L’amica geniale è ispirato a una storia vera? Chi sono davvero Lila e Lenù? La storia dell’amata fiction Rai, tratta dall’omonima saga di romanzi di Elena Ferrante, potrebbe avere delle basi nella realtà.
L’amica geniale è già un cult internazionale: il successo in America e in Europa
Con l’inizio della terza stagione questo Febbraio, si torna a parlare de L’amica geniale. L’amatissima fiction Rai, ispirata alla serie di romanzi best seller di Elena Ferrante, ha raggiunto un successo clamoroso negli ultimi anni, sia nel mercato italiano che in quello internazionale. La serie è stata infatti distribuita negli Stati Uniti da HBO, dove ha fin da subito conquistato il pubblico americano. Le prime due stagioni de L’amica geniale hanno trovato fortuna anche in gran parte dell’Europa. Sono state trasmesse in 56 paesi, tra cui Spagna, Svizzera, Gran Bretagna e Turchia. Con un pubblico così ampio e devoto, si è creata anche tanta curiosità attorno alla storia dell’amicizia di Lila (Gaia Girace) e Lenù (Margherita Mazzucco). A cosa sono ispirati i racconti di Elena Ferrante?
L’amica geniale è ispirata ad una storia vera? Chi sono Lila e Lenù?
Sono molti a sostenere che la misteriosa autrice Elena Ferrante abbia tratto ispirazione da una storia vera per scrivere i quattro libri della saga L’amica geniale. Uno dei dettagli che secondo molti prova questa teoria è l’anno di nascita dell’autrice. La scrittrice ha infatti la stessa età di una delle protagoniste, l’intellettuale Lenù, anche lei nata tra il 1943 e il 1944. Volendo considerare veritiera questa teoria, quindi, anche Lila potrebbe essere stata scritta ispirandosi ad una persona reale, forse ad una vera amica d’infanzia dell’autrice. Molti appassionati hanno provato a usare queste informazioni per dedurre l’identità segreta della scrittrice, che tutt’oggi si rifiuta di svelare. Da parte sua, Elena Ferrante ha smentito queste voci: “I quattro volumi dell’Amica Geniale sono la mia storia, certo, ma solo nel senso che sono stata io ad assegnarle la forma del romanzo e a usare le mie esperienze di vita per nutrire di verità l’invenzione letteraria. Se avessi voluto raccontare i fatti miei, avrei stabilito un altro tipo di patto col lettore, gli avrei segnalato che si trattava di un’autobiografia“.