Arrigo Sacchi, la testimonianza sull’alluvione in Emilia Romagna: “Siamo saliti ai piani alti per salvarci, ho rivissuto l’incubo di quando avevo tre anni”. L’ex allenatore del Milan e della Nazionale racconta la sua esperienza con l’emergenza maltempo: “La natura è sempre più forte di noi”.
Arrigo Sacchi in Emilia Romagna, l’esperienza dell’alluvione: “Saliti ai piani alti per salvarci”
Sono ormai migliaia gli evacuati in Emilia Romagna a causa dell’emergenza maltempo, che ha già causato nove morti nella regione. Tra loro spicca l’ex tecnico del Milan e della Nazionale Arrigo Sacchi, che ha parlato della sua esperienza in un’intervista concessa a Repubblica: “Stavo guardando Inter-Milan, ed è arrivato l’ordine di salire ai piani alti delle case per metterci al sicuro. L’ho fatto anch’io, immediatamente: qui bisogna essere in forma per forza”. Dall’alto del suo palazzo vede con i suoi occhi la violenza dell’alluvione: “Il fiume scuro e arrabbiato, a poche centinaia di metri da qui. A meno di dieci chilometri e uscito tutto. E non smette di piovere nemmeno per un minuto. Viene un nodo alla gola”.
Sacchi: “Mi ha risvegliato l’incubo di quando avevo tre anni, la natura è sempre più forte”
Sconvolto dall’esperienza, l’allenatore 77enne afferma: “Quando si arrabbia, la natura è sempre più forte di noi. A Fusignano scorre il Senio, che non sarà il Mississippi ma in questi giorni non c’è mica da scherzare”. Non è la prima volta nella sua vita che Sacchi entra in contatto con la furia del fiume: “Stiamo vivendo un’alluvione che mi ha risvegliato quello che forse è il primo ricordo della vita: ho tre anni, e mi caricano sul tubo della bicicletta per portarmi a guardare il fiume che è uscito dall’argine. Rivedo quella scena perfettamente, in ogni dettaglio, come se fosse avvenuta poche ore fa. Ricordo i Sacchi di sabbia, un muro per fermare almeno un po’ quel disastro”.
Nel corso dell’intervista, il tecnico fa alcune considerazioni sulle difficoltà dell’Italia a prevenire e gestire disastri di questo tipo: “Siamo un Paese vecchio, dove prevenzione e merito sono parole sconosciute. In Italia nessuno sa fare squadra. Conosco Bonaccini, bravissima persona, ma in due o tre anni non si può rimediare a secoli di assenza. Nessuna cura delle sponde e della natura, tutto dovuto e va bene finché dura. Pensiamo di essere sempre i più furbi, invece siamo una nazione piena di debiti”.