Perchè leggere questo articolo? Michele Monina stronca sul nascere la competizione tra i tormentoni dell’estate 2024: “Su chi puntare? Sui brani più paraculi”. Tra plagi di intenzione ed effetto Ikea, viaggio tra brani destinati a non lasciare traccia. L’intervista
È ufficialmente arrivata l’estate e con essa i tormentoni che ci terranno compagnia da qua a fine agosto. Elodie, Gaia, Tony Effe, Fedez, Annalisa. E molti, molti altri. Abbiamo chiesto a Michele Monina, storico critico musicale, su chi puntare quest’anno. E la risposta è la seguente: “sui paraculi”. Brani che però dimenticheremo subito. E’ la legge delle hit estive di oggi. “Se vai alla Sagra della Rapa di Vigevano, vedrai che c’è un gruppo di persone, anche giovani, che ballano l’Alligalli sulle note dei Vatussi, mentre Roma Bangkok ormai non la balla più nessuno“. L’intervista.
Allora, Monina, ci siamo, è arrivato quel periodo dell’anno lì, è arrivato il periodo dei tormentoni estivi. Sta tremando?
Molto, anche perché è ormai fine giugno, ma neanche sembra estate.
Niente previsioni meteo e dedichiamoci ai tormentoni estivi, vari ed eventuali: su chi puntiamo?
Non saprei, sono come l’anno scorso: troppi. Saranno almeno una ventina e quindi non saranno tormentoni perché non è possibile che si dividano in così tanti il successo. Ma credo che alla fine i più ascoltati saranno “Samba e sesso” di Tony Effe e Gaia, una canzone orribile, inquietante, però mi sembra che abbia le caratteristiche per sfondare, e “Storie brevi” di Annalisa, che invece non ha le stesse caratteristiche dell’altro, però è una canzone paracula e con due nomi paraculi dentro.
Ma quali sono le caratteristiche musicali e liriche, che rendono una canzone un tormentone estivo?
Musicalmente dovrebbero essere ritmate. I primi tormentoni estivi erano quasi tutti reggaeton, quindi ovviamente devono essere canzoni che abbiano un ritmo come quello, ma negli ultimi due anni, a parte Blanco, quasi nessuno fa più reggaeton. Quindi, ritmo da una parte, leggerezza e familiarità. La familiarità, che è una caratteristica propria della musica italiana: significa fare canzoni che sono qualcosa di già sentito; la ricordo subito, me la sento di famiglia, perché in realtà è uguale a un’altra canzone o a un insieme di altre canzoni. Se pensi ai tormentoni degli anni scorsi, ad esempio di Fedez , erano quasi tutti mix di pezzetti di altre canzoni in un senso in generale. Non è un plagio reale, è un plagio di intenzione. Questa cosa ovviamente aiuta perché se ti ricordi qualcosa che già conosci, ti trovi subito a casa tua; è il principio Ikea: cioè è un tipo di arredamento che trovi ovunque e ti risulta subito caro e caro in un senso affettivo.
Come sono cambiati nel tempo i tormentoni estivi?
Da un po’ di anni a questa parte è partita questa cosa di pensare alle canzoni appositamente per l’estate, con protagonisti città esotiche, cocktail. Le canzoni sono diventate un po’ più carnali; questa roba qui del fisico è una roba recente perché fino a qualche anno fa non si poteva parlare di corpi nelle canzoni italiane. Adesso invece si è ripreso e si ammica. Con delle variazioni. Se pensa a “Pazza musica” l’anno scorso di Mengoni e Elodie, era un tormentone del tutto inusuale rispetto alle caratteristiche tipiche dei tormentoni.
Perché inusuale?
Perché era una canzone, come quasi tutte le canzoni più di Elodie che di Mengoni, difficile. Cioè non aveva esattamente la semplicità che ti consente di ricordarti al primo ascolto una canzone. Questa è una caratteristica di quasi tutte le sue canzoni, sono sempre armonicamente un po’ complesse per cui fatichi quasi a starci dietro. Anche Mahmood fa una cosa del genere. Poi non ti molla più, però al primo ascolto non riesci neanche a decifrare le parti della canzone, devi capire qual è il ritornello, qual è il bridge, lo special, le varie parti. Quest’anno mi sembra che le canzoni siano talmente tante che uno veramente c’ha l’imbarazzo, anche se più che della scelta direi che c’è solo l’imbarazzo.
Ma secondo lei c’è la possibilità che prima o poi, magari quest’anno, un tormentone estivo ci possa stupire o è stato fatto tutto quello che si poteva fare su questo genere?
Ma non lo so. nel senso, cosa intendi per “stupire?” Se intendi stupire “ah che bella canzone”, sì presumibilmente. Anzi no, non credo che ci sorprenderanno, nel senso che appunto se l’idea è fare una canzone che sia paracula, non stupisci. Però ti faccio un esempio, l’anno scorso nessuno, me compreso, ha indicato tra i tormentoni ipotetici “Italodisco” dei The Kolors, che invece è stato il vero tormentone estivo dell’anno scorso. Quella ha sorpreso perché quantomeno è uscita dal basso, tra l’altro un genere che non era il classico reggaeton. Fino all’anno prima noi eravamo abituati a quello. Se pensiamo alla parabola di Baby K, è una che è un po’ il corrispettivo oggi di, non so, di artisti alla Giorgia Florio negli anni ’80. Cioè quelli che uscivano fuori a gennaio, facevano Sanremo e a marzo scomparivano. Lei arriva con il reggaeton a giugno e poi non la vedi più per tutto il resto dell’anno.
Ma il fenomeno tormentone estivo è puramente italiano o è anche internazionale?
No, è un fenomeno mondiale, ovviamente ci sono le canzoni… laddove l’estate è estate, nella parte boreale del mondo, è ovvio che pensi a far uscire durante l’estate canzoni che siano più leggere, meno depresse, di quelle che fanno uscire nei mesi invernali, quando il clima agevola una maggiore introspezione. La parola “tormentone estivo” è una roba italiana. Non credo ne esista una traduzione inglese che identifichi quel tipo di canzoni. Perché il mercato internazionale quei brani li tira fuori anche durante il resto dell’anno. Amadeus ha rischiato, spero che adesso ci sia un cambio di marcia, di far diventare tormentoni estivi, tormentoni e basta, perché avendo trasformato Sanremo in Festivalbar, che era una roba tipicamente estiva, noi quest’anno abbiamo avuto a Sanremo svariati potenziali tormentoni, cioè “Una ragazza e una ragazza” o “La noia”. Canzoni che se fossero uscite adesso sarebbero state hit estive. Ma sono uscite a febbraio e quindi hanno finito in parte il loro corso, perché lui ha deciso questa cosa qua e l’ha imposta.
Ma almeno un tormentone estivo, uno a caso degli ultimi vent’anni, che salva?
Allora, te lo dico sinceramente, perché poi in realtà ho scelto di raccontare il pop, quindi il pop lo ascolto anche. Io fatico a dirti qual era il tormentone di tre anni fa, non solo perché sono un uomo anziano e ho poca memoria, ma proprio perché la natura del tormentone è quella di non lasciare traccia. Cioè mentre se vai domani alla Sagra della Rapa di Vigevano, vedrai che c’è un gruppo di persone, anche giovani, che ballano l’Alligalli sulle note dei Vatussi, mentre Roma Bangkok ormai non la balla più nessuno.