Le elezioni in Libia, che si terranno in due turni: il 24 dicembre e il 24 gennaio, sono caratterizzate dalla situazione tipica di un Paese che non è ancora uscito dal trauma post bellico, dopo la ormai decennale caduta di Mu’ammar Gheddafi, che non ha trovato ancora una sua collocazione internazionale, e che, per di più, sembra pericolosamente esposto a influenze straniere che poco hanno a che fare con l’idea di democrazia.
Elezioni in Libia: 98 candidati tra cui due donne
A titolo esemplificativo: non è ancora chiaro esattamente quali istituzioni debbano essere elette, in quale ordine, e, infine quali e quanti possano essere i competitor per una tornata elettorale che molti, date le condizioni di generale incertezza, vorrebbero rimandare. Basti considerare che ad oggi, secondo la commissione elettorale libica, sono 98 i candidati che hanno fatto richiesta di partecipare alle elezioni. Tra i quali almeno due donne (che non sarebbe male, anche solo per dare l’idea di una nuova ripartenza in quella terra martoriata), nonché il più discusso tra i leader libici in questa fase storica: Khalifa Haftar, “signore della guerra”, leader della Lybian National Army (Lna), e autore di diverse azioni belliche a danno dei suoi concittadini negli ultimi anni, per esempio l’attacco a Tripoli del 2019.
Libia, Haftar candidato ma a rischio indagine per crimini di guerra
Per avvalorare la sua candidatura Haftar si è recentemente dimesso dal comando della Lna. Ma rimangono molte ombre sull’ex generale di Gheddafi poi emigrato negli Usa, e infine rientrato in Libia. Innanzitutto l’accusa di crimini di guerra. Haftar, che, essendo finito in ombra durante i decenni a guida di Gheddafi, aveva acquisito la cittadinanza americana, è finito sotto accusa proprio da parte di un tribunale Usa: il 1° ottobre 2021 sono stati aggiunti due emendamenti al disegno di legge sul finanziamento del bilancio della difesa 2022, che riguardano direttamente la Libia. Il primo chiede al Dipartimento di Stato di indagare su crimini di guerra e torture commessi da cittadini americani in Libia: in breve, un tribunale in Virginia (Stato in cui risultava residente l’ex generale) indagherà sui presunti crimini di Haftar.
Le gravi accuse nei confronti di Haftar
Il secondo emendamento invita il presidente Joe Biden a riesaminare le accuse di violazione dell’embargo sulle armi contro la Libia. Si tratta di accuse che, in un contesto come quello libico, rendono il generale sempre meno adatto a un’eventuale presidenza. In particolare: Haftar è accusato dell’uccisione di civili nel 2019 nella zona di Asbea, a sud della capitale libica, Tripoli, ad opera dei mercenari del gruppo russo Wagner, alleati all’Lna. È accusato del bombardamento contro un centro di detenzione per migranti a Tajoura, a est di Tripoli, che ha provocato l’uccisione di 63 persone. È accusato del raid contro il Collegio militare di Tripoli in cui sono stati uccisi 26 cadetti. E infine di un attacco alla città di Zawiya, a ovest di Tripoli, che ha causato altre vittime civili.
Haftar e l’alleanza con Mosca: un errore strategico
Da notare il fatto che, nella “spartizione” della Libia nel vuoto di potere conseguente al turbolento periodo post-Gheddafi, tra Turchia e Russia Haftar si è posto in maniera decisiva dalla parte di Mosca. Si tratta di errori strategici quantomai gravi, specie in un momento storico in cui è sempre meno ammissibile un’alleanza con potenze che combattono contro il mondo libero e democratico. Non è escluso che sia proprio questo legame con la Russia ad aver distrutto i rapporti tra Haftar e i lobbisti Usa: il contratto di lobbying firmato a fine agosto 2021 tra Haftar e lo studio di Lanny J. Davis, ex consigliere di Bill Clinton, e quello dell’ex deputato repubblicano Bob Livingston è durato poco. È stato sospeso il 30 settembre. Proprio perché queste due figure della lobby di Washington erano sottoposte a forti pressioni per rinunciare al contratto. L’accordo, del valore di circa 1 milione di euro, era stato istituito per organizzare la visita negli Stati Uniti, di Haftar, ufficialmente prevista per il 24 settembre.
Elezioni in Libia, Haftar inadatto ad essere un buon leader
Elezioni in Libia: in conclusione Haftar, in un contesto internazionale difficile, sembra aver puntato sugli alleati sbagliati: Egitto, Russia, Emirati Arabi Uniti, proprio nel momento in cui la situazione internazionale richiede equilibrio e fedeltà agli ideali di democrazia, di trasparenza, e di attenzione ai diritti umani, che il candidato leader non sembra in grado di assicurare. Nel caos dei nomi possibili non si sa ancora determinare con certezza chi possa essere un buon leader per la Libia di domani. Ma ci sono alcune certezze su chi non potrà mai esserlo. Khalifa Haftar -con i suoi amici e sodali russi- non è adatto a guidare la Libia.