Valentino Di Carlo è il professore di Lecco con tre lauree finito in una polemica a proposito del Green Pass. Contro il tampone a pagamento, contro l’esibizione della certificazione verde, il professore precario non intende “piegarsi” alle regole del Governo. Ma chi è il professore contro il green pass?
Valentino Di Carlo, chi è il professore no Green Pass
Valentino Di Carlo ha 41 anni ed è professore di lettere a Lecco, dove insegna come precario in una scuola superiore. Alle spalle ha tre lauree magistrali: in Scienze Politiche, Scienze Filosofiche e Lettere Moderne, ma non è arrivato agli onori della cronaca per un merito professionale. Bensì per aver innescato una polemica sul green pass. Lui, che fa parte del corpo docente, secondo decreto legge avrebbe dovuto munirsi della certificazione verde per tornare a insegnare a settembre. Non l’ha fatto, per principio, come afferma lui stesso.
“Vorrei intanto che fosse chiaro: io non sono contro i vaccini. Il punto non è vaccino no o vaccino sì, io sono a favore dei vaccini: quello che rasenta l’incostituzionalità è il fatto che si obblighi il lavoratore ad accedere al luogo di lavoro soltanto con il Green Pass“, dichiara a La Repubblica. Il professore non è l’unico. Come lui hanno fatto appello altri insegnanti, del mondo universitario stavolta, che hanno raccolto centinaia di firme proprio in nome del rispetto dei propri diritti fondamentali.
“Non condivido, ma posso capire l’obbligo di green pass in luoghi di svago come cinema e ristoranti e in quei casi faccio un passo indietro e non li frequento. Ma non per accedere al posto di lavoro. Peraltro nel mondo della scuola la percentuale di vaccinati era già all’85% prima del 6 agosto, quando sono entrate in vigore le limitazioni legate alla certificazione verde. Oggi è addirittura al 92%. Cosa vogliono di più? Pretendono che vacciniamo anche le cattedre e le sedie?”
Il professore “favorevole al siero”, ma non ancora vaccinato
Il professore Valentino Di Carlo ha dei dubbi anche in merito al siero, per questo non si è ancora sottoposto a vaccinazione. “La mia scelta è una scelta attendista: massima fiducia nella scienza, ma sicuramente l’evoluzione del lavoro fatto dagli scienziati sul vaccino ha bisogno ancora di qualche limatura“, afferma. E a proposito dell’eventuale tampone a pagamento non ha esitazioni. “È stato anche detto che i tamponi devono essere pagati dai docenti, siamo alla follia, soprattutto per i precari: il tampone costa adesso 15 euro, ne devo fare tre a settimana, per un totale di 45 euro a settimana. E solo per poter entrare nel posto di lavoro. Siamo l’unica categoria trattata così. Perché?“