Perchè leggere questo articolo? Concertone del Primo Maggio senza sussulti, tra maltempo e poca politica. C’entra il governo Meloni? “No, è la sinistra a mancare. Sul palco come tra il pubblico”. L’intervista a Clara Moroni
Ma era il Concertone o il Wind Summer Festival? Il tradizionale evento del Primo Maggio sembra tentare di cambiare pelle inseguendo una piena vocazione mainstream nella scelta del cast in scaletta. Al Circo Massimo nella giornata di ieri si sono alternati, tra gli altri, Achille Lauro, Geolier, Ultimo, Mahmood, Negramaro, La Rappresentante Di Lista, Rose Villain, Colapesce Dimartino, Tananai, Cosmo, Dargen D’Amico. Il maltempo – ed i conseguenti problemi tecnici – hanno condizionato i ritmi della manifestazione. Ma l’impressione è che nessuno degli artisti abbia saputo o voluto realmente lasciare il segno: sono mancate prese di posizioni forti o gesti eclatanti, di quelli che poi al di là della musica finiscono per dominare il dibattito sui social e sui giornali.
C’entra l’aria che tira tra Rai e Governo Meloni? O il Concertone del Primo Maggio è alla ricerca di una sua nuova identità? True News ne ha parlato con Clara Moroni, cantautrice e produttrice discografica, celebre vocalist di Vasco Rossi sino al Modena Park del 2017 e con un solidissimo background rock. “Il Concerto del Primo Maggio si è snaturato. E sembra essere stato quasi completamente abbandonato dalla sinistra. Sul palco come tra il pubblico”. L’intervista
Moroni, ha seguito il Concertone? Cosa gliene è parso?
Sin da quando ho visto la scaletta ho pensato: sembra Sanremo. O il Wind Summer Festival. La scelta del cast è stata molto mainstream
E questo è stato un bene o un male?
Per quello che rappresenta il concerto del Primo Maggio, è uno snaturamento. Viene meno il suo significato storico se questa manifestazione diviene una riproposizione di quanto già ascoltiamo in altri grandi eventi. Indipendentemente da quelle che possono essere le idee politiche di ognuno, mi ha stupito la quasi totale mancanza della dimensione politica
Può centrare il fatto che al governo c’è la Meloni e la Rai si sta “riallineando”?
I Governi continuano a voler controllare la Rai, questo è sicuro. Ma Rai Tre è sempre stato uno spazio in cui potevano trovare espressione determinate istanze e tematiche, Il lavoro, i diritti. Non credo sia colpa della destra se questo non è più cosi. Penso che ci sia stato un totale abbandono da parte della sinistra. Sarà stata la pioggia, ma per esempio non ho visto tra il pubblico nemmeno una bandierina arcobaleno!
Cos’altro è mancato?
Sembrava non esserci reale partecipazione neanche dal palco. Tradizionalmente il Concerto del Primo Maggio offriva una vetrina ad artisti fuori dal mainstream, al quale costituivano una alternativa. Musicisti spesso più politicizzati. Ieri? Forse solo la Rappresentante di Lista o Morgan hanno rappresentato questo spirito. BigMama ha letto il suo monologo come se fosse una annunciatrice tv. Se credi in certe battaglie e certe tematiche, dovresti anche avere coscienza della piazza a cui ti stai rivolgendo. Ma probabilmente anche il pubblico stesso ieri era diverso, questo è stato notato da molti
Si poteva osare di più, insomma.
In un momento delicato come questo, in cui il mondo sembra in fiamme, sì. Mi ha colpito ad esempio come non ci sia stato nessun accenno alla vicenda di Om Fahad, la tiktoker irachena uccisa davanti a casa sua a Baghdad
Segnali di un cambiamento destinato a rimanere?
Il sistema musicale e dello show-business è stato cambiato dalla concomitanza di molte forze. Il mainstream si è preso tutto. Chi cerca altro deve rivolgersi a delle piccole nicchie. Ma gli spazi rimasti per emergere sono pochi
Frankie hi-nrg dal palco ha lanciato una provocazione: “Le ragazze le fanno esibire tutte al pomeriggio”. Persino sul palco del Primo Maggio c’è un problema di rappresentanza di generi?
La discografia italiana è maschilista ed è sempre stato così. Anche Sanremo insegna. Se si guarda altrove, al mercato statunitense, per esempio, le cose non stanno così: le donne dominano le classifiche e gli uomini inseguono. O, quantomeno, c’è molto più equilibrio. In Italia permane uno squilibrio che è figlio anche di un retaggio culturale. E lo dico dall’interno, da donna e discografica. Una mancanza di parità che viene estremizzata dal fatto che il mercato italiano è dominato da due generi come il rap e la trap. Un diverso approccio culturale e scelte discografiche che non aiutano: così tante artiste anche di talento non riescono ad emergere
Un’ultima domanda sul rock, genere che sembra ormai destinato a un ruolo da comprimario. Sarà così anche in futuro?
Sembrava che i Maneskin sarebbero riusciti a riportare il rock ad un livello di mainstream. Se è così, questo è avvenuto altrove ma non in Italia. Certo oggi l’Italia sembra ostaggio della trap. Anche per questo il disco che sto preparando sarà estremamente rock. Proprio per andare controcorrente rispetto a quello che è oggi dominante. Ma credo che il rock non morirà mai. E che la storia è ciclica. In qualche modo tornerà, dall’incontro di personalità che saranno in grado di riportare il rock tra i giovani e presso il grande pubblico