Cybersecurity, attacco e furto di dati all’Agenzia delle Entrate: cosa è successo? La famigerata “cyber gang” russa Lockbit ha annunciato di aver sottratto oltre 78 gygabyte di dati all’ente amministrativo italiano. Chiedono un riscatto e minacciano di pubblicarli entro cinque giorni.
Cybersecurity, attacco all’Agenzia delle Entrate: furto da 78 giga di dati
Continuano gli attacchi informatici contro le organizzazioni amministrative italiane. La “gang” ransomware Lockbit, originaria della Russia e dell’Europa orientale, ha annunciato sul Dark Web di aver messo le mani su oltre 78 gigabyte di dati provenienti dall’Agenzia delle Entrate. Si tratta di documenti finanziari, contratti, report e scansioni dell’ente governativo: a breve la gang pubblicherà alcuni screen del materiale a riprova delle affermazioni. In cambio della restituzione documenti rubati, Lockbit pretende il pagamento di un riscatto. Se la richiesta non verrà accettata, gli hacker minacciano di pubblicare tutti i dati entro cinque giorni, ovvero entro le 5.15 del 31 luglio.
Indagini in corso, parla Iezzi di Swascan: “Lockbit conferma il primato”
Al momento sia l’Agenzia delle Entrate che la Polizia Postale stanno indagando sull’intrusione. Gli inquirenti stanno cercando di accertarsi della veridicità dell’attacco hacker e stanno verificando l’eventuale entità dei danni. La conferma dell’attacco informatico arriva anche da Pierguido Iezzi, CEO della piattaforma di cybersicurezza Swascan, che ha segnalato l’intrusione all’Agenzia. “È la conferma del triste primato guadagnato da LockBit.” –ha spiegato Iezzi al Sole 24 Ore– “È divenuta nell’ultimo trimestre di gran lunga la cybergang più attiva a livello mondiale nelle attività di ransomware, con oltre 200 attacchi messi a segno tra aprile e giugno. Il ransomware continua a essere la principale arma dei Criminal Hacker e, di conseguenza, il principale pericolo per aziende pubbliche e private“. Secondo Iezzi potrebbe trattarsi non solo di una questione economica, ma anche di una sorta di guerra ibrida: “Rivelare informazioni sensibili, normalmente appannaggio solo dello Stato, può essere una potente leva per creare dissenso e tensione sociale in una nazione “avversaria””.