Votazioni il 4 aprile. Ma “tagliola” con il verdetto dei saggi sull’ammissibilità delle candidature fissata al 21 marzo. La sfida per la presidenza di Confindustria entra nelle sue fasi caldissime. Il gioco si fa duro. E solo chi può davvero contare su numeri pesanti dalla propria può pensare di arrivare sino in fondo. Numeri che, evidentemente, ha capito di non avere Alberto Marenghi. Il 48enne ad di Cartiera mantovana. nonchè attuale vicepresidente della confederazione, ha annunciato il suo ritiro dall’agone. Secondo indiscrezioni, l’imprenditore mantovano poteva contare su una percentuale di consensi oscillante tra il 2,5 ed il 5.
Presidenza Confindustria: in campo Garrone, Orsini e Gozzi
In campo chi resta, dunque? Edoardo Garrone, presidente del gruppo energetico Erg e del Sole 24 Ore, Emanuele Orsini, ad di Sistem Costruzioni ed attuale vicepresidente di Confindustria con delega a fisco e credito, Antonio Gozzi, presidente di Federacciai e patron di Duferco. Il primo già da qualche settimana ha annunciato di aver superato il fatidico quorum del 20% necessario per ottenere il tagliando dei saggi ed accedere alle elezioni del 4 aprile. Orsini farà analogo annuncio a brevissimo. Più interlocutoria la posizione di Gozzi. Che tuttavia, come pare abbiano potuto toccare con mano anche i tre saggi (Mariella Enoc, Andrea Montrasio, Ilaria Vescovi) durante la loro recente tappa a Napoli per incontrare la base associativa territoriale, starebbe ottenendo proprio tra gli associati meridionali i consensi necessari per giocare la sua partita.
Confindustria, il passo indietro di Marenghi e l’appello alla “compattezza”
Ma torniamo a Marenghi. Il supporto alla sua candidatura proveniva soprattutto da alcune realtà territoriali sparse del Nord. Tra Piemonte e Veneto in primis. Le stesse mattonelle sulle quali balla in particolare Orsini. Entrambi attuali vicepresidenti della confederazione, rappresentano una linea di continuità rispetto al presidente uscente Carlo Bonomi. Non è un azzardo dunque immaginare su chi Marenghi potrebbe dirottare la propria base.
Nell’annunciare la sua rinuncia alla corsa, naturalmente l’ad di Cartiera mantovana non prende una posizione troppo esposta ma lascia intendere alcune cose: “La pluralità delle candidature di questa tornata elettorale non va letta in maniera distorta. Non è una dispersione di risorse ma, al contrario, la conferma della grande ricchezza progettuale e propositiva di cui disponiamo. Adesso siamo però arrivati ad una fase nella quale la ricomposizione e la convergenza diventano la nostra comune priorità“. Marenghi insiste spiegando che continuerà a partecipare al confronto con una “modalità diversa”, sempre nell’ottica di garantire “massima compattezza e condivisione”. Se si tratta di un assist a Orsini, lo si capirà a breve. Calcoli e ragionamenti che tuttavia potrebbero essere spazzati via dalla variabile Gozzi: se alla fine il presidente di Federacciai non dovesse farcela, sarà sua la vera golden share in vista del 4 aprile.