Avvelenamenti studentesse in Iran, ricoverate in decine per problemi respiratori. Continuano gli attacchi ai danni delle ragazze iraniane, segnalate intossicazioni in diversi istituti del paese. I genitori scendono in piazza per protestare a Teheran.
Avvelenamenti studentesse in Iran, nuovi casi a Teheran e in altre province
Continuano gli avvelenamenti ai danni delle studentesse in Iran. Le agenzie di stampa iraniane segnalano nuovi casi di intossicazione in due scuole di Abhar e Ahvaz, in una scuola elementare di Zanjan e in altri istituti a Mashhad, Shiraz e Isfahan. Queste segnalazioni seguono quelle di ieri, sabato 4 marzo, che hanno portato a decine di giovani ricoverate per problemi respiratori in molte scuole di Teheran e in ben cinque provincie del paese. Secondo gli ultimi aggiornamenti, le autorità locali avrebbero prelevato campioni di una sostanza che si sospetta sia alla base degli attacchi.
Sono ormai centinaia i casi di sospetto avvelenamento in Iran, iniziati lo scorso novembre. Dall’inizio degli attacchi tre mesi fa, le scuole colpite sono diventate oltre 50. In base ai dati diffusi dalla BBC, le studentesse coinvolte sarebbero oltre 650. I genitori delle studentesse ricoverate hanno dato il via a proteste a Teheran e in molte altre città per contestare il governo e quella che si sospetta una vera e propria campagna per scoraggiare l’istruzione femminile.
La reazione delle autorità iraniane: “Piano del nemico per creare malcontento”
Le autorità iraniane continuano a smentire ogni accusa. Secondo il presidente Ebrahim Raisi gli incidenti sarebbero “un piano di nemici” non meglio identificati. Il politico prova infatti a collegare gli avvelenamenti alle proteste che hanno scosso l’Iran negli ultimi mesi: “I nemici stanno tentando di creare malcontento in vari settori del Paese. Come ad esempio nelle strade, nei mercati e nelle scuole”. Gli attivisti che da settembre contestano l’oppressione del governo iraniano dopo la morte di Mahsa Amini, sono di parere opposto. Gli avvelenamenti sarebbero atti intimidatori, volti a sopprimere il dissenso delle studentesse.