L’amata fiction Rai Doc – Nelle tue mani è ispirata alla storia del medico Pierdante Piccioni, che ha perso 12 anni della sua memoria in un incidente. È mai riuscito a recuperarla? Come è cambiata la sua vita?
L’ispirazione di Doc – Nelle tue mani: Pierdante Piccioni ha recuperato la memoria?
Doc – Nelle tue mani racconta la storia del rinomato medico Andrea Fanti, interpretato da Luca Argentero, che, colpito da una grave amnesia, deve ricominciare da capo ed imparare ad essere più empatico con i suoi pazienti e i suoi affetti. La fiction Rai, ormai alla sua seconda stagione, è ispirata a una vicenda realmente accaduta: l’amnesia del medico Pierdante Piccioni, che ha dimenticato ben 12 anni della propria vita in seguito a un grave incidente.
Un evento che ha completamente cambiato la sua vita, dato che non è mai riuscito a recuperare del tutto la memoria. Piccioni, di punto in bianco, si è ritrovato davanti una moglie invecchiata e dei figli ormai adulti. Ha dovuto accettare il passaggio del tempo e ha ricevuto rivelazioni dolorosissime: “Ho chiesto come mai mia madre non fosse ancora venuta a trovarmi in ospedale. Mi è stato mostrato il santino di mia mamma morta, tre anni prima. È stato un colpo che mi ha ammutolito“.
È riuscito a riprendere in mano la propria vita solo grazie al supporto dei suoi familiari e dei suoi amici, che lo hanno aiutato a recuperare qualche ricordo, attraverso i loro racconti. Un percorso complicato, come racconta nel dietro le quinte di Doc: “Sentire la mia vita raccontata dagli altri è stato molto strano. Mi hanno detto che una delle mie frasi era “Non mi fido di me, figurati se mi fido degli altri”. Senza memoria, praticamente impossibile. Ascoltavo perché mi toccava subire il racconto degli altri, senza però mai riuscire a fidarmi fino in fondo, neanche dei miei familiari“.
Una vita cambiata: “È stata una seconda opportunità”
Pierdante Piccioni si è rimboccato le maniche ed è tornato a studiare. Oggi è tornato a fare il medico, combattendo il Covid in prima linea durante la pandemia. “Quello che mi è successo è stato una seconda opportunità.” -racconta ancora alle telecamere Rai- “Mi ha permesso di vedere il mondo medico da una parte che non conoscevo abbastanza bene, dalla parte dei pazienti. Le persone mi dicono che sono cambiato in meglio, sono più empatico, ascolto di più. Ogni tanto questa cosa mi stupisce, ma credo sia stato un bene”.
Spera che gli spettatori della fiction colgano un messaggio importante dalla sua storia: “Provare ad immedesimarsi nella persona che ti sta davanti, qualunque essa sia. Soprattutto se questa persona ha un handicap, una disabilità. Mettersi nei panni degli altri e fare il primo passo significa veramente cominciare a risolvere i problemi e a capire”.