Cos’è il Donbass? Dove si trova e perché Vladimir Putin lo vuole? Il territorio conteso nel conflitto Ucraina-Russia è al centro di tensioni dal 2014, anno delle rivolte dei separatisti filorussi e della creazione delle Repubbliche di Donetsk e Luhansk. Il 21 Febbraio 2022 il Presidente russo Vladimir Putin ne ha riconosciuto l’indipendenza, dando inizio agli eventi che hanno portato all’invasione dell’Ucraina.
Cos’è il Donbass e dove si trova
Che cos’è il Donbass? Si tratta di una regione dell’Ucraina Orientale, che coincide con il bacino del Donec, fiume affluente del Don che attraversa quella zona. È suddiviso in tre “oblast”, quelli di Donetsk e Luhansk, al confine con la Russia, e quello di Dnipropetrovsk, più a ovest. Si tratta di un territorio ad alto tasso russofono, la cui più importante risorsa sono l’industria pesante e i suoi ricchi giacimenti di carbone. Il Donbass ha oltre cinque milioni di abitanti, 770mila dei quali hanno il passaporto russo. Il costante peggioramento delle condizioni di vita della popolazione dopo il disfacimento dell’URSS ha portato, negli anni, a rendere il Donbass terreno fertile per sentimenti di sfiducia verso il Governo ucraino e per pulsioni separatiste.
Cos’è la crisi del Donbass: dalla guerra del 2014 al conflitto Russia-Ucraina del 2022
Tutto ha inizio in Ucraina, con le rivolte filoeuropee di Maidan alla fine del 2013, che portarono alla cacciata del Presidente ucraino filorusso Viktor Yanukovich. Nel 2014 la Russia reagì, invadendo e annettendo la penisola di Crimea, con il pretesto di difendere la popolazione russofona della zona. Sull’onda di questi disordini, nel 2014 ebbe inizio anche la crisi del Donbass. Gruppi di separatisti, sobillati, armati e finanziati dalla Russia, si mobilitarono e in poco tempo presero possesso degli oblast di Donetsk e Luhansk. I rivoltosi dichiararono l’indipendenza dall’Ucraina e proclamarono quindi la nascita di due nazioni indipendenti: la Repubblica popolare di Donetsk e la Repubblica popolare di Luhansk. Il conflitto armato con l’Ucraina, nonostante i diversi accordi di pace, non si è mai fermato dal 2014 ad oggi, pur riducendosi di intensità.
Il riconoscimento dell’indipendenza del Donbass
La situazione cambia nel 2022, con l’inizio della crisi al confine tra Russia e Ucraina. All’inizio di Febbraio, 130mila soldati russi e 1.200 carri armati, aerei da combattimento e batterie di missili a lungo raggio vengono schierati sul confine orientale dell’Ucraina, con la scusa di esercitazioni militari. Questo da inizio a settimane di tensioni con l’Europa e gli Stati Uniti e una nuova esplosione del conflitto nel Donbass.
Il Presidente russo Vladimir Putin ha poi fatto precipitare ulteriormente la crisi. Dopo un discorso alla nazione in cui descrive l’Ucraina come “serva dei padroni occidentali”, patria a sua detta di “terroristi sostenuti dalla comunità internazionale”, Putin ha firmato in diretta un documento che riconosce l’indipendenza delle Repubbliche di Donetsk e Luhansk. Nel decreto russo anche l’ordine di inviare truppe nella regione del Donbass “per garantire l’attuazione delle funzioni a sostegno della pace sul territorio prima della conclusione dell’accordo di amicizia, cooperazione e mutuo soccorso”.
“L’Ucraina non è un Paese confinante, è parte integrante della nostra storia e cultura“ -ha dichiarato il leader russo- “L’Ucraina è stata creata da Lenin, è stato il suo architetto. Lenin aveva un interesse particolare anche per il Donbass. L’Ucraina non ha mai avuto una tradizione coerente dell’essere una vera nazione: ha sempre seguito modelli provenienti dall’estero che non trovavano riscontro nelle loro radici, nella loro storia. Non hanno fatto altro che assecondare i voleri dell’Occidente“.
L’inizio della guerra tra Russia e Ucraina nell 2022
Il discorso di Vladimir Putin è di fatto l’inizio dell’escalation. Le parole del leader del Cremlino si son dimostrate essere il primo passo dell’invasione su vasta scala dell’Ucraina, quella che lui stesso si limita a definire “operazione militare speciale”. Dopo una serie di attacchi aerei a diversi obiettivi strategici in tutta l’Ucraina, decine di migliaia di soldati russi entrano nel paese da nord, est e sud. Il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky risponde promulgando la legge marziale e annunciando la mobilitazione generale, dando inizio alla strenua resistenza del paese contro gli invasori.
Perché Putin vuole il Donbass?
Secondo la narrazione propagandistica russa, l’interesse del Cremlino per il Donbass sarebbe semplicemente “umanitario”. L’invasione dell’Ucraina, oltre che un’operazione di “liberazione e denazificazione” dell’intero paese, non sarebbe altro che un intervento militare in difesa della minoranza russofona del Donbass. Ma qual è la verità? Per quale motivo Vladimir Putin vuole quella regione? Secondo diverse fonti, si parlerebbe di motivazioni politiche ed economiche.
Da un lato secondo diversi esperti di geopolitica, quello di Putin è un tentativo di riportare la Russia ai fasti di un tempo, rendendola nuovamente una grande potenza internazionale. “Putin vuole disfare gli accordi post guerra fredda che hanno umiliato la Russia” –spiega il Wall Street Journal– “Le ambizioni del presidente russo vanno ben oltre. Vuole rinegoziare la fine della Guerra Fredda e ridisegnare la mappa della sicurezza dell’Europa. La visione del futuro di Putin cerca in molti modi di ricreare il passato“.
L’economista Giulia Sabella: “Putin vuole lo scudo ucraino”
D’altra parte, l’annessione del Donbass e dell’Ucraina porterebbe inaspettati benefici economici alla Russia. Secondo l’economista Giulia Sabella, Vladimir Putin ha messo gli occhi sul cosiddetto scudo ucraino. Si tratta di una grande regione compresa tra i fiumi Nistro e Bug che si estende fino al Mar d’Azov, nel sud del Donbass.
“L’obiettivo del capo del Cremlino è fare della Russia il più importante fornitore di materie prime della fabbrica del mondo, la Cina.” -spiega Sabella nel suo libro La guerra delle materie prime e lo scudo ucraino– “È tra le aree più ricche del mondo in termini di potenziale di risorse minerarie. A cominciare dall’oro bianco“.
Con oro bianco si intende il litio, materiale fondamentale per la costruzione di batterie. Secondo l’economista, Putin in questo modo impedirebbe all’Europa di accedere a risorse fondamentali per alimentare la transizione energetica e di diventare autosufficiente in diverse catene produttive strategiche.