Chi è Marco Travaglio, il famoso giornalista da sempre avversario mediatico di Silvio Berlusconi. Dal 2015 è il direttore de Il Fatto Quotidiano.
Vita privata di Travaglio
Marco Travaglio è nato a Torino il 13 ottobre 1964. Travaglio è figlio di un geometra torinese, progettista di treni alla Fiat Ferroviaria. Suo fratello, Franco Travaglio, è autore, regista e librettista di musical moderno. Dopo aver conseguito la maturità classica presso il Liceo salesiano Valsalice di Torino con la votazione di 58/60, Marco Travaglio si è laureato in Lettere Moderne con una tesi in Storia Contemporanea presso l’Università degli Studi di Torino all’età di 32 anni, dopo esser già divenuto, nel 1986, giornalista professionista.
Marco Travaglio: moglie
Marco Travaglio è sposato con Isabella, che è sua moglie da oltre 20 anni. La coppia ha due figli: Alessandro ed Elisa. Il figlio maschio, Alessandro Travaglio, nato nel 1995, è un musicista rapper piuttosto conosciuto a livello nazionale. Il suo nome d’arte è Dj Trava. Ha avuto alcune collaborazioni importanti, come quella con Fabri Fibra.
Marco Travaglio: orientamento politico
Travaglio si definisce un liberale da sempre, o meglio, come lui stesso afferma, “liberal-montanelliano”. Nella sua ormai celebre intervista rilasciata a Daniele Luttazzi nella trasmissione Satyricon (2001), ha dichiarato di essere un liberale (precisamente «un allievo di Montanelli») che ha trovato “asilo” nell’area di sinistra, ma che non si identifica in quest’area politica. In altre interviste, confermando tali dichiarazioni, ha ribadito piuttosto di avere idee molto più vicine a posizioni che in altri Paesi normalmente considera rappresentate dalla destra.
Tante le battaglie e le pubblicazioni (articoli, libri, spettacoli teatrali) in cui il giornalista ha parlato delle inchieste che riguardano Silvio Berlusconi.
Marco Travaglio: condanne definitive
- Nel gennaio 2010 la Corte d’Appello penale di Roma lo ha condannato a 1 000 euro di multa per il reato di diffamazione aggravato dall’uso del mezzo della stampa, ai danni di Cesare Previti. Il reato, secondo il giudice monocratico, era stato commesso mediante l’articolo Patto scellerato tra mafia e Forza Italia pubblicato su L’Espresso il 3 ottobre 2002. La sentenza d’appello riforma la condanna dell’ottobre 2008 in primo grado inflitta al giornalista a 8 mesi di reclusione e 100 euro di multa.
- Nel 2000 è stato condannato in sede civile, dopo essere stato citato in giudizio da Cesare Previti a causa di un articolo in cui Travaglio aveva definito Previti «futuro cliente di procure e tribunali» su L’Indipendente.
- Il 4 giugno 2004 è stato condannato dal Tribunale di Roma in sede civile a un totale di 85 000 euro (più 31 000 euro di spese processuali) per un errore contenuto nel libro La Repubblica delle banane scritto assieme a Peter Gomez e pubblicato nel 2001; in esso, a pagina 537, si attribuiva erroneamente all’allora neo-parlamentare di Forza Italia, Giuseppe Fallica, una condanna per false fatture che aveva invece colpito un omonimo funzionario di Publitalia.
- Il 5 aprile 2005 è stato condannato dal Tribunale di Roma in sede civile, assieme all’allora direttore dell’Unità, Furio Colombo, al pagamento di 12 000 euro più 4 000 di spese processuali a Fedele Confalonieri (Mediaset) dopo averne associato il nome ad alcune indagini per ricettazione e riciclaggio, reati per i quali, invece, non era risultato inquisito.
- Il 21 ottobre 2009 è stato condannato in Cassazione (Terza sezione civile, sentenza 22190) al risarcimento di 5 000 euro nei confronti del giudice Filippo Verde che era stato definito «più volte inquisito e condannato» nel libro Il manuale del perfetto inquisito, affermazioni giudicate diffamatorie dalla Corte in quanto riferite «in maniera incompleta e sostanzialmente alterata» visto il «mancato riferimento alla sentenza di prescrizione o, comunque, la mancata puntualizzazione del carattere non definitivo della sentenza di condanna, suscitando nel lettore l’idea che la condanna fosse definitiva (se non addirittura l’idea di una pluralità di condanne)».
- Il 18 giugno 2010 è stato condannato dal Tribunale di Torino – VII sezione civile – a risarcire 16 000 euro al Presidente del Senato Renato Schifani (che aveva chiesto un risarcimento di 1 750 000 euro) per diffamazione avendo evocato la metafora del lombrico e della muffa a Che tempo che fa il 10 maggio 2008.
- L’11 ottobre 2010 Travaglio è stato condannato in sede civile per diffamazione dal Tribunale di Marsala, per aver dato del “figlioccio di un boss” all’assessore regionale siciliano David Costa, arrestato con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e poi assolto in appello. Travaglio è stato condannato a pagare 15 000 euro.
- Il 23 gennaio 2018 è stato condannato per diffamazione dal Tribunale di Roma in merito ad un editoriale su Il Fatto Quotidiano contro tre magistrati siciliani, riguardo alla latitanza di Bernardo Provenzano; la provvisionale disposta ammonta a 150 000 euro.
- Travaglio è stato citato in giudizio per diffamazione nei confronti di Tiziano Renzi (il padre di Matteo Renzi), per due editoriali su Il Fatto Quotidiano riguardanti un processo penale per bancarotta che ha visto lo stesso imputato assolto con formula piena.
- Il 16 novembre 2018, in un procedimento (relativo alle parole pronunciate nel corso di un’ospitata nella trasmissione “Otto e mezzo”), Travaglio è stato condannato dal Tribunale di Firenze al pagamento di 50 000 euro per diffamazione nei confronti di Tiziano Renzi.