Nonostante in Serie A il 90% dei componenti dei gruppi squadra abbia ricevuto la prima dose di vaccino, non sono infrequenti i focolai. Ultimo, il cluster dello Spezia. Per questo, la massima serie intende portare a quota 100% i calciatori immunizzati, nonostante tra di loro un buon 10% sia no vax e non intenda cambiare idea. Le strade dell’informazione e della persuasione sono le prime da percorrere, poi però, avanza la Commissione medica della FIGC, si fa leva sulle tasche degli sportivi: “Se ti becchi il Covid-19 poi ti paghi le cure. Non solo paghi le cure, ma paghi anche i danni che procuri agli altri. Se tu crei un focolaio poi devi pagare“.
Calciatori no vax, quanti sono: il caso Spezia
Secondo i dati in possesso della Gazzetta dello Sport, in Serie A circa il 90% dei componenti dei gruppi squadra ha già avuto somministrata almeno una dose di vaccino. Tuttavia, per ogni club ci sono in media 2-3 persone non vaccinate. Un 10% no vax, in un microcosmo tanto a stretto contatto come quello calcistico, può effettivamente recare danni alla squadra, se venisse contagiato. Esemplare è il caso del cluster in casa Spezia, esploso nel giro di pochi giorni. Al 21 luglio si contano già 10 infettati, e via con le procedure di isolamento a poco tempo dall’inizio del ritiro.
È stato proprio il medico sociale della squadra a puntare il dito sui no vax come responsabili del cluster. “Abbiamo provveduto a effettuare la prima dose di vaccino – ha dichiarato il Dottor Salini – Due calciatori non hanno voluto farlo perché si ritengono no-vax e si è creato un piccolo cluster dal punto di vista clinico. Alcuni calciatori vaccinati sono risultati positivi perché non si ha una copertura completa tra prima e seconda dose. Uno dei due calciatori no-vax è risultato positivo e gli altri vaccinati hanno ricevuto da troppo poco la prima dose per essere coperti“.
La proposta della FIGC per convincere i giocatori non immunizzati
Tecnici e lavoratori dell’ambiente calcistico si domandano quindi come convincere i calciatori no vax a cambiare idea. Dato che l’adesione alla campagna vaccinale rimane su base volontaria, non si può che imboccare la strada dell’informazione e della persuasione, ma nel caso non bastasse si dovrebbe ricorrere a nuovi strumenti. È di questa idea Gianni Nanni, responsabile sanitario del Bologna – che conta ancora tre sportivi non immunizzati – e membro della Commissione medica della FIGC in rappresentanza dei medici della Serie A .
“Calciatori no-vax? Ovviamente l’obbligatorietà non c’è e su questo siamo d’accordo, non si può obbligare un calciatore a vaccinarsi – dichiara a Radio Marte – Devi fare di tutto per convincerli, però ovviamente non si può obbligare. Chiaramente chi non è vaccinato dovrà sottostare al protocollo dell’anno scorso, con tamponi ravvicinati, sierologico e misure di sicurezza. Discorso di libertà e di rispetto verso gli altri. Dovremmo imporre che chi non si vaccina se ne assume le responsabilità e ne paga le conseguenze“.
Chi dovesse rifiutare il siero e contrarre il virus, secondo il responsabile sanitario del Bologna, dovrebbe risentirne nelle tasche. “Se ti becchi il Covid-19 poi ti paghi le cure. Io ti curo e ti salvo, ovviamente però paghi le terapie, perché non hai voluto vaccinarti. Stiamo parlando di una pandemia. Stiamo subendo una pandemia mondiale, non possiamo avere le stesse regole e gli stessi princìpi senza un problema del genere. Si è liberi di non vaccinarsi, ma poi se ne pagano le conseguenze. Non solo paghi le cure ma paghi anche i danni che procuri agli altri. Se tu crei un focolaio poi devi pagare. Non credo che andremo a minare la democrazia e i diritti con una cosa del genere“.