Perché leggere questo articolo? Stop alla produzione di energia da carbone entro il 2035. È quello che emerge dal documento finale approvato durante il G7 di Torino. Ma a livello mondiale la domanda non è mai stata così alta. Un apparente paradosso. True-News.it ha intervistato Angelo Bonelli.
I ministri dell’Ambiente dei Paesi del G7 si sono riuniti e hanno trovato l’accordo sull’addio al carbone. Questo è quello che si legge nel documento finale approvato a Torino. Il documento parla di abbandono totale alla produzione di energia da carbone entro la prima metà del 2030.
Il paradosso del carbone: domanda globale record nel 2023
Nonostante da anni ormai il mantra delle economie più avanzate sia “transizione ecologica”, i consumi del vecchio ed inquinante carbone nel 2023 hanno fatto registrare un nuovo record, come annunciato a dicembre all’Agenzia internazionale per l’energia. Superato il livello record di domanda globale di 8,5 miliardi di tonnellate. Come è possibile? Aggiungiamo un altro dato: in Ue e Stati Uniti la domanda di carbone ha fatto registrare un calo record del 20% quest’anno. La domanda giunge infatti soprattutto dalle economie emergenti: l’uso del carbone è aumentato “dell’8% in India e del 5% in Cina nel 2023 a causa della crescente domanda di elettricità e della debole produzione di energia idroelettrica”, spiega il rapporto annuale Coal 2023. A questi paesi si aggiunge l’Indonesia. La Cina dovrebbe diminuire gradualmente il proprio fabbisogno di carbone entro il 2026, consentendo di apprezzare un’inversione del trend.
True-News.it ha intervistato il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra e portavoce dei Verdi Angelo Bonelli.
Bonelli: “Al G7 i “Dracula” del pianeta”
“Per quanto mi riguarda si sono riuniti al G7 i Dracula del pianeta”, ha esordito Bonelli. “Continuano a riunirsi, a non prendere soluzioni e anzi a ingannare, come sta ingannando il governo italiano, che ha deciso di trasformare il nostro paese in un hub del gas e lo dimostrano anche i contratti di Eni verso il Qatar per la fornitura di gas liquido al di là del 2050”.
Gli impegni per il 2035 secondo il deputato sono fin troppo prossimi. “Tra l’altro il 2035 è un impegno lontano che rallenta fortemente il processo verso le rinnovabili”, ha aggiunto. Ma non solo, secondo Bonelli anche la somma investita è irrisoria. “Anche l’impegno di 100 miliardi di dollari per i prossimi cinque anni è un insulto se pensiamo che ogni anno si è raggiunta di una spesa di 2434 miliardi di dollari l’anno per armamenti”.
Bonelli contro “l’accordo per i biocarburanti”
Il deputato Bonelli si scaglia anche contro il ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Pichetto Fratin. “C’è un altro aspetto che contesto al ministro che è il fatto che ha trovato un accordo per i biocarburanti”. Un accordo completamente sbagliato secondo il portavoce dei Verdi. “Sappiano gli italiani che questo significa che milioni di ettari di territorio agricolo saranno convertiti per biocarburante e non produrranno cibo”.
Il problema riguarderà soprattutto i paesi del Centro Africa “dove l’Eni ha in progetto di trasformare terreni agricoli da in milioni di ettari per la coltivazione di biocarburanti”. Per questo Bonelli parla di “Dracula del pianeta”. “Invece di fare una flebo ricostituente stanno succhiando il sangue al pianeta”, ha affermato.
I fondi “non coerenti” con le decisioni del governo Meloni
Nell’accordo si parla di sblocco di finanziamenti per il clima dal valore di “migliaia di miliardi”. Scelte non particolarmente convincenti secondo Bonelli. Questi fondi, secondo il deputato, “non sono coerenti con le decisioni che vengono prese dagli Stati membri come l’Italia che con la Meloni si candida a fermare tutte le direttive della transizione ecologica per riaffermare il petrolio, le fonti fossili e altro”.
Questo G7 è stata quindi un’occasione sprecata. “È soltanto una grande passerella che ha fatto Pichetto Fratin che avrebbe dovuto avere l’onestà intellettuale di dire ‘vi stiamo ingannando’”.
Bonelli: “La nostra strategia prevedeva la fuoriuscita dal carbone nel 2025”
Ci si chiede quindi se non fosse stato meglio focalizzarsi fin da subito sul problema del carbone. Affermazioni che Bonelli condivide. “Noi da tempo lo diciamo. La strategia energetica prevedeva la fuoriuscita dell’Italia dal carbone nel 2025. Dopodiché è venuto il ministro Cingolani”.
La questione, secondo il deputato di Avs, sono le contronarrazioni sbagliate a cui si assiste in questi tempi. “Il problema è che noi stiamo assistendo a una offensiva pagata con fior di miliardi di dollari che consente in televisioni e media di fermare la transizione verde e di costruire narrazioni false”. Le prove di tutto questo arrivano da eventi recenti. “Dopo l’accordo di Parigi del 2015 le grandi società petrolifere hanno investito un miliardo di dollari in comunicazioni e controinformazione per negare il cambiamento climatico”, ha affermato allarmato Bonelli.
Gli errori del governo Meloni e l’importanza delle energie rinnovabili
Il deputato è quindi convinto che questi accordi siano arrivati con troppo ritardo. “Siamo alle solite. Se io dico che siamo in ritardo arriva Giorgia Meloni che dice che io sono un ambientalista ideologico e invece lei è un’ambientalista pragmatica”. Diversi gli errori della presidente del Consiglio. “Sta di fatto che lei ha bloccato la legge sul restauro della natura, ha bloccato la legge sul regolamento Fit For 55’ e attacca le Case Green”
“Però una cosa che fa la Meloni è non tassare gli extra profitti energetici”. Il vero problema è quello secondo Bonelli. “Negli ultimi due anni le grandi società energetiche italiane, dall’acquisto alla distribuzione del gas hanno fatto extra profitti per oltre 60 miliardi di euro. E sono soldi degli italiani. Sono extra profitti che non hanno mai realizzato nella loro storia societaria, penso ad Eni”. Il governo però non li ha tassati. “Questo è il motivo”, continua Bonelli, “per cui ancora oggi queste società energetiche hanno un ruolo dominante nella costruzione della politica energetica del nostro paese”.
Il motivo per cui il governo non vuole le rinnovabili è proprio per la gratuità di queste fonti energetiche a differenza del petrolio e del carbone su cui si generano gli extra profitti. “Siccome con il sole e il vento i cittadini possono diventare loro stessi padroni e protagonisti della produzione di energia, tutto ciò non si vuole realizzare”, ha concluso.