Alzheimer, vaccino: ci stanno lavorando gli scienziati dell’Università di Leicester, dell’University Medical Center di Gottingen e l’ente benefico per la ricerca medica LifeArc. Primi test positivi.
Alzheimer, vaccino: gli scienziati ci stanno lavorando
Il nuovo farmaco si chiama Tapas ed è costituto da proteine e anticorpi specifici. A condurre la ricerca, con relativi risultati pubblicati sulla rivista Molecular Psychiatry, sono stati gli scienziati dell’Università di Leicester, dell’University Medical Center di Gottingen e l’ente benefico per la ricerca medica LifeArc.
Addirittura il nuovo vaccino potrebbe costare appena 15 sterline (circa 18 euro). La proteina beta amiloide, spiegano gli scienziati, è associata a un rischio più elevato di sviluppare la malattia di Alzheimer quando raggiunge alte concentrazioni.
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Alzheimer, vaccino: primi test positivi
I primi esperimenti sono stati svolti sui topi e hanno mostrato che il vaccino distrugge la proteina e ripristina la memoria. In un articolo del Mirror, il professor Thomas Bayer dell’Università di Gottingen spiega: «Negli studi clinici, nessuno dei potenziali trattamenti fino ad oggi ha mostrato molto successo in termini di riduzione dei sintomi dell’Alzheimer. Alcuni hanno persino causato effetti collaterali negativi. Quindi abbiamo deciso per un approccio diverso. Abbiamo identificato un anticorpo nei topi che neutralizzerebbe le forme troncate di beta amiloide solubile, ma non si legherebbe né alle forme normali della proteina né alle placche».
Se i risultati ottenuti sui topi si confermeranno anche negli studi dell’uomo, secondo il professor Mark Carr dell’Università di Leicester «ci sarà la possibilità non solo di curare l’Alzheimer ma anche di vaccinare contro la malattia prima che compaiano i sintomi».
Il team sottolinea che il vaccino e l’anticorpo hanno contribuito a ripristinare la funzione dei neuroni, aumentando il metabolismo del glucosio nel cervello, riattivando i circuiti della memoria e riducendo la formazione della placca beta amiloide. “Siamo davvero entusiasti di questi risultati – aggiunge il professore Mark Carr– perché aprono la strada a una serie di metodi per intervenire contro l’Alzheimer non solo in modo preventivo, tramite il vaccino, ma anche una volta comparsi i sintomi con un trattamento efficace e mirato”.
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