La prima droga dello stupro è il GHB, anche noto come Gocce KO o Liquid Ecstasy. Ma altri sostituti di più facile reperimento sono ormai, purtroppo, diffusi, come il GLB e BD: inodori e incolori vengono utilizzati per stordire le vittime e approfittare di loro. Ma cos’è la droga dello stupro e che effetti ha su chi la consuma? Se ne sente parlare molto da qualche tempo, per via di alcuni casi di cronaca che hanno suscitato molto clamore: da Alberto Genovese a Claudia Rivelli, sorella di Ornella Muti, passando per il parroco di Prato Don Francesco Spagnesi.
Che cos’è la droga dello stupro, la polvere idrosolubile
La droga dello stupro è il GHB, anche noto come gocce KO o Liquid Ecstasy. Se reperito in forma di polvere, il GHB ha un aspetto incolore, e se dissolto in una bevanda un sapore lievemente salato o saponoso. Si tratta infatti di una sostanza idrosolubile, che può essere per le sue “invisibili” caratteristiche facilmente aggiunto di nascosto alle bevande di qualcuno.
I suoi effetti possono manifestarsi dai 5 ai 20 minuti dopo l’assunzione e portare nella vittima stati di euforia e poi di profonda stanchezza, fino alla perdita di conoscenza e all’amnesia. È per questo, infatti, che il GHB è ormai identificato come prima droga dello stupro. Chi l’acquista per somministrarlo subdolamente agli altri, se ne serve proprio per stordire del tutto le vittime. A quel punto sarà facile approfittarsene, tanto più che queste l’indomani non ricorderanno nulla delle ore precedenti.
Le gocce KO e gli effetti collaterali
Il GHB esiste anche in forma liquida: in questo caso si parla di gocce KO o Liquid Ecstasy. Queste ultime rafforzano gli effetti delle eventuali altre droghe assunte contemporaneamente. Inoltre, portano alle vittime, come la polvere, stati di stordimento e profonda incoscienza.
Le complicazioni non sono rare. Chi beve un drink adulterato con il GHB può soffrire di nausea, ma anche insufficienza respiratoria e convulsioni: segno che è in corso un’overdose. I pazienti in questo caso devono essere sottoposti a sorveglianza medica, e in certi casi anche a respirazione artificiale.
La legge sul GHB e i sostituti GLB e BD
Dal 2002 il GHB è assoggettato alla legge sugli stupefacenti, proprio perché di frequente impiegato per adulterare i drink delle ragazze e poi violentarle. Il governo dunque ne vieta il commercio non industriale e il consumo, ma contemporaneamente l’industria chimica produce altre due sostanze, la cui composizione è identica, facilmente reperibili.
Si tratta del GBL e BD, impiegate per la fabbricazione di molti prodotti, che nell’organismo umano si trasformano in GHB scatenando dunque gli stessi effetti della droga dello stupro. Visto l’incremento dell’uso di GBL e BD per stuprare le vittime, le autorità vagliano delle nuove misure per limitarne il reperimento e per prevenirne il consumo involontario.
Chi ha usato la droga dello stupro: da Don Francesco Spagnesi alla sorella di Ornella Muti
La droga dello stupro è balzata agli onori delle cronache con il caso di Alberto Genovese, che tuttavia, in base a quanto appurato dagli investigatori, avrebbe somministrato alle due vittime un mix di ketamina e cocaina. L’ex titolare di Facile.it è accusato di violenza sessuale aggravata, detenzione e cessione di stupefacenti e lesioni ai danni di una 18enne, di cui l’imprenditore avrebbe abusato per ore al termine di un festino nel suo attico di lusso.
Ma Albero Genovese non è l’unico ad essersi servito della droga durante le sue feste. Don Francesco Spagnesi, parroco di Prato, organizzava festini orgiastici in cui venivano consumate cocaina e droga dello stupro: tutto pagato, indebitamente, dalle casse della chiesa. Lui è adesso agli arresti domiciliari, con l’accusa di spaccio e importazione internazionale di droga.
È recente anche il caso della sorella di Ornella Muti. Claudia Rivelli è stata arrestata a conclusione di un’inchiesta iniziata tre mesi fa sul traffico di GBL. Proprio nella sua abitazione romana sono stati rinvenuti tre flaconi, da un litro ciascuno, della sostanza anche nota come “droga dello stupro”. Una confezione doveva essere spedita al figlio di Claudia Rivelli, che vive a Londra. Ma stando alle dichiarazioni della sorella di Ornella Muti, il prodotto sarebbe stato utilizzato per “per pulire gli oggetti d’argento di casa”.