Salute e tecnologia sono stati i temi al centro di uno dei panel della sessione pomeridiana della 20esima edizione di Futuro Direzione Nord, tenutosi lunedì 26 giugno alla Fondazione Stelline a Milano. L’iniziativa è organizzata da Fondazione Stelline insieme a Inrete e all’Associazione Italiastatodidiritto con il contributo di Regione Lombardia e il patrocinio del Comune di Milano.
Il progresso della ricerca in ambito sanitario ha consentito di avere a disposizione medicinali
Il progresso della ricerca in ambito sanitario ha consentito di avere a disposizione medicinali, strumentazione e modelli sempre più efficaci e sicuri. L’83% di questo progresso si deve ai nuovi farmaci e alle tecnologie. Ne hanno discusso nel corso del dibattito Giulio Gallera, Presidente della Comm. Speciale PNRR, monitoraggio sull’utilizzo dei fondi europei ed efficacia dei bandi regionali e Componente Commissione III Sanità, Regione Lombardia; Alberto Mina, Presidente FITT e Direttore relazioni istituzionali e internazionali Arexpo; Carlo Picco, Direttore Generale ASL Città di Torino, Commissario Azienda ZERO Regione Piemonte; Elena Bottinelli, Head of Digital Transition and Transformation del Gruppo San Donato; Antonio Silvani, Direttore Neurologia 2 – Neuroncologia, Fondazione IRCSS Istituto Neurologico Carlo Besta e Presidente AINO Associazione Italiana Neuro-oncologia ed Ezechiele Capitanio, Regional Vice President Salesforce.
Gallera: “L’innovazione ha consentito alla sanità mondiale e italiana di fare passi da gigante nella cura delle malattie”
“L’innovazione ha consentito alla sanità mondiale e italiana di fare passi da gigante nella cura delle malattie- ha detto Gallera. Questo ci offre diversi scenari, come quello di riuscire a sconfiggere alcune malattie oppure a gestirle in maniera completamente diversa, migliorando l’aspettativa di vita delle persone. Però questo pone due temi: la compatibilità economica di farmaci o di tecniche che sono estremamente costosi e il problema della sostenibilità economica, soprattutto di un sistema sanitario universalista come il nostro”. Importante elemento, ribadisce Gallera è “la necessità di rafforzare la medicina territoriale, anche perché gran parte del percorso dei pazienti, soprattutto quelli cronici, avviene fuori dall’ospedale. Quindi, una gestione oculata del paziente cronico o complessivamente del cittadino, anche attraverso la prevenzione, ci consente di ridurre i costi delle prime visite e gestire in maniera migliore il paziente. La sfida è quella di pensare delle nuove regole, norme, modalità. Purtroppo, i rischi sono che tutta questa tecnologia che abbiamo vada o solo a beneficio di alcuni (perché troppo costose) oppure dispersa”.
Silvani: “A partire dal 2016 e fino al 2021 c’è stata una progressiva integrazione delle informazioni di tipo anatomopatologico con quelle molecolari”
Nel settore della neuro-oncologia “abbiamo un numero limitato di pazienti con una prognosi spesso infausta, nel quale per tanti anni non ci sono state delle evoluzioni reali – ha dichiarato Silvani-. A partire dal 2016 e fino al 2021 c’è stata una progressiva integrazione delle informazioni di tipo anatomopatologico con quelle molecolari. Quindi siamo riusciti a identificare dei profili molecolari di questi tumori e che corrispondono alla possibilità anche di trattamenti. Inoltre, le innovazioni che si sono avute sono diverse. Un esempio è il dispositivo Optune che produce un campo elettrico continuo a bassa frequenza che viene applicato con dei trasduttori sul capo del paziente e la continua stimolazione è in grado di inibire il fuso mitotico (le cellule non riescono a replicarsi)”. Un’altra innovazione è “l’applicazione degli ultrasuoni intraoperatori- ha proseguito- , insieme a un contrasto sotto forma di bolle che permette al chirurgo di operare sul cervello e guardare esattamente i confini del tumore, con tempi molto più rapidi rispetto alla risonanza magnetica intraoperatoria e con costi incredibilmente più bassi”.
Capitanio: “L’esperienza dell’assistito nel momento in cui interagisce con l’intero ecosistema è ancora frammentata”
Al centro di un ecosistema salute c’è il paziente. “L’esperienza dell’assistito nel momento in cui interagisce con l’intero ecosistema è ancora frammentata – ha dichiarato Ezechiele Capitanio – tanto nell’accesso ai servizi quanto nella fruizione degli stessi servizi. Piattaforme come Salesforce e altre hanno un obiettivo ben preciso, cioè quello di riuscire a costruire una vista a 360 gradi dell’assistito, del caregiver, delle strutture sanitarie presenti sul territorio. Fatto ciò, è possibile poi utilizzare questi dati per comunicare in modo proattivo e personalizzato, offrire un’assistenza omnicanale, dotare gli operatori sanitari di strumenti clinici e di interfacce utili per relazionarsi con l’assistito per agevolare la collaborazione tra reparti, tra strutture sanitarie e quindi la relazione con il paziente stesso.”