Cosa succede in Sri Lanka: dichiarato lo stato d’emergenza nazionale dopo la fuga del Presidente Gotabaya Rajapaksa alle Maldive. L’intero paese è nel caos, tra proteste e rivolte popolari, causate da una crisi economica senza precedenti.
Cosa succede in Sri Lanka: paese in rivolta, il Presidente fugge alle Maldive
Cosa succede nello Sri Lanka? Dopo mesi di alta tensione e contestazioni popolari, la rabbia del popolo dello Sri Lanka, piegato dal tracollo economico del paese, è esplosa contro la famiglia Rajapaksa, da oltre vent’anni alla guida del paese. Migliaia di manifestanti si sono riversati in strada per contestare il discutibile operato della famiglia, visto come la principale causa della crisi economica e sociale che piaga lo Sri Lanka. Le proteste a Colombo han portato all’assalto e all’occupazione del Palazzo Presidenziale e dei principali edifici istituzionali.
Il Presidente dello Sri Lanka, il 72enne Gotabaya Rajapaksa, si è dato alla fuga rifugiandosi alle Maldive, prima di dare le dimissioni il 13 luglio. Il primo ministro Ranil Wickremesinghe prende il suo posto come presidente ad interim, e ha da poco dichiarato lo stato di emergenza nazionale. “Il presidente è fuori dal paese e in questo modo si può gestire la situazione” spiega il suo portavoce, Dinouk Colombage.
Un paese in crisi: prezzi di cibo, carburante e medicine alle stelle
Questi giorni di caos e proteste arrivano dopo mesi di crisi insostenibile, che ha portato a una tragica carenza di cibo, carburante e medicine nel paese, beni il cui prezzo è ormai alle stelle. I dati sono devastanti. Lo Sri Lanka ha accumulato 57 miliardi di debito estero e l’inflazione è salita al 57% su base annua. La rupia singalese è ormai carta straccia: ne servono 360 per ottenere un dollaro.
Il prezzo del riso ha registrato un aumento del 95% dal 2019. Il popolo singalese è furioso per le scellerate politiche economiche della famiglia Rajapaksa, rea di aver gestito un paese ricco di risorse come una sorta impresa di famiglia da spremere per riempirsi le tasche. Tra le decisioni più contestate vi è quella di rendere lo Sri Lanka una paese “completamente biologico”, vietando l’utilizzo di fertilizzanti chimici e pesticidi. Una scelta improvvisa e mal supportata dalla famiglia Rajapaksa, che ha fallito nel preparare il paese al cambio di rotta. In mancanza di alternative valide per proteggere e stimolare le coltivazioni, gli agricoltori singalesi hanno visto i loro raccolti ridursi dal 40 al 60%.
“Lo Sri Lanka è tutt’altro che un Paese povero.” -spiega a L’Indro Ajit Kumar Singh, Research Fellow presso l’Institute for Conflict Management- “Con un PIL pro capite nel 2019 che ha toccato un massimo di oltre 4225,11 USD, anche se da allora è in calo. Ciò ha reso lo Sri Lanka il Paese più ricco della regione, ad eccezione delle Maldive. In confronto, il PIL pro capite dell’India nel 2019 era di 2100,75 USD; Bangladesh, 1855,69 USD; e Pakistan, 1284,70 USD. La stretta mortale di Rajapaksa sul governo, la corruzione dilagante e una serie di decisioni politiche irrazionali hanno contribuito a una rapida escalation del tracollo economico, con un modello pesante di governo autoritario che ha soffocato tutte le critiche, sia all’interno del governo che dell’opposizione”.