Giovedì 25 maggio in Italia sono morte cinque persone sul luogo di lavoro: tre nella sola Lombardia, una in Sardegna ed un’altra in Calabria. Storie di vita, persone comuni che al mattino, uscendo di casa, hanno visto l’alba del loro ultimo giorno. Una strage che, silenziosa o meno, resta tale e che nel 2022 ha contato ben 1.500 morti ai quali si sommano le centinaia di persone che hanno già perso la vita nel corso dei primi cinque mesi del 2023. Una tendenza inarrestabile ed in continuo aumento a riprova del fatto che, in quello che si definisce un Paese all’avanguardia, le tutele sul luogo di lavoro sono sempre più flebili e schiacciate – è proprio il caso di dirlo – da enormi macigni rappresentati dalla scarsa attenzione alle misure di sicurezza a vantaggio dei tagli alle spese ed a discapito della vita delle persone.
Cesare Pozzo contro le morti sul lavoro
La Mutua sanitaria Cesare Pozzo, che 146 anni or sono, è nata fra i lavoratori delle strade ferrate dell’alta Italia proprio al fine di tutelare per persone dai rischi del mestiere e in tema di salute, oggi più di ieri si batte affinché la sicurezza sul luogo di lavoro sia garantita a tutti i livelli: dai grandi gruppi imprenditoriali fino alle piccole e medie imprese, l’azione della Mutua è finalizzata alla cura delle persone. L’operato della Mutua è ogni giorno, garantendo con le tutele proposte sostegno alle cure ed al reddito in caso di infortunio sul lavoro, e pensando sia giusto farlo anche nei momenti di incontro e dibattito che contraddistinguono la quotidianità.
Il mondo del lavoro, del resto, negli ultimi anni continua ad essere una sorta di mercato al ribasso in cui la distanza fra l’incidenza delle aziende e la vita dei lavoratori è sempre più marcato. Se già nei primi anni 2000 nei suoi versi Luca Persico affermava “c’è l’affitto da pagare? Vai a lavorare: lì ti possono sfruttare, umiliare, sottopagare, cassintegrare, ma non è che ti possono ammazzare! Non è così che deve andare: morire per poco più di un milione non può capitare, ma non si sa come succede ogni giorno a ben tre persone”, oggi questa storia si ripete con una frequenza tale da non consentire giustificazioni.
Il commento di Andrea Tiberi, presidente di Cesare Pozzo
“Credo fermamente che, in questa vicenda, sia le imprese, sia lo Stato debbano fare la loro parte per mettere fine a quella che si può a tutti gli effetti definire una strage del nuovo millennio – afferma Andrea Tiberti presidente nazionale della Società nazionale di mutuo soccorso Cesare Pozzo – Ets – Occorrono interventi seri da un punto di vista normativo ed un controllo puntuale e severo all’interno dei luoghi di lavoro in cui le strumentazioni di sicurezza non sono a norma.
Ci batteremo – continua il Presidente– affinché le condizioni di vita dei lavoratori vengano migliorate: è un impegno che portiamo avanti da oltre un secolo e continueremo ad esserci. La nostra Società è nata per tutelare i diritti dei lavoratori con lo scopo che lo Stato con il tempo li potesse tutelare e riconoscere. Tanti traguardi sono stati raggiunti e, proprio per questo, non è possibile vanificare le conquiste e gli sforzi fatti.”
Una nuova cultura del lavoro
La Mutua sanitaria Cesare Pozzo opera credendo fortemente nel valore del lavoro, nella cultura del lavoro e nella dignità dei lavoratori e si unisce al pensiero di Enzo del Re diciamo: “Lavorare con lentezza senza fare alcuno sforzo. Chi è veloce si fa male e finisce in ospedale; in ospedale non c’è posto e si può morire presto. Lavorare con lentezza senza fare alcuno sforzo: la salute non ha prezzo, quindi rallentare il ritmo. Pausa, pausa, ritmo lento: sempre fuori dal motore, vivere a rallentatore”