BAIA -startup innovativa che offre alle aziende strumenti di market e geointelligence basati su intelligenza artificiale, data science e network analisi- rende oggi disponibile Geoeconomic Proximity Index (GPI): l’indice che valuta in modo oggettivo la vicinanza (proximity) geoeconomica fra tutti i Paesi del Mondo.
Dopo la recente release di Event Propagation Simulator (EPG), uno strumento fondamentale per economisti, esperti di “rischio paese”, analisti, imprenditori che integra network analisys, epidemiologia e statistica per modellizzare i fenomeni di propagazione di eventi critici, BAIA -prima azienda italiana che fornisce servizi di intelligence economica pensati per le PMI, e unica realtà dedicata ad applicare l’intelligenza artificiale alla corporate intelligence e all’analisi geopolitica- amplia ulteriormente la propria piattaforma di geointelligence con GPI.
Come funziona il Geoeconomic Proximity Index
Utilizzando il Geoeconomic Proximity Index si potrà così scoprire, ad esempio, se il Regno Unito è più vicino economicamente agli Stati Uniti o alla Francia, ma anche comprendere qual è il Paese che ha relazioni economiche migliori con l’Australia o quello che è più prossimo all’Italia.
“Il GPI -spiega Aldo Pigoli, Amministratore delegato di BAIA- è un algoritmo innovativo che fornisce un indice oggettivo sulla vicinanza tra le Nazioni. La prossimità che misura è il legame di natura economica, commerciale e finanziaria tra gli Stati. Questo indice permette così di paragonare la situazione tra diverse coppie di Nazioni, o l’evoluzione dei rapporti tra tutti i Paesi nel corso degli anni”.
Per la realizzazione del programma, il cui software è stato depositato presso la SIAE, gli analisti di BAIA hanno utilizzato database ufficiali di organizzazioni internazionali (come l’International Monetary Fund e la United Nations Conference on Development and Trade) relativi agli investimenti diretti esteri, all’interscambio commerciale, ai trattati commerciali quali aree di libero scambio, unioni doganali e monetarie, collegamenti marittimi e altre informazioni di natura economico-commerciale. I dati sono stati “puliti” e filtrati, ed è stato poi applicato un algoritmo proprietario che ha trasformato i diversi valori in un network e in una serie di matrici, che sono state sommate tra loro con un coefficiente diverso a seconda del peso attribuito dagli analisti ad ogni singolo fattore, sulla base della letteratura scientifica sui temi trattati.
Il GPI esprime un valore che varia da 0 ad 1, dove lo 0 indica l’assenza completa di relazioni geoeconomiche e una distanza massima tra due Paesi, mentre l’1 la perfetta prossimità. L’indice considera tutte le coppie possibili di Stati esistenti al mondo, e contiene quindi oltre 40.000 valori, che vengono aggiornati ogni anno.
GPI, uno strumento utile per dare indicazioni utili al business
“Si tratta di uno strumento utile -spiega ancora Aldo Pigoli- non solo per visualizzare le dinamiche attraverso le quali si svolgono le relazioni geoeconomiche nel mondo, ma anche per ottenere indicazioni utili al business di quelle aziende che esportano e desiderano comprendere i mercati esteri per internazionalizzarsi”.
Ad esempio, si ricava che i paesi più prossimi all’Italia per il Geoeconomic Proximity Index sono Paesi Bassi, Francia e Germania; quelli più prossimi agli USA risultano invece essere Canada, Paesi Bassi e Regno Unito, mentre la Cina è più strettamente collegata a Hong Kong, Corea del Sud e Giappone.
“L’analisi del GPI -conclude Pigoli- consente di verificare dati già noti, ma anche di fare emergere riflessioni interessanti, come la vicinanza dei Paesi Bassi a molte nazioni: ruolo generato dalla preminenza commerciale dei porti olandesi ma anche della localizzazione fiscale di molte aziende multinazionali. Interessante poi anche la lista delle prossimità relativa alla Repubblica Popolare Cinese: una classifica che evidenzia l’interesse del principale esportatore al mondo non solo per l’Oriente, ma anche per l’America latina, storico ‘cortile di casa’ degli Stati Uniti.”