Dalla violenza negli stadi alla candidatura agli Europei 2032, a parlarne è Andrea Abodi, ministro dello Sport. In un’intervista ha toccato le due tematiche che, per certi versi, si legano se si pensa al miglioramento da attuare con gli impianti sportivi.
Accogliere i campionati europei in Italia sarebbe un’ottima occasione.
Europei 2032, per Abodi sarebbe un’ottima opportunità
La candidatura dell’Italia per ospitare gli Europei 2032 è stata accolta, ma bisognerà aspettare i prossimi mesi. A parlare di questa grande occasione è stato il ministro dello Sport, Andrea Abodi, intervistato a Radio Anch’io lo Sport, dove ha parlato ance di altri argomenti.
Il 63enne di Roma ha detto la sua:
“Gli Europei 2032 che verranno assegnati a ottobre sono una grande opportunità. Sembrano fatti per noi, mancano nove anni. I nostri tempi nel costruire gli stadi li sappiamo: dobbiamo cercare di semplificare la costituzione del comitato interministeriale proprio a supporto degli Europei e per rafforzare la candidatura. C‘è lavoro da fare e non c’è tempo da perdere“.
Qualora venisse scelta come meta, l’Italia avrebbe lo stimolo (e l’obbligo) di portare avanti i tanti progetti per migliorare gli stadi con una tempistica abbastanza ampia, ovvero di circa nove anni.
Il ministro Abodi si è poi soffermato su un tema più delicato, ripreso nelle ultime settimane. Quello del razzismo:
“L’auspicio di tutti è di arrivare a una situazione di normalità all’interno degli stadi, ma dipende anche dai nostri comportamenti e dai nostri linguaggi, ognuno può dare il suo contributo. Bisogna proseguire nell’opera che sta portando avanti con merito il ministro degli Interni Piantedosi. I club devono collaborare, cercando di mettere a disposizione filmati e indicando come indesiderati chi continua con questi cori razzisti e antisemiti. La violenza, trova spunto anche nella mancanza di cultura e rispetto, vorrei che tutti insieme lavorassimo per riaffermare la supremazia del rispetto. È un tema anche culturale, ha bisogno di strategie di lungo periodo, dalla scuola alle agenzie educative. Resta il fatto che negli stadi ancora succedono troppe cose. Il lavoro è lungo, ma ovviamente non è un tema sportivo, ma culturale-sociale. Tutti insieme dobbiamo dare il nostro contributo. Che questi episodi avvengano dentro lo stadio o in autostrada, in piazza o in una stazione ferroviaria il problema non cambia. Va affrontato con metodo e ho piena fiducia nella gestione dell’ordine pubblico”.
Un discorso lungo e intelligente, che ha toccato tutti i punti più fragili. Il poco controllo, il fatto che sia quasi la normalità, la poca attenzione. Bisogna lavorare sempre di più per eliminare il marcio, dagli stadi e, in primis, da ogni aspetto della quotidianità.