Carovana della pace a Leopoli: nel silenzio dei media e tra il rumore delle bombe, dall’Italia è partita una spedizione di volontari di associazioni pacifiste per portare aiuti umanitari e speranza in Ucraina.
Carovana della pace a Leopoli: troppo silenzio e tanti aiuti
Nel weekend dal 1 al 3 aprile, sono partiti dall’Italia in circa duecento volontari dell’associazionismo diretti in Ucraina, grazie all’organizzazione dei volontari della comunità Papa Giovanni XXIII che si trovano a Leopoli. Tre giorni ricchi, intensi e finalizzati anche nell’aiutare praticamente e non solo simbolicamente. Non solo messaggi di pace, la Carovana è stata proiettata e pensata anche per la consegna di aiuti umanitari e al trasporto in Italia di profughe e profughi in fuga principalmente dalla zona di Mariupol.
Il messaggio lanciato e recepito da tantissime associazioni è stato chiaro e ha portato anche i suoi frutti, nonostante non ha avuto molto clamore, ma si sa che il bene nel silenzio ha più forza: “Con i rappresentanti della società civile nonviolenta e pacifista e di altre realtà impegnate nella costruzione della pace, entreremo in territorio ucraino per testimoniare con la nostra presenza sul campo la volontà di pace e per permettere a persone con fragilità, madri sole e soprattutto bambini, di lasciare il loro Paese in guerra e raggiungere l’Italia”.
La Carovana della Pace era così schierata: 66 mezzi (pulmini, autobus, ecc.); lunga quasi un chilometro durante il viaggio su strada; partita da Gorizia con 32,6 tonnellate di aiuti umanitari; rappresentata da 221 volontari appartenenti a 142 organizzazioni pacifiste e umanitarie. La Carovana della Pace ha un suo sito web di riferimento: https://www.stopthewarnow.eu.
Un uomo bloccato alla frontiera
Non tutto però è andato come si sperava, e in questi casi anche i dettagli fanno al differenza, perché si parla di vite e persone. Dunque, è successo che qualche mezzo di Mediterranea Saving Humans, una delle oltre 90 associazioni presenti, è rimasto bloccato al confine in uscita.
In uno dei mezzi, è stato fermato uno dei volontari dell’associazione perché, nonostante viva e risieda da oltre trent’anni in Veneto, dove lavora e ha moglie e due figli (nati in Italia nel 2015 e nel 2011), ha anche la cittadinanza ucraina ed è quindi stato considerato come potenziale disertore passibile di arresto. Volodymyr, un uomo di 58 anni di cui più di trenta vissuti in Italia, era tornato in Ucraina per il funerale del padre, morto pochi giorni prima che scoppiasse la guerra, rimanendo così bloccato senza possibilità di rientrare.
Poi ecco il contatto con Mediterranea, ma al confine con i documenti alla mano è stato bloccato perché considerato a tutti gli effetti soggetto alla legge marziale che impone l’arruolamento obbligatorio a tutti gli uomini ucraini tra i 18 e i 60 anni. Nel pomeriggio di domenica 3 aprile, l’ambasciatore italiano in Ucraina ha chiamato quello ucraino a Roma ed è iniziato un dialogo per trovare un accordo tra ambasciate affinché al 58enne venga rilasciato un altro passaporto italiano con tutte le indicazioni necessarie richieste dall’Ucraina. Diventa necessario raccontare le storie di pace così come i dettagli che in certi contesti fanno la differenza.