Covid, variante Pirola arriva in Italia con anche i primi contagi al Nord. Gli esperti commentano sulla possibilità di nuovi focolaio e sulla pericolosità del nuovo ceppo del virus che continua la sua mutazione.
Covid, variante Pirola in Italia: i sintomi
Una nuova variante del Covid è arrivata in Italia e già le è stata data un nome: Pirola. Si parla di sintomi che non si discostano da quelli delle altre varianti: tosse, mancanza di fiato e febbre. Quest’ultima variante “preoccupa perché ha una trentina, forse anche più, di mutazioni nella proteina Spike” che il coronavirus utilizza per ‘agganciare’ le cellule bersaglio. “Mutazioni che possono influire sulla contagiosità e quindi Pirola è assolutamente candidata a diventare prevalente“, dice all’Adnkronos Salute Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università Statale di Milano.
Sempre all’Adnkronos Salute, Matteo Bassetti, direttore di malattie infettive all’ospedale Policlinico San Martino di Genova, ha dichiarato che la nuova variante “non è un elemento di preoccupazione, come non lo è stata nessuna altra variante isolata fino a oggi. Anche in Usa dove Pirola è dominante non mi pare ci sia stato un aumento della gravità dei casi, ma una curva che è salita e poi rapidamente scesa. È la storia delle varianti, l’abbiamo imparata: hanno un interesse scientifico, quindi congratulazioni al collega di Brescia, Arnaldo Caruso, ma devono rimanere argomento di puro interesse scientifico e non diventare un tema di discussione al bar o nei talk show. Lasciamole agli scienziati, perché ogni volta che è apparsa una variante nuova c’è chi ha fatto allarmismo, ma oggi basta ‘al lupo al lupo’”.
I contagi
“Abbiamo effettuato quello che risulta essere il primo isolamento di BA.2.86 nel nostro Paese“, ha spiegato a Il Giorno Caruso, ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica all’università di Brescia. L’isolamento di Pirola, ha precisato Caruso, è avvenuto dal campione di “un paziente fragile portato alla nostra attenzione. Il sequenziamento è in corso”. “Assolutamente non c’è alcuna evidenza che si tratti di una variante più patogena o più aggressiva delle precedenti”, ha spiegato lo specialista. Tuttavia, “una volta concluso il sequenziamento completo del virus isolato, attualmente in corso sarà sicuramente da valutare se in questo ceppo particolare ci sono mutazioni che possono far pensare a una resistenza alla vaccinazione”.