Secondo il 55esimo rapporto del Censis l’irrazionalità ha travolto l’Italia: “Per oltre 3 milioni di italiani il Covid non esiste. Per il 10,9% il vaccino non serve a nulla”. L’istituto di ricerca registra una crescita vertiginosa della percentuale di italiani convinti dalle teorie complottistiche nel periodo della pandemia.
Censis, è boom di complottisti: “Per il 5,9% il Covid non esiste, aumentano i complottisti”
Il Centro Studi Investimenti Sociali, o Censis, è un importante istituto di ricerca socio-economica che dal 1967 stila il Rapporto annuale sulla situazione sociale del paese. Tale rapporto si pone l’obiettivo di analizzare i fenomeni sociali ed economici più significativi dell’anno e come questi abbiano influenzato la realtà italiana. Il 3 Dicembre 2021 è stato diffuso il 55esimo Rapporto Censis, secondo il quale la pandemia pare aver avuto effetti pesanti sulla popolazione. L’Italia, secondo il rapporto, è stata travolta da irrazionalità e complottismo: “Per il 5,9% degli italiani (circa 3 milioni) il Covid non esiste, per il 10,9% il vaccino è inutile. Il 5,8% è convinto che la Terra è piatta. Per il 10% l’uomo non è mai sbarcato sulla Luna. Per il 19,9% il 5G è uno strumento sofisticato per controllare le persone”.
“Si osserva una irragionevole disponibilità a credere a superstizioni premoderne, pregiudizi antiscientifici, teorie infondate e speculazioni complottiste.” -spiega il Censis- “L’irrazionale ha infiltrato il tessuto sociale, sia le posizioni scettiche individuali, sia i movimenti di protesta che quest’anno hanno infiammato le piazze, e si ritaglia uno spazio non modesto nel discorso pubblico, conquistando i vertici dei trending topic nei social network, scalando le classifiche di vendita dei libri, occupando le ribalte televisive”.
Colpa della pandemia? Non proprio
Secondo l’istituto di ricerca, la pandemia è solo uno dei fattori che hanno portato a quest’ondata di complottismo e scetticismo verso la scienza: “Non è semplicemente una distorsione legata alla pandemia, ma ha radici socio-economiche profonde. Segue una parabola che va dal rancore al sovranismo psichico, e che ora evolve diventando il gran rifiuto del discorso razionale. Si tratta degli strumenti con cui in passato abbiamo costruito il progresso e il nostro benessere: la scienza, la medicina, i farmaci, le innovazioni tecnologiche. Ciò dipende dal fatto che siamo entrati nel ciclo dei rendimenti decrescenti degli investimenti sociali. Questo determina un circolo vizioso: bassa crescita economica, quindi ridotti ritorni in termini di gettito fiscale, conseguentemente l’innesco della spirale del debito pubblico, una diffusa insoddisfazione sociale e la ricusazione del paradigma razionale“.
“La fuga nell’irrazionale è l’esito di aspettative soggettive insoddisfatte, pur essendo legittime in quanto alimentate dalle stesse promesse razionali.” -spiega il rapporto- “Infatti, l’81% degli italiani ritiene che oggi è molto difficile per un giovane vedersi riconosciuto nella vita l’investimento di tempo, energie e risorse profuso nello studio. Il 35,5% è convinto che non conviene impegnarsi per laurearsi, conseguire master e specializzazioni. Per poi ritrovarsi invariabilmente con guadagni minimi e rari attestati di riconoscimento. Per due terzi (il 66,2%) nel nostro Paese si viveva meglio in passato: è il segno di una corsa percepita verso il basso”.