Perché questo articolo ti dovrebbe interessare? Il Festival di Sanremo è l’evento musicale e legato al mondo dello spettacolo più importante d’Italia. Una cartina tornasole della sensibilità del Paese sull’attualità. Da Ghali con un medley sull’italianità a BigMama con un appello alla comunità LGBT+ e alle donne, da D’Amico e i conflitti nel Mediterraneo agli speech degli ospiti.
Ogni anno il Festival di Sanremo, oltre a dare spazio alla musica e allo spettacolo, diventa teatro di una serie di prese di posizioni politiche sui temi caldi della contemporaneità. Nonostante l’intenzione di smorzare i toni emersa dopo l’edizione 2023, Sanremo 2024 non è stato privo di prese di posizione. Il regolamento per la partecipazione al Festival contiene la possibilità che i brani facciano riferimento in modo esplicito a questioni accese.
Stabilisce infatti “che il testo letterario e la composizione musicale, il materiale audiovisivo, le foto nonché tutti gli elementi utilizzati nelle esibizioni dell’Artista non sono oggetto di alcuna controversia, vincolo o interesse di terzi che possano impedire o limitare in qualunque modo l’utilizzazione degli stessi da parte di Rai”. Nonostante ciò alcuni artisti in gara hanno inserito dei ganci con la contemporaneità nei testi, nelle performance o nei loro discorsi sul palco.
Politica e rivendicazioni a Sanremo
Apertamente a favore del popolo palestinese è stato Ghali. In Casa mia, brano sul senso di appartenenza e sui conflitti arbitrari, canta “come fate a dire che qui è tutto normale / per tracciare un confine / con linee immaginarie bombardate un ospedale”. Indossa poi la kefiah – il copricapo tradizionale palestinese – durante il servizio fotografico e porta sul palco l’esperienza degli italiani e delle italiane di nuova generazione con un medley sull’italianità cantato in parte in arabo insieme all’artista tunisino Ratchopper.
Anche Dargen D’Amico, che canta Onda Alta, prende parola a favore di un “cessate il fuoco”. Con una serie di discorsi al termine delle sue esibizioni, ricorda che “in questo momento dall’altra parte del Mediterraneo ci sono bambini buttati sul pavimento, perché negli ospedali non ci sono più barelle, bambini mutilati, operati a luce dei cellulari senza anestesia”. E aggiunge: “Se abbiamo il coraggio di voltarci dall’altra parte usiamo quel coraggio per imporre un cessate il fuoco. Cessate il fuoco, per favore. Cessate il fuoco”. La sua presa di posizione è risultata un po’ confusa dopo un intervento durante la seconda serata in cui sconfessa l’intenzione politica delle sue parole, definendole solo “un messaggio d’amore”.
Con BigMama la comunità queer sbarca a Sanremo
BigMama, invece, sale sul palco con una canzone che parla di corpi non conformi e queerness, i temi che affronta nel suo attivismo. Anche i suoi abiti prendono posizione: con i simboli della lotta transfemminista e il motto “Queer revolution” addosso, vestita in modo regale o sensuale, manifesta la possibilità di decidere per il proprio corpo, al di là degli stereotipi di genere e di matrice grassofobica.
Lei dedica una delle sue performance “a tutta la comunità queer. Amatevi liberamente, potete farlo”. Aumentano così le ricerche online del termine “queer” che almeno per una sera buca la bolla delle sottoculture e approda in diretta nazionale. L’esibizione sulle note di Lady Marmalade con Gaia, La Niña e Sissi viene invece rivolta a “tutte le donne. Non abbiate paura, fate sentire la vostra voce”.
Lo sguardo Mengoni-Mahmood
L’attenzione mediatica data alla rapper campana – apertamente queer e impegnata nel campo dei diritti – è stata però oscurata dallo sguardo tra Mahmood e Mengoni. Durante la presentazione di Tuta gold, viene catturato uno sguardo tra i due cantanti da cui si sono generate fanfiction e speculazioni sulla loro relazione e la loro sessualità. Segno che due uomini associati alla comunità LGBTQ+ ma che non si sono mai espressi sul loro orientamento sessuale fanno ancora più rumore di una donna che “parla senza cravatta”.