Perchè leggere questo articolo? Tra approvazione della separazione delle carriere e commemorazione di Matteotti, il leader di Avs Angelo Bonelli: “Meloni gestisce lo Stato a sua immagine e somiglianza. Ed il vero rischio della democrazia è quando qualcuno pensa che il Parlamento diventi una zavorra”. L’intervista
Pioggia di critiche da parte dell’opposizione per la recente approvazione del “Ddl Nordio”, riforma costituzionale che separa le carriere di pubblici ministeri e giudici, un doppio Csm con una nuova composizione e la disposizione di un Alta corte.
Abbiamo chiesto ad Angelo Bonelli, leader di Alleanza Verdi Sinistra e di Europa Verde, cosa pensi di quanto discusso in Consiglio dei ministri. Bonelli si mostra “preoccupato” per la «svolta autoritaria che sta prendendo questo Governo». “Non si affrontano le questioni essenziali: ritardi dei processi e pochi magistrati assunti. La tempistica? Approvare la norma a dieci giorni dal voto non aiuta certamente ad avviare una serena discussione”. L’intervista
Bonelli, Ddl Nordio, cosa ne pensa?
Per come è strutturato e così come collocato all’interno di questo percorso di riforme costituzionali legate ad esempio alla svolta presidenzialista, è un problema molto serio per il nostro Paese perché è un attacco all’indipendenza e all’autonomia dei magistrati. Questo per noi è un elemento di profonda preoccupazione perché, come le dicevo, si inserisce in un quadro di riforme in cui il Presidente Meloni sta gestendo lo Stato a sua immagine e somiglianza e tra l’altro proprio nel momento in cui oggi c’è il centesimo anniversario della morte di Giacomo Matteotti, e nel momento in cui il ruolo del Parlamento viene sempre più svuotato. Ci troviamo di fronte a problemi seri che incidono sulla qualità della nostra democrazia. Dopodiché, aver collocato questa approvazione a dieci giorni dal voto non aiuta certamente ad avviare una serena discussione.
La premier Meloni ha esultato dopo l’approvazione definendo la norma «giusta, necessaria e storica», realizzando così il sogno di Berlusconi.
Questa è la prova provata e dimostra che ci troviamo di fronte a un tentativo chiaro e autoritario di disegnare i poteri degli organi dello Stato concentrandoli sulle mani di una persona.
Tra riforma giustizia e premierato, qualcuno parla di «orbanizzazione» e addirittura di un ritorno al ventennio, lei si trova d’accordo con queste affermazioni?
Oggi ci sono stati discorsi alla Camera che hanno ricordato la figura di Matteotti. Il vero rischio della democrazia è quando qualcuno pensa che il Parlamento diventi una zavorra, un peso. Noi siamo di fronte a questo rischio. Ecco perché bisogna reagire, perché il combinato disposto, che per noi è un mercimonio tra autonomia differenziata e premierato, e questa riforma sulla giustizia collocata a dieci giorni dal voto sono segnali di una svolta autoritaria.
Ma ai cittadini importa davvero questa riforma sulla giustizia? Perché una questione che riguarda una piccola parte di giudici e pm è da decenni che monopolizza il dibattito politico?
No, questo non interessa alcunché ai cittadini perché ripropone invece lo scontro politico. E’ da molteplici anni che vige il conflitto tra politica e magistratura. Il vero problema è che il Governo non vuole affrontare le questioni essenziali: i ritardi dei processi, le lunghezze sia in sede civile che penale, la mancanza di personale, il fatto che non si assumano magistrati, il tema dei cancellieri, il tema della polizia investigativa. Pensiamo ad esempio al fatto che riducano le intercettazioni. Questo è il governo che si è contraddistinto per ridurre gli investimenti sulle intercettazioni. Il ministro Nordio ha definito i trojan un atto di barbarie, di inciviltà. Gli stessi trojan che hanno consentito l’arresto di Messina Denaro e che hanno svelato il malaffare in Liguria. Mi pare evidente che tutto ciò sia inserito in un quadro in cui la politica costruisce queste riforme per difendersi dalle inchieste. La riforma di cambiamento doveva assumere più magistrati, dato che abbiamo il dato più basso di tutta Europa, e fare investimenti perché il ritardo dei processi è un problema per le vittime e per gli imputati. Di questo non si parla, di questo non se ne vuole occupare il Governo, questo sì che interesserebbe ai cittadini