Giornata della Memoria, le frasi per non dimenticare: tanti sono gli autori che hanno vissuto sulla propria pelle le sofferenza dell’Olocausto e hanno lasciato i propri pensieri come memoria storia, un testamento di parole che tutti dobbiamo custodire.
Giornata della Memoria, le frasi per non dimenticare
Tante sono le frasi che descrivono e raccontano la Giornata della Memoria. In molti hanno contribuito a tramandare e raccontare le sofferenze patite da milioni di persone, donne, uomini e bambini. Ogni parola è specchio di sentimenti di rabbia, sofferenza, paura, morte ma anche amore.
Da Anna Frank a Primo Levi: alcune frasi
“È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo” (Anna Frank)
“Perché la memoria del male non riesce a cambiare l’umanità? A che serve la memoria?” (Primo Levi)
“Se Dio esiste, dovrà chiedermi scusa” (scritta su un muro di Auschwitz)
“La domanda: Ditemi dove era Dio, ad Auschwitz. La risposta: E l’uomo dov’era?” (William Clarke Styron)
“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario. Perché ciò che è accaduto può ritornare. Le coscienze possono nuovamente essere sedotte e oscurate: anche le nostre” (Primo Levi, Se questo è un uomo)
“Noi siamo la nostra memoria/noi siamo questo museo chimerico di forme incostanti,/questo mucchio di specchi rotti” (Jorge Luis Borges)
“Noi siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo. Senza memoria non esistiamo e senza responsabilità forse non meritiamo di esistere” (José Saramago)
“L’Olocausto è una pagina del libro dell’Umanità da cui non dovremmo mai togliere il segnalibro della memoria” (Primo Levi)
“Era ancora troppo giovane per sapere che la memoria del cuore elimina i brutti ricordi e magnifica quelli belli, e che grazie a tale artificio riusciamo a tollerare il passato” (Gabriel Garcia Marquez)
“Ad Auschwitz/pile di occhiali/montagne di scarpe/sulla via del ritorno/ognuno fissava fuori dal finestrino in direzione diversa” (Ko Un, di ritorno da una visita al campo di Auschwitz)
“Chi ascolta un superstite dell’Olocausto diventa a sua volta un testimone” (Elie Wiesel)
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