Il campo largo Pd-M5S? “In Piemonte non se ne parla”. Bruno Babando, direttore de Lo Spiffero e attento conoscitore delle dinamiche politiche a Torino e dintorni commenta un centrosinistra spaccato che nelle sue componenti, alle imminenti Regionali, va verso la sconfitta contro Alberto Cirio e il centrodestra.
L’era Appendino divide ancora Pd e M5S
“Pesano molto”, ci dice Babando, “le tossine accumulate nei cinque anni di amministrazione a Torino di Chiara Appendino, eletta nel 2016 in un voto che per il Partito Democratico segnò una sconfitta bruciante. A cui i dem risposero facendo una dura opposizione” contro la giunta del Movimento Cinque Stelle. “Opposizione coordinata dall’attuale sindaco Stefano Lo Russo, che ha avuto strascichi giudiziari con l’affare Ream” da cui Appendino è risultata alla fine scagionata.
Certamente, ci dice Babando, “quest’epoca ha lasciato parecchi rancori e non è stato possibile ricomporre un campo politico in cui, del resto, restano grandi divisioni concrete”. Il direttore ci ricorda che “su molti temi essenziali Pd e M5S a Torino e in Piemonte corrono divisi. Un tema su tutti?”, riflette. “Senz’altro la Tav. Non dimentichiamoci che cinque anni fa il Pd promuoveva il “Piemonte del Sì” contro i pentastellati allora al governo nazionale con la Lega nella campagna per le Regionali.
Babando: “Torino può cadere in mano al centrodestra”
Dunque, ragiona Babando, “questioni personali e programmatiche frenano l’apparentamento tra le due forze politiche”. Questioni nate, principalmente, attorno al dualismo tra gli ultimi due sindaci del capoluogo. “Una Torino”, sottolinea Babando, “che per il Pd è sempre di più un moderno villaggio di Asterix e Obelix sotto assedio”. E come ha ribadito di recente ad Affari Italiani, il fine conoscitore della politica locale ci ricorda che nel prossimo voto difficilmente la roccaforte della Città Daziaria basterà a cambiare le sorti delle Regionali. “Anzi”, sottolinea Babando, “Torino potrebbe cadere in mano al centrodestra per la prima volta in un trentennio. Tutto questo in un contesto che vede il Pd non riuscire a trovare fattori dominanti nella mobilitazione alle urne”, in un contesto in cui l’apparentamento del voto con le Europee fagocita il Piemonte per la vicinanza alla Lombardia.
Ebbene, “il vero dato da vedere sarà se Torino resterà o meno in mano al centrosinistra”. La candidatura del Pd alla Regione, quella di Gianna Pentenero, “appare perdente in partenza ed è fragile. Rischia di consolidare l’immagine del Pd piemontese come formazione delle Ztl”, in special modo torinesi. Ma “le regionali si vincono altrove: tra le Pro Loco e nelle sagre di paese, nel Piemonte profondo dei borghi e dei campanili. Una cosa che il centrosinistra, oggi diviso, sembra essersi scordato”.