente anomalo, strano e raro. Ma ha delle spiegazioni ben precise e una, in particolare, riguarda lo spostamento più a nord della zona di convergenza intertropicale: “Si tratta – spiega su TrueNews Stefano Albanese, presidente del Centro Meteorologico Siciliano – di una fascia temporalesca situata poco più a nord della linea equatoriale che, per adesso, staziona molto più a nord del previsto”.

Alcuni calcoli parlano anche di uno spostamento verso aree più settentrionali di quasi 300 km, un’enormità sotto il profilo meteorologico. Specialmente considerando il fatto che la linea temporalesca ha sconfinato verso il Sahara: “Lo slittamento verso nord della zona tradizionalmente interessata dai temporali tropicali – ha aggiunto Albanese – ha portato insolite piogge monsoniche in pieno deserto. L’evento, posso assicurare, è assolutamente raro e ha una portata storica”.

Stando ai dati raccolti dalle agenzie internazionali, in certe aree del deserto il quantitativo di pioggia atteso a fine settembre supererà di cinque volte la media mensile. Questo vuol dire che, nel giro di pochi giorni, potrebbe cadere la stessa quantità di acqua che solitamente cade in due anni.

Le conseguenze nel Mediterraneo e in Italia

Quanto sta accadendo nel Sahara può influenzare il clima anche nelle nostre parti? Su questa domanda, Stefano Albanese non ha dubbi: “Certo che sì, a livello climatico tutto è concatenato e le anomalie registrate nell’area sahariana – rimarca ai nostri microfoni – stanno avendo conseguenze in diverse parti del pianeta”.

Ad esempio, come sottolineato sempre dal presidente del Centro Meteorologico Siciliano, da diverse settimane non si hanno notizie di allerte relative agli uragani negli Stati Uniti e nella fascia caraibica: “Occorre sapere che gli uragani si formano proprio lungo la fascia temporalesca – spiega Albanese – E’ lì la scintilla che porta alla costituzione degli embrioni degli uragani, i quali poi vengono spinti dalle correnti atlantiche verso il nord America. Lo spostamento più a nord della fascia, ha portato i temporali in una posizione non idonea per la formazione di uragani, da qui la stagione tutto sommato tranquilla negli Stati Uniti”.

Ma se le conseguenze sono importanti anche a migliaia di chilometri e al di là dell’Oceano, è inevitabile che le inusuali piogge nel Sahara siano sintomo di un qualcosa che porterà cambiamenti anche nel Mediterraneo. Anzi, che sta già portando a grandi mutamenti del clima dalle nostre parti: “La zona di convergenza intertropicale, trovandosi più a nord – dichiara Albanese – spinge verso le nostre latitudini le zone anticicloniche di matrice nordafricana”.

Si tratta, in poche parole, di un vero e proprio effetto domino: lo slittamento a nord della fascia temporalesca, fa slittare a sua volta verso nord tutti quei fenomeni generalmente registrati tra il Sahara e il nord Africa. Questo spiega il perché dell’estate molto calda appena vissuta, soprattutto in Sicilia, lì dove si è ancora alle prese con un ciclo caratterizzato da siccità e scarse precipitazioni.

Cosa aspettarsi per il futuro?

Lo spostamento verso nord della fascia temporalesca potrebbe essere stato causato anche dalle temperature sempre più alte dell’Atlantico ma, sotto questo profilo, in molti all’interno della comunità scientifica internazionale preferiscono non sbilanciarsi. È dunque ancora presto per capire se le anomalie di questi giorni resteranno o meno confinate alla stagione in corso.

Non è possibile quindi sapere se la Sicilia, e l’intero sud Italia, saranno sempre più preda in futuro della morsa anticiclonica e quindi di temperature sempre più alte: “Qui in Sicilia stiamo vivendo un’annata particolarmente difficile sul fronte delle precipitazioni – ha concluso Albanese – per fortuna da giorno 9 settembre entreranno delle prime seccature dal nord Europa e respireremo aria più autunnale, ma è chiaro che se in futuro persisteranno le anomalie nel Sahara saremo costretti a patire un costante aumento dell’alta pressione e quindi delle temperature”.