Genova, rigassificatore: in 16mila hanno deciso di protestare contro la decisione del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. Anche Fabio Fazio, originario di Savona, ha commentato la scelta in modo polemico.
Genova, rigassificatore: catena umana di 16mila persone per protesta
Tanti genovesi, associazioni, consiglieri regionali passando per semplici cittadini hanno protestato contro l’arrivo della nave rigassificatrice Golar Tundra al largo di Vado Ligure nel secondo semestre del 2026. Erano in circa 16mila e hanno dato vita a una catena umana davanti al mare sulle spiagge.
Tra i consiglieri regionali presenti alla protesta, Ferruccio Sansa e Selena Candia (Lista Sansa) che specificano in una nota: “Siamo coscienti della necessità di approvvigionamento energetico per il nostro Paese ma la soluzione, scritta anche nelle linee guida del Pnrr, sono le energie rinnovabili, non una vecchia nave carica di gas che stazioni a 3 km dalla costa per 17 anni (dal 2026 al 2043), con un potenziale rischio d’incidente paragonabile per potenza a quello di una bomba atomica”. “La marea umana che ha invaso un intero litorale, da Albisola a Spotorno, per esprimere in modo democratico il proprio dissenso è un segnale enorme che dovrebbe svegliare chi governa, per chiedersi se il progetto del rigassificatore che si sta imponendo al territorio savonese ha ancora un senso” ha dichiarato il consigliere regionale del Partito Democratico Roberto Arboscello, presente anch’egli alla mobilitazione.
L’attacco anche di Fabio Fazio
Contro il rigassificatore si è schierato anche il conduttore Fabio Fazio: “Facciamo un gioco: area marina protetta, spiagge Bandiera blu, turismo e croceristi, Baia della ceramica e rigassificatore. Qual è l’intruso? Premetto che nessuno desidera un impianto di rigassificazione vicino alla propria città, ma tutti, in contemporanea, vogliono avere garantita l’erogazione del gas in casa. La questione, quindi, non è di facile soluzione. Tuttavia, la scelta appare incomprensibile — conclude Fazio — Ci sono voluti decenni di transizione, perché Savona e il suo litorale passassero dall’essere concepite e vissute come città industriali a territorio turistico. Ora che il percorso è quasi completato, si torna indietro con una manovra che, almeno ai miei occhi, è difficile da comprendere“.
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