La relazione finanziaria sugli enti locali” della Corte dei Conti evidenzia un grave deficit nella riscossione delle tasse locali in diverse aree del Mezzogiorno. Cosa cambierà con l’introduzione della riforma dell’Autonomia? L’economista Dario Baudo: “Un’opportunità di responsabilizzazione. Ma se non ci sarà adeguato supporto statale…”
L’autonomia differenziata rappresenta una delle riforme più discusse nel panorama politico e amministrativo italiano, con potenziali impatti significativi sulla gestione delle risorse e sul sistema fiscale delle regioni. Un aspetto cruciale del dibattito è se e come questa riforma potrebbe incentivare le regioni meno efficienti a migliorare la loro capacità di riscossione delle tasse. Soprattutto alla luce della “Relazione finanziaria sugli enti locali” della Corte dei Conti. Che evidenzia una situazione particolarmente deficiataria al Sud. Imu, Tari, addizionale Irpef. Ma anche rette dei nidi e delle mense scolastiche, acqua, affitti degli immobili comunali, proventi dell’occupazione di suolo pubblico. Se a livello nazionale la media della riscossione si attesta attorno al 65%, ci sono ampie zone del Paese dove ci si ferma al 35-45%.
Per esplorare questo tema, abbiamo intervistato Dario Baudo, economista e Managing Director di Borgogna The House of Mind, il quale ha offerto un’analisi approfondita. “Le regioni del Sud, già in difficoltà, potrebbero trovarsi ancora più in difficoltà se costrette a gestire risorse limitate senza un adeguato supporto statale. Un aspetto positivo, tuttavia, potrebbe essere la responsabilizzazione degli amministratori locali”. L’intervista.
In che modo l’autonomia differenziata potrebbe influenzare la capacità dei Comuni di raccogliere le tasse locali, come l’IMU, la TARI e l’addizionale IRPEF?
L’autonomia differenziata potrebbe avere un impatto significativo sulla capacità dei Comuni di raccogliere le tasse locali. Innanzitutto, è importante capire cosa si intende per “residui fiscali”, un concetto calcolato dalla Banca d’Italia che rappresenta la differenza tra le entrate e le spese pubbliche delle diverse regioni. Le regioni con residui fiscali negativi, come la Lombardia, contribuiscono in modo rilevante al bilancio statale, mentre quelle con residui positivi, come Campania, Sicilia e Puglia, beneficiano dei trasferimenti. Se l’autonomia differenziata venisse implementata senza una visione equilibrata, si rischierebbe di compromettere la stabilità economica delle regioni più deboli. Il PIL del Mezzogiorno, ad esempio, è solo il 22% di quello nazionale. Questo potrebbe significare che le regioni del Sud, già in difficoltà, potrebbero trovarsi ancora più in difficoltà se costrette a gestire risorse limitate senza un adeguato supporto statale. Un aspetto positivo, tuttavia, potrebbe essere la responsabilizzazione degli amministratori locali. Con la necessità di gestire risorse limitate in modo più efficiente, si potrebbe assistere a una gestione pubblica più virtuosa, con una riduzione degli sprechi e un miglioramento della capacità di riscossione delle tasse locali. Tuttavia, se ciò non dovesse accadere, il divario tra Nord e Sud potrebbe ampliarsi, con conseguenze non solo economiche, ma anche sociali.
Come si spiega che la Calabria, ad esempio, ha un tasso di riscossione del 35%, rispetto a una media nazionale del 65%?
Il caso della Calabria è emblematico e riflette una serie di problematiche comuni alle regioni del Sud Italia. Le cause principali di un tasso di riscossione così basso possono essere ricondotte a tre fattori principali. Innanzitutto le regioni del Sud soffrono di maggiori difficoltà economiche, con tassi di disoccupazione più elevati e redditi medi più bassi. Questi fattori favoriscono l’economia sommersa e rendono difficile per molte famiglie pagare le imposte. Inoltre in alcune aree del Paese, la cultura del non pagare è più radicata, complicando ulteriormente gli sforzi di riscossione. Questa resistenza culturale è spesso alimentata dalla percezione di inefficienza e ingiustizia nel sistema fiscale. Infine molte amministrazioni locali del Sud presentano evidenti inefficienze organizzative, con carenze di personale qualificato e sistemi informatici inadeguati. Questo porta a ritardi nella riscossione e, in alcuni casi, a un’inefficacia nel recupero delle somme dovute. È fondamentale notare che, sebbene sia facile additare la cattiva amministrazione come causa principale, il problema è più complesso e richiede un approccio sistemico per essere risolto.
Ci sono esempi di buone pratiche in altre regioni o paesi che potrebbero essere applicati per migliorare la situazione in Italia?
Certamente, esistono modelli virtuosi sia in Italia che in altri Paesi europei. Se guardiamo all’Italia, regioni come l’Alto Adige, l’Emilia-Romagna, la Lombardia e il Veneto si distinguono per i loro elevati tassi di riscossione, grazie a un’amministrazione fiscale efficiente e a un forte senso civico. A livello internazionale, paesi come la Svizzera, la Germania, l’Olanda e le nazioni del Nord Europa rappresentano esempi positivi. Questi paesi sono noti per avere sistemi fiscali trasparenti ed equi, percepiti dai cittadini come giusti. Ciò incoraggia il rispetto delle regole e rafforza la cultura civica. Inoltre, l’efficienza amministrativa e la certezza di ricevere servizi di qualità in cambio delle tasse pagate sono fattori chiave che migliorano la conformità fiscale.
Secondo lei, l’autonomia avrà come effetto positivo quello di mettere le regioni meno attente alla riscossione credito di fronte alle loro inefficienze?
Teoricamente, sì. L’autonomia differenziata potrebbe portare a una maggiore responsabilizzazione delle regioni meno efficienti, come la Calabria. Sapendo che una parte significativa delle entrate dipenderà dalla loro capacità di riscossione, queste regioni potrebbero essere incentivate a investire in strumenti e risorse per migliorare l’efficienza fiscale. Un altro aspetto positivo potrebbe essere la possibilità per le regioni di modulare le politiche fiscali in base alle esigenze locali. Questo approccio personalizzato potrebbe contribuire a contrastare l’evasione fiscale e a migliorare la conformità fiscale. Tuttavia, vi sono anche rischi significativi. Se non ci sarà un adeguato supporto e coordinamento da parte dello Stato centrale, l’autonomia fiscale potrebbe ampliare le disparità regionali. Le regioni più efficienti potrebbero ulteriormente rafforzare le loro finanze pubbliche, mentre quelle meno sviluppate rischierebbero di rimanere indietro, aggravando le difficoltà economiche e sociali.