Chi era Marta Russo, la giovane studentessa morta in un drammatico delitto commesso nel 1997 all’interno dell’Università Sapienza di Roma, conosciuto come “delitto della Sapienza”? Un omicidio diventato mediatico e seguitissimo alla fine degli anni novanta, per cui furono condannati Salvatore Ferraro e Giovanni Scattone (qui la loro vita oggi). La Rai ha preparato un documentario inedito.
Chi era Marta Russo
Marta Russo, 22 anni, era una studentessa di giurisprudenza ed ex campionessa regionale di scherma. Fu raggiunta alla testa da un proiettile calibro 22 mentre, insieme all’amica Jolanda Ricci, percorreva un vialetto all’interno della Città Universitaria de La Sapienza, tra le facoltà di Scienze Statistiche, Scienze Politiche e Giurisprudenza.
Una studentessa come le altre che poi è diventata un simbolo. Dal suo ‘diario’ si legge che voleva occuparsi dei più deboli e aveva come tutte le ragazze della sua età dei sogni e paure. Una passione per lo sport, la scherma, con il sogno di indossare la toga.
Marta Russo è sepolta nel Cimitero del Verano di Roma. A Marta Russo venne concessa la laurea alla memoria alla presenza del Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, inoltre fu apposta una targa commemorativa e intitolate alcune aule dell’ateneo. Il 26 maggio 2001 la seconda edizione del torneo di scherma «Trofeo Marta Russo» è diventato internazionale. Dal 2004 ha cambiato denominazione in «Una stella per Marta». Nel 2001 fu dedicato a Marta Russo un parco nel quartiere Labaro in Roma, adiacente a via Gemona del Friuli. Dal 14 maggio 2003 si svolge il premio «Marta Russo. La Donazione degli organi: gesto d’amore a favore della vita», rivolto agli studenti degli istituti di scuola media superiore di Roma e provincia, promosso dall’Associazione Marta Russo e dalla Provincia di Roma. Il 5 maggio 2010 l’Istituto Comprensivo Via Italo Torsiello di Roma, frazione di Trigoria, fu intitolato a Marta Russo con una cerimonia alla quale parteciparono i genitori della ragazza.
Marta Russo, studentessa uccisa nel “delitto della Sapienza”
Il “delitto della Sapienza” è stato al centro di un caso molto complesso alla fine degli anni novanta, oggetto di enorme rilievo mediatico, sia per il luogo in cui si verificò, sia per la difficoltà delle prime indagini. Gli investigatori non sono riusciti a delineare un movente, dopo aver scartate diverse ipotesi come lo scambio di persona, il delitto perfetto e il terrorismo.
La mattina del 9 maggio 1997, alle ore 11:42 circa, Marta Russo fu raggiunta alla testa da un proiettile calibro 22 mentre, insieme all’amica Jolanda Ricci, percorreva un vialetto all’interno della Sapienza di Roma, tra le facoltà di Scienze Statistiche, Scienze Politiche e Giurisprudenza. Il proiettile penetrò la nuca, dietro l’orecchio sinistro, spezzandosi in undici frammenti che causarono danni irreversibili. I testimoni parlarono di un colpo attutito, come sparato da un’arma col silenziatore, identificata in una carabina o una pistola (come verrà detto nel processo). Tra i soccorritori vi fu anche lo zio della studentessa, dipendente della Sapienza.
La ragazza fu trasportata al vicino Policlinico Umberto I, dove arrivò in coma; il 13 maggio, alle ore 22, i medici constatarono la morte cerebrale. I genitori, Donato Russo e Aureliana Iacoboni, e la sorella Tiziana decisero di donarne gli organi, seguendo un desiderio espresso anni prima da Marta dopo aver visto un servizio televisivo sul delitto di Nicholas Green; la notte del 14 maggio venne staccata la spina ai macchinari che la tenevano in vita, e Marta fu dichiarata morta.
Delitto della Sapienza: le indagine e la condanna
A pagare per l’omicidio della giovane studentessa, con la sentenza di Cassazione definitiva del 15 dicembre 2003, saranno Giovanni Scattone (5 anni e 4 mesi per l’accusa di omicidio colposo e l’aggravante della colpa cosciente) e Salvatore Ferraro (4 anni e 2 mesi per favoreggiamento). Si tratta di due assistenti universitari che tenevano all’epoca alcuni corsi di filosofia del diritto. E che la sentenza finale riterrà responsabili del delitto, effettuato sparando dall’aula assistenti dell’Istituto di filosofia del diritto. I due vennero chiamati in causa da Maria Chiara Lipari, dottoranda dell’Ateneo romano, e in seguito da una segretaria amministrativa della Sapienza, Gabriella Alletto.
Ferraro e Scattone, si sono sempre professati innocenti. Nella prima sentenza è stato specificato che Scattone avrebbe esploso un colpo per errore, maneggiando una pistola per motivi ignoti, forse per provare l’arma sparando contro un muro o senza sapere che fosse carica. Ferraro lo avrebbe coperto, tacendo e portando via l’arma.
Scagionato, invece, Francesco Liparota, l’ex usciere della facoltà di Filosofia del diritto, accusato di favoreggiamento personale.
Documentario Rai su Marta Russo
“MARTA – Il delitto della Sapienza”, una coproduzione Rai Documentari e Minerva Pictures, prodotta da Gianluca Curti e Santo Versace, per la regia di Simone Manetti, sarà trasmesso giovedì 21 ottobre alle 21.15 su Rai2 e disponibile su RaiPlay. Un documentario, scritto da Emanuele Cava, Gianluca De Martino e Laura Allievi, con la partecipazione di Silvia D’Amico che dà la voce a Marta e la supervisione di Fabio Mancini. Cosetta Lagani produttore creativo Minerva Picture.
L’Ufficio Stampa Rai specifica i dettagli del documentario:” Un viaggio narrativo che si snoda su due piani di racconto paralleli: quello legato ai fatti di cronaca, che ricostruisce la vicenda giudiziaria e quello privato, intimo di Marta, che prende vita direttamente dai suoi pensieri più profondi, dalle speranze e dai sogni che, tra 1985 e il 1996, ha affidato alle pagine dei suoi diari segreti.
Il documentario utilizza prezioso materiale di repertorio, in parte mai reso pubblico, sia per l’aspetto investigativo che per quello personale e famigliare. L’accesso agli archivi della Corte d’Assise di Roma e della Polizia di Stato ha permesso di attingere materiali, anche inediti, relativi agli atti del processo come intercettazioni ambientali e telefoniche, filmati di interrogatori con testimoni chiave dell’inchiesta, fascicoli fotografici della Polizia Scientifica, e l’inedita telefonata al 113 avvenuta al momento dello sparo.
Il documentario ha potuto contare sui suoi preziosi diari, messi a disposizione dai parenti: 9 quaderni, circa 700 pagine scritte in circa 11 anni”.