Chi era Davide Paitoni, suicida in carcere: aveva ucciso suo figlio Daniele, 7 anni. Il 40enne si è tolto la vita nella sua cella a San Vittore: era atteso mercoledì 13 luglio per un altro processo per tentato omicidio. Il legale di Paitoni: “Ognuno faccia i conti con la propria coscienza”.
Chi era Davide Paitoni, suicida in carcere a Milano: aveva ucciso il figlio di 7 anni
Lo scorso primo gennaio Davide Paitoni aveva ucciso il suo stesso figlio, il piccolo Daniele, morto a soli 7 anni. Il 12 luglio 2022, Paitoni si è suicidato nella sua cella del carcere di San Vittore, a Milano. Lo annuncia con una nota il Procuratore della Repubblica di Varese Daniela Borgonovo. L’11 luglio 2022, il giudice aveva negato la perizia psichiatrica al 40enne: secondo il magistrato le modalità dell’omicidio erano palesi e non vi era motivo di procedere all’esame. L’avvocato Stefano Bruno ha commentato all’ANSA la morte del suo assistito: “Ognuno faccia i conti con la propria coscienza”. Già pochi giorni dopo l’omicidio, Bruno aveva rivelato al pubblico le intenzioni suicide del suo assistito: “Vuole morire e tace”.
Dopo la conclusioni delle indagini sulla morte di Daniele lo scorso 6 luglio, Paitoni era atteso mercoledì 13 luglio per un ulteriore processo. L’uomo avrebbe partecipato alla discussione in giudizio abbreviato per il tentato omicidio di un suo collega di lavoro ad Azzano, in provincia di Varese. Paitoni aveva cercato di ammazzarlo a colpi di taglierino nel parcheggio dell’azienda in cui lavorava.
La tragica morte di Daniele: Paitoni aveva cercato di uccidere anche l’ex moglie
Il piccolo Daniele fu ucciso a Morrazzone, in provincia di Varese. Il piccolo era ospite a casa del padre, in quel momento agli arresti domiciliari per l’aggressione al suo collega. Paitoni aveva infilato uno straccio in gola al bimbo, per poi farlo sedere con l’inganno e sgozzarlo con un coltello. Il 40enne ha poi nascosto il corpicino nell’armadio, insieme ad una lettera in cui confessava tutto e chiedeva scusa a suo padre per l’orribile atto: “Mi dispiace, perdonami papà”. Nel biglietto esprimeva anche tutto il suo “grande disprezzo” per la ex moglie, che tentò di uccidere il giorno dopo, aggredendola fuori casa sua, a Gazzada. In seguito manda un messaggio vocale su Whatsapp, sempre al padre, in cui lo prega di non guardare nell’armadio: “Lo so che fa schifo uccidere il proprio figlio”. Poi, il futile tentativo di fuga in Svizzera: i Carabinieri lo arrestano a Viggiù, poco lontano dal confine.