La Russia dichiara l’Italia un “paese ostile“: cosa vuol dire? Quali conseguenze può avere per il paese? Il decreto firmato da Vladimir Putin è una risposta alle sanzioni subite da Mosca per l’invasione all’Ucraina.
Italia “paese ostile” alla Russia: cosa vuol dire?
Il governo russo ha pubblicato una lista di paesi e territori considerati ostili alla Russia. Tra questi, oltre agli Stati Uniti e la Gran Bretagna, anche tutte le nazioni dell’Unione Europea, Italia compresa. Cosa vuol dire essere considerati un “paese ostile”? Secondo il portavoce di Putin Dmitry Peskov, la Russia avrebbe considerato ostili tutti i paesi che avrebbero introdotto o approvato sanzioni contro il Cremlino: “A giudicare dalle misure che molti paesi stanno adottando contro di noi, ora sono tutti, de facto, ostili”. Non si tratta di una novità per la Federazione Russa. La definizione di “paese ostile” era stata utilizzata già in passato in risposta a crisi internazionali e ad accuse da parte di altri paesi. L’Unione Europea, intanto, sembra già pronta a rispondere con un nuovo pacchetto di sanzioni economiche.
Le possibili conseguenze: cosa succede ora?
Che cosa rischia l’Italia dopo questa presa di posizione della Russia? Secondo il decreto, reso pubblico dall’agenzia di stampa russa Tass, le prime conseguenze saranno economiche: “I cittadini e le aziende russe, lo stato stesso, le sue regioni e i comuni che hanno obbligazioni in valuta estera nei confronti di creditori stranieri dall’elenco dei paesi ostili potranno pagarli in rubli“. Un default di fatto da parte delle imprese russe. Dall’inizio della guerra, infatti, il rublo si è svalutato enormemente. Il valore della moneta russa è calato del 45% sull’euro e di oltre il 50% sul dollaro, e in futuro sicuramente scenderà ancora. È quasi impossibile, quindi, che i creditori “ostili” accettino un pagamento in una valuta che è quasi carta straccia.
Molti temono ulteriori pesanti ritorsioni da parte delle autorità del Cremlino. Tra i rischi c’è quello del ritiro dei passaporti e il fermo degli stranieri, come anche multe pesanti e l’arresto per i giornalisti, con l’accusa di diffondere notizie false. La Russia potrebbe inoltre provare a rifarsi sanzionando e nazionalizzando le aziende italiane sul proprio territorio, che hanno già cominciato a lasciare il paese.
La decisione di Putin potrebbe influenzare anche il mercato del grano e del mais, i cui prezzi erano già in aumento dopo lo scoppio del conflitto. Sul mercato mondiale, infatti, Russia e Ucraina insieme rappresentano il 29% dell’export di grano e il 19% di quello di mais. L’Italia importa il 64% del proprio fabbisogno di grano e il 53% di quello di mais, per la produzione di panificati e prodotti dolciari e per alimentare il bestiame degli allevatori. Ulteriori aumenti di prezzo potrebbero avere conseguenze serie su entrambi i settori. Inoltre, il vice primo ministro russo Aleksandr Novak ha già annunciato la possibilità di ridurre la fornitura di gas all’Europa. In quel caso l’Italia si ritroverebbe tra le mani una grave crisi energetica: il 43,3% del fabbisogno di gas del paese proviene proprio dalla Russia.