Sono passati 44 anni, ma la strage di Ustica resta una ferita aperta. Uno dei grandi misteri italiani, apparentemente insolubili. Cosa successe veramente nei cieli siciliani in quei minuti del 27 giugno 1980? Il Paese è tornato ad interrogarsi in questi giorni, in occasione del 44esimo anniversario del disastro aereo. Con l’appello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella affinchè i “Paesi amici collaborino”. E con le polemiche seguite alla messa in onda dello speciale su Ustica condotto da Massimo Giletti, andato in onda su Rai Tre. Due i punti controversi: il duro confronto tra il generale Leonardo Tricarico, sostenitore della tesi della bomba, ed i familiari delle vittime, che considerano ormai superata questa pista. E la testimonianza di un ex addetto militare francese che sembra avvalorare l’ipotesi di un azione di depistaggio dei servizi d’Oltralpe sin dalle immediatezze del disastro. Rivelazioni che paiono più compatabili con lo scenario di una battaglia aerea tra velivoli francesi e libici in cui il DC-9 si è trovato sciaguratamente coinvolto.
“Mattarella chiede collaborazione, ma i Paesi vicini non centrano nulla”: il generale Vincenzo Camporini, ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica Militare, è da sempre convinto dell’ipotesi della bomba. “Giletti non ha fatto buona informazione. Perchè non è mai stata fatta una indagine sul personale di terra? La relazione della commissione d’inchiesta di cui ho fatto parte evidenzia che non c’erano aeroplani nelle vicinanze del DC-9. Punto. L’ipotesi della battaglia aerea è fantascienza. Ma ci sono tante altre strade possibili mai esaminate con la dovuta attenzione. Cosa rende così difficile la ricerca della verità? I tanti quattrini in gioco…” L’intervista.
Generale Camporini, come valuta queste parole di Mattarella: “L’Italia non si stancherà di continuare a cercare e chiedere collaborazione anche ai Paesi amici per ricomporre pienamente quel che avvenne”?
Sono assolutamente convinto che questo sia avvenuto, ma i Paesi vicini non c’entrano nulla. Mattarella, evidentemente, in questa circostanza deve comunque chiedere che venga fatta luce, perché mai è stata fatta. Noi abbiamo una serie di atti giuridici che, leggendo la sentenza della Cassazione, escludono in modo preciso questa fantascientifica ipotesi di battaglia aerea. E lasciano come unica porta aperta la possibilità della bomba, su cui però non si è mai indagato. Tra l’altro, un aspetto che rarissimamente viene messo in luce è il fatto che non è mai stata fatta un’indagine sul personale di terra che ha fatto la manutenzione del DC-9 prima che partisse da Bologna. Nessuno ha mai fatto un elenco di persone che si sono avvicinate all’aeroplano, di quelle che sono entrate o di coloro che avevano le autorizzazioni. È abbastanza singolare. Non mi sento di commentare le parole del Presidente. Lui dice giustamente che ci troviamo in una situazione in cui non sappiamo ancora cosa sia successo, perché dal punto di vista giuridico non è emersa mai una verità incontrovertibile. È uno dei tanti misteri che non dovrebbero rimanere tali.
Ha visto lo speciale di Giletti su Ustica andato in onda su Rai 3?
Ho visto gli ultimi cinque minuti e mi sono bastati. Io sono amico di Giletti, ma gli ho mandato un messaggio di critica perché non è così che si fa informazione. Il generale Tricarico si è prestato a dare una visione della situazione ma è stato brutalmente zittito, non gli è stato neanche consentito di avere la parola.
Durante la trasmissione è stata mostrata un’intervista ad un ex addetto militare in servizio all’ambasciata francese che dice: “Mi fu detto di riferire che la base di Solenzara era chiusa, che era in manutenzione”. Cosa ne pensa?
Non dovrebbe essere impossibile risalire al nome di questo ipotetico addetto militare che avrebbe fatto questa affermazione, no? Visto che le posizioni di addetto militare sono note, potremmo sapere di chi si tratta invece di mascherarlo con modalità abbastanza strane. Come tutte le basi militari aeree, la base di Solenzara aveva un sistema radar molto locale. Io, a Villafranca, avevo il mio sistema di GCA, per cui c’era un radar che mi poteva rilevare nel raggio di cinque-dieci chilometri. Non più di così. Quindi, non credo che ci sia una rilevanza qualsiasi di rilevazione della base di Solenzara. Ma nulla vieta di fare questa domanda al governo francese e farsi dare una risposta. E non credo che i francesi abbiano nessuna reticenza a darla. Però nascondersi dietro ad un addetto militare dell’epoca, che avrebbe detto questo senza però poter sapere chi sia, sembra una presa in giro. Veramente un atteggiamento poco serio, giornalisticamente parlando
L’ex maresciallo dell’Aeronautica Giuseppe Dioguardi ha dichiarato di aver consegnato documenti altamente classificati su Ustica all’ex presidente del Consiglio Giovanni Spadolini. Una volta forniti, l’ex premier ha invitato Dioguardi a leggere le carte, nonostante fosse contro il regolamento. Il maresciallo avrebbe appreso della presenza di due Mirage francesi, di un Tomcat americano, e del Mig libico.
Questo sottufficiale ha fatto questa dichiarazione già tanti anni fa, e non credo sia mai stato sentito dai giudici inquirenti. A questo punto chiedo: perché? Probabilmente perché non l’hanno ritenuto attendibile. Tirare in ballo qualcosa che non è stato considerato attendibile durante l’inchiesta non è di grandissimo spessore giornalistico. Sono stati sollevati una serie di argomenti che sono stati regolarmente considerati dall’indagine penale e che sono stati poi considerati irrilevanti o assolutamente non veritieri. Se vogliamo assumere come metodo che una bugia se ripetuta per tante volte diventa verità, accontentiamoci. Ma non diventa verità.
Quindi l’ipotesi più accreditata resta per lei quella dell’ordigno esplosivo?
Ho partecipato a una delle tante commissioni d’inchiesta per il comandante del reparto sperimentale di allora. Mi sono stati i dati per analizzare i tracciati radar. Una volta analizzati, abbiamo scritto una relazione che è stata regolarmente inoltrata e firmata da me, in cui affermo che non ci sono aeroplani nelle vicinanze del DC-9. Punto. Questa è la realtà a me nota sulla scorta della documentazione che ho analizzato. Non a partire da congetture su come possano essere andate le cose. C’è chi obietta: colui che avesse messo il timer, come faceva a sapere che l’aereo sarebbe stato in ritardo di due ore? Ma ci sono tanti diversi scenari possibili, come l’attentato di tipo mafioso. Un’altra ipotesi può essere quella di un sistema di innesco barometrico. Nel momento in cui comincia la discesa e cambia la cambia pressurizzazione, l’ordigno esplode. Ci sono tante cose possibili, che tuttavia non sono mai state esaminate con la dovuta attenzione.
A prescindere dalle varie teorie, perché dopo 44 anni c’è ancora questa grande difficoltà nel proseguimento delle indagini e nella ricerca della verità?
Credo che ci siano parecchi quattrini dietro, storie di indennizzi. Tanti soldi del contribuente.