Perché leggere questo articolo? Storica risoluzione Onu che ha imposto il cessate il fuoco a Israele. True-News.it ha intervistato il giornalista e scrittore Paolo Mossetti sulla decisione del Consiglio di Sicurezza e sul cambio di rapporti tra Usa e Israele.
Per la prima volta dal 7 ottobre, le Nazioni Unite hanno superato i numerosi veti e hanno finalmente approvato una risoluzione presentata dal Mozambico. Con questa storica risoluzione si chiede il cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza. True-News.it ha intervistato lo scrittore e giornalista Paolo Mossetti su questa storica decisione Onu e sui rapporti tra Usa e Israele.
Mossetti: “Rilascio degli ostaggi non è una condizione necessaria”
“È un evento a suo modo storico perché per la prima volta gli Stati Uniti si sono astenuti per non bloccare una risoluzione di cessate il fuoco”, ha commentato Mossetti. Secondo lo scrittore però c’è un dettaglio molto importante che non bisogna trascurare. “Il cessate il fuoco per il mese di Ramadan è richiesto in una lista che comprende anche il rilascio degli ostaggi”. Quest’ultimo punto però non è una condizione necessaria.
Queste due richieste infatti viaggiano su binari paralleli e non sono collegati. “Se lo fossero state, la popolazione di Gaza sarebbe restata ostaggio di Israele e Russia e Cina non avrebbero votato la risoluzione”, ha dichiarato il giornalista. “Si tratta di fatto di una imposizione unilaterale di un cessate il fuoco a Israele. E questo spiega la reazione di Netanyahu, che ha annullato la partenza della delegazione israeliana a Washington”.
Israele, la guerra non si fermerà
“Purtroppo, per come è strutturata l’Onu, nell’immediato futuro la guerra continuerà“. Questo il commento di Paolo Mossetti riguardo l’intensità della guerra combattuta tra Israele e Hamas. Ma Israele come si comporterà ora che è stato imposto un cessate il fuoco? “La risoluzione tecnicamente è vincolante, ma Israele ha già annunciato di non volerla rispettare“, ha commentato. Il problema, secondo il giornalista è che “non c’è modo di farla rispettare con la forza”.
“La rappresaglia su Gaza non finirà nella grande sala del Consiglio di Sicurezza”. L’unico momento in cui questo conflitto potrebbe seriamente finire è “quando Benjamin Netanyahu deciderà di farla finire, possibilmente sotto pressioni statunitensi o della sua stessa maggioranza”, ha dichiarato Mossetti.
La risoluzione Onu favorisce realmente Hamas?
“Il voto degli Usa è un passo indietro chiaro dalle posizioni costanti degli Usa dall’inizio della guerra. Questo ritiro colpisce lo sforzo bellico per liberare i nostri ostaggi perché offre a Hamas la speranza che pressioni internazionali gli consentiranno di ottenere un cessate il fuoco senza liberarli”. Queste sono state le dichiarazioni dell’ufficio del premier israeliano. Ma non è la verità secondo il giornalista. “Questo è quello che dicono il governo Netanyahu, i propagandisti di Netanyahu e i filoisraeliani radicali, che stanno dando battaglia nella comunicazione pubblica, devo dire con ben pochi risultati”.
Questa sentenza favorisce realmente Hamas? “Di certo la risoluzione evita una condanna totale di Hamas e una richiesta incondizionata di rilascio degli ostaggi, come avrebbero voluto loro, ma è il prezzo da pagare per aver sottovalutato la pentola a pressione di Gaza per molti anni”. Quello che è stato effettivamente il regalo più grande ad Hamas è stato il fatto di “averlo scelto come interlocutore primario per delegittimare la questione palestinese e la richiesta di uno Stato palestinese, e poi di aver scelto come risposta all’eccidio del 7 ottobre una rappresaglia che ha screditato Israele agli occhi del mondo”, ha detto Mossetti. Questa risoluzione quindi certifica quello che diceva il segretario Onu Gutterres. “Il 7 ottobre non è avvenuto in un “vuoto”, ma come culmine di una storia lunga decenni”.
I rapporti tra Usa e Israele sono cambiati?
I rapporti tra Usa e Israele dopo questi mesi e dopo quest’ultima situazione in seno al Consiglio di Sicurezza sono ufficialmente cambiati? “Bisogna andarci cauti, su questo. I rapporti tra i due Paesi sono ai minimi storici dai tempi di Obama. Ma da qui a immaginare un Biden che scarica del tutto Netanyahu ce ne vuole“, ha affermato Paolo Mossetti a True-News.it. E la situazione è testimoniata anche dal portavoce del Dipartimento di Stato statunitense che “ha cercato sui social di indorare la metaforica pillola, spacciando il cessate il fuoco come vincolato al rilascio degli ostaggi”. Cosa non vera, specifica il giornalista. “Questo è un tentativo di tenersi buono il voto degli ebrei conservatori e dei filoisraeliani più rigidi”.
“Non dimentichiamo che l’amministrazione Biden ha tentato fino all’ultimo di annacquare la risoluzione, imponendo quel collegamento tra cessate il fuoco e rilascio degli ostaggi che è stato poi eliminato”. Ci si chiede quindi perché Biden ha accettato di consentire una risoluzione che non piaceva ad Israele. “Io credo perché tutti i membri non permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu si sono organizzati per isolare gli Stati Uniti ed essenzialmente sfidarli a porre il veto alla risoluzione di ieri”, ha commentato lo scrittore. La sinistra Dem, secondo Mossetti, “deve rendersi conto che le pressioni su Biden devono continuare, perché la pulizia etnica a Gaza è ancora dietro l’angolo“.
Mossetti: “Postura rivoluzionaria di Biden potrebbe cambiare il voto ebreo americano”
Riguardo le scelte elettorali degli ebrei americani, storicamente più propensi a votare per i democratici, Mossetti afferma che è ancora presto per dirlo. “Biden potrebbe perdere voti ebrei ma guadagnarne di musulmani e giovani in alcuni stati-chiave, come il Michigan”. Inoltre, riguardo la posizione su Israele, anche lo stesso Trump inizia a non vedere di buon occhio la situazione. “Proprio ieri Trump ha criticato pacatamente Israele per la gestione della crisi e fatto capire di volerla vedere risolta prima della sua eventuale rielezione”.
Trump potrebbe quindi non essere il candidato più credibile per i filoisraeliani radicali. Anche se, conclude Mossetti, “una postura più rivoluzionaria di Biden sulla questione potrebbe significare un cambiamento tettonico del voto ebreo americano”. Un po’ come “lo fu l’approvazione dei diritti civili nei Sessanta per i Democratici, che gli costò il voto conservatore nel Sud”.