Chi è Lia Levi, scrittrice e giornalista superstite dell’Olocausto. Sopravvissuta alle persecuzioni razziali contro gli ebrei negli anni Quaranta quando era solo una bambina, è diventata poi autrice di numerosi romanzi, sia per adulti che per ragazzi. Scopriamo qualcosa di più sulla sua carriera e vita privata.
Chi è Lia Levi: carriera, libri e vita privata della scrittrice sopravvissuta all’Olocausto
Nata in una famiglia ebrea a Pisa il 9 novembre 1931, Lia Levi ha 90 anni ed è una nota scrittrice italiana, sopravvissuta all’orrore dell’Olocausto. Fin da bambina, infatti, Lia Levi ha dovuto sopportare le persecuzioni razziali del regime fascista. Nel 1943 sfugge alle deportazioni insieme alle sue sorelle, trovando rifugio nel collegio romano Suore di San Giuseppe di Chambéry.
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, riesce a tornare alla propria vita e a crescere. Negli anni si afferma come giornalista e scrittrice, dando una voce ai superstiti come lei e raccontando la storia delle sue sofferenze al mondo intero. Nel 1967 fonda e dirige il mensile Shalom, un “mensile di informazione e cultura ebraica”, la testata più seguita dalla comunità ebraica italiana. Il suo libro più noto è la sua opera prima, Una bambina e basta, pubblicato nel 1994, un’autobiografia che narra la terrificante realtà della guerra vista dai suoi occhi da bambina. Il libro le vale un Premio Elsa Morante ed è il primo di una serie di lavori di successo. Tra questi spiccano La portinaia Apollonia, Un cuore da leone, La sposa gentile e Questa sera è già domani, vincitore del Premio Strega Giovani 2018.
Vita privata: il marito Luciano Tas, come lo ha conosciuto?
Il compagno di vita di Lia Levi era il giornalista ed intellettuale Luciano Tas, per un periodo anche direttore di Shalom e scomparso qualche anno fa, nel 2014. Intervistata dalla rivista Riflessi della lista Menorah, la scrittrice ha raccontato come ha conosciuto suo marito: “Con Luciano c’eravamo incrociati, sia pure di sfuggita, ai campeggi ebraici. Lui era più grande di me di circa sei anni, per cui mi ricordo solo questo ragazzo, più strutturato di me che aveva appena preso la maturità. Lui lavorava e già sembrava tagliato per fare la politica, con la nomea di essere un comunista. Ricordo che aveva già l’aria del leader”.
In seguito, con la fondazione di Shalom, Tas entra a far parte della redazione: “Commentò che il giornale era professionale, nello stile e nel taglio, e dopo pochi numeri ci inviò un articolo. Poi gli chiedemmo di entrare in redazione. Io dirigevo il giornale, ma credo che un direttore debba essere un regista, e i suoi collaboratori gli attori. Cosicché a Luciano lasciai la cura delle pagine di politica. In breve divenne l’autore che scriveva più di tutti. Al punto che di fatto alcuni consideravano lui il direttore, perché cosa vuole, i pregiudizi erano ancora tanti e alle donne non si riconosceva un ruolo rappresentativo. Comunque, lavorando in direzione finì che ci frequentammo regolarmente, e alla fine ci sposammo”.